Alda Merini aveva un rapporto speciale con il caffè: lo prendeva con due bustine di zucchero, se lo faceva portare su dagli amici oppure scendeva in strada e se ne andava a piedi lungo il suo Naviglio verso il bar Charlie, o il bar libreria Chimera, o il Gran Café "La Madunina" dove tutti la conoscevano e la chiamavano per nome: chi le offriva una sigaretta, chi una fetta di torta, tutti si fermavano volentieri a parlare con lei, e a prender nota di qualche verso che le sorgeva spontaneo sulla scia dei discorsi degli altri. Molte delle sue opere sono nate proprio tra quei tavolini, scritte sul retro di volantini di negozi in liquidazione o sui tovaglioli di carta tra macchie di caffè e di rossetto, e furono preziosa merce di scambio quando non aveva di che pagare il conto
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