Procede la raccolta di adesioni di risparmiatori danneggiati dallo scandalo di Banca Popolare di Vicenza, l’ennesimo caso di “risparmio tradito” in cui a pagare per la gestione scorretta e truffaldina dei capitali sono soprattutto i piccoli azionisti.
Ieri, giovedì 22 ottobre, in un incontro pubblico a Udine, l’AD della Banca Popolare di Vicenza ha affermato testualmente che «Il costo del titolo è di 48 euro per azione ma l’aumento di capitale sarà fatto a valori significativamente più bassi». Questo conferma purtroppo che la svalutazione da 62,5 a 48 euro delle azioni, è un taglio pesante, che è però solo l’inizio di ulteriori perdite assai più ingenti.
«Il percorso di risanamento fissato dal nuovo AD – spiega l’avvocato Antonio Pinto, componente del direttivo di Confconsumatori – prevede l’aumento di capitale da 1,5 miliardi da effettuarsi entro aprile del 2016. La nuova richiesta di capitali, dopo gli aumenti da 1,2 miliardi degli anni passati bruciati del tutto dalle perdite miliardarie, è l’asse portante per restituire solidità patrimoniale ed è, di fatto, già blindato, grazie a un accordo di garanzia con UniCredit. Sempre entro aprile 2016 è prevista la trasformazione in Spa propedeutica allo sbarco in Borsa, entro il 2016. Il problema è che proprio in questi passaggi si formalizzerà e concretizzerà una ulteriore e forte perdita sul valore delle azioni della Banca».
A seguito di numerosi esposti giunti in Procura da parte di tanti soci, alcuni assistiti da Confconsumatori, la Procura ha confermato ufficialmente di aver aperto un’inchiesta nei confronti dei precedenti vertici della Banca: l’indagine è stata affidata al Giudice Luigi Salvadori. Due le accuse principali: da un lato l’aggiotaggio perché, pur non essendo una società quotata, la banca vicentina ha dato una falsa rappresentazione del bilancio; dall’altro lato l’ostacolo alla vigilanza perché non sono stati forniti i documenti reali alle due istituzioni addette ai controlli, Consob e Banca d’Italia. Gli indagati «esponevano fatti non rispondenti al vero sulla situazione patrimoniale». «Le indagini – spiega Pinto – per ora si sono concentrate sui crediti deteriorati non inseriti nella voce delle sofferenze e sui presunti finanziamenti concessi per l’acquisto di azioni: due condizioni che avrebbero camuffato, secondo gli inquirenti, il reale stato patrimoniale della banca».
Confconsumatori è impegnata in prima linea nella battaglia e raccoglie adesioni da parte dei risparmiatori coinvolti nella vicenda. Gli interessati possono rivolgersi direttamente alle sedi territoriali dell’associazione o compilare il modulo online gratuito disponibile sul sito nazionale.