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Via Cagliari 33: sgomberato lo stabile. Gli ex occupanti pronti a dormire sotto il Municipio

Non Era in corso dalle 7 di questa mattina lo sgombero dello stabile di Via Cagliari di proprietà di Unicredit occupato da alcune famiglie che dopo aver perso il lavoro sono state sfrattate.

Sul posto le forze dell’ordine e i vigili del fuoco: le famiglie, tra cui numerosi bambini e un anziano di 82 anni non intendono uscire nonostante sia già iniziato l’intervento per murare le finestre.

Unica a lasciare lo stabile, una persona  cui è già stata assegnata la casa popolare che era in attesa solo delle chiavi.

Gli occupanti chiedono un intervento dei servizi sociali del comune, ma dal Municipio fanno sapere che se gli sfrattati vogliono andare al Duc per qualcuno, ma non per tutti, sarà trovata una soluzione.

Alla fine, poco dopo le 12, le famiglie sono uscite. Direzione Duc, per trovare, forse, un tetto.

Al calar della sera, la situazione non si è ancora smossa: le famiglie al Duc in attesa, nessuna certezza. Forse, si troverà un alloggio temporaneo per un’82 sfollata. Per gli altri, del doman non v’è certezza.

Aggiornamento ore 18: E’ stata trovata una soluzione provvisoria in una palazzina del Comune in zona Stazione per un nucleo famigliare composto da marito, moglie, e, appunto, l’anziana 82 enne. Le restanti famiglie  dopo un incontro al Duc con l’assessore al welfare Laura Rossi e due funzionari del Comune, si sono recate in corteo, accompagnate dagli esponenti della Rete Diritti in Casa, sotto il Municipio.

È qui protestano per il destino delle restanti 35 persone. Per loro, a detta della Rossi,ci potrebbe essere un posto libero in dormitorio…..ma tra 10 giorni. E i manifestanti minacciano di passare la notte sotto i Portici del Grano davanti al Comune, salvo non venga trovata prima una soluzione.

Aggiornamento ore 20,30: Le famiglie hanno trovato provvisoriamente alloggio presso gli attivisti della Rete Diritti in Casa. “I bambini non possono stare in strada – tuona Katia Torri – ma questa è una soluzione temporanea, ci attendiamo che il comune ne trovi una definitiva”.

Per vedere i video fare clic qui

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Di seguito il comunicato diramato dalla Rete Diritti in Casa in merito allo sgombero di via Cagliari e all’emergenza casa che continua a riproporsi come uno dei temi di maggior discussione:

“A Parma la questione abitativa sta assumendo un livello di gravità mai visto: da un lato sono completamente esauriti gli strumenti assistenziali per tamponare le emergenze e quindi non si trova più accoglienza neanche nei dormitori. I residence sono stati chiusi senza dotarsi di altri strumenti, le case popolari sono al palo da ormai 10 anni e i pochi finanziamenti del Piano casa per le ristrutturazioni ancora non si vedono a distanza di 1 anno e mezzo dall’approvazione della legge. Gli sfratti vengono eseguiti lasciando senza protezione anche i minori e le madri, l’arroganza di alcuni ufficiali giudiziari arriva fino al punto di non segnalare agli inquilini la data degli accessi successivi nel momento in cui l’inquilino ottiene il rinvio. A questo si deve aggiungere che la stampa di regime, in primis il giornale dell’Unione degli industriali la Gazzetta di Parma, sta montando artificiosamente una campagna contro le occupazioni abitative e non avendo spunti di cronaca per parlarne male, si inventa notizie fasulle per difendere gli interessi degli speculatori immobiliari e dei rentier locali. Lo sgombero della casa di Via Cagliari si inserisce in questo contesto e assume le caratteristiche dell’ASSURDO.

Per difendere gli interessi speculativi di una delle banche più potenti d’europa si mobilitano magistrati e polizia contro famiglie con bambini ed anziani che non avendo mai avuto risposta alla loro situazione di disagio abitativo si sono organizzati per ristrutturare a loro spese un immobile rendendolo abitabile.
I poteri che difendono i potenti contro chi è stato colpito dalla crisi. Crisi di cui le banche con le loro speculazioni sono le principali responsabili. Crisi che le banche non hanno quasi nemmeno sentito, essendo buona parte delle manovre economico/finanziarie e fiscali volte a tutelare il potere delle banche stesse e la loro stabilità.

L’atteggiamento del comune, del prefetto, della procura e della questura è un greve campanello d’allarme per la gestione delle questioni sociali in città.
Da un lato l’amministrazione cittadina rimane testimone inerte dell’esaurimento degli strumenti di tutela delle fasce più deboli, non ha strutturato nessun piano decente di implementazione del patrimonio immobiliare pubblico e ha cercato anche in questo campo di risparmiare. Non ha il coraggio di chiedere con forza il blocco degli sfratti pur dichiarandosi favorevole e non richiede la requisizione delle migliaia di alloggi sfitti.

Dall’altra parte dall’altra chi detiene il controllo della forza pubblica asseconda le richieste di speculatori che non hanno alcun bisogno reale concreto rispetto all’immobile occupato, rendendo ancora più grave l’emergenza abitativa in città e trasformando l’emergenza abitativa in una questione di ordine pubblico da reprimere nelle sue manifestazioni rivendicative.
Noi non ci stiamo. Appoggiamo la resistenza delle famiglie, se saranno sgomberate le sosterremo nel fare altre occupazioni. Non si può negare il diritto all’esistenza semplicemente negando la soddisfazioni di bisogni primari quando questo sarebbe materialmente possibile per tutti.
Le banche sono le principali responsabili della crisi, l’austerity che tutti i giorni paghiamo sulla nostra pelle è imposta per riequilibrare i conti del sistema finanziario, non certo per garantirci un futuro decente. Le banche ci impongono mutui al limite dell’usura, non ci fanno credito se siamo in difficoltà economica, ci pignorano le abitazioni se, in seguito alle difficoltà economiche imposte dalla crisi, non rispettiamo il pagamento delle rate del mutuo.

Da Marzo del 2014 un gruppo di famiglie senza casa, precedentemente sfrattate perché rimaste senza lavoro, aveva ridato vita a una casa abbandonata di Via Cagliari 33, facendo importanti lavori di ristrutturazione tramite l’autorecupero e trasformando gli uffici in appartamenti, per rendere utile un edificio altrimenti destinato all’abbandono e al limite alla speculazione.
Gli abitanti di via Cagliari oggi sotto sgombero sono riusciti, dopo l’iniziale diffidenza, a conquistare la fiducia del vicinato e ad inserirsi molto positivamente nella vita del quartiere.

L’edificio di Via Cagliari che ha ospitato in passato un’agenzia viaggi del gruppo Parmalat è arrivata, in seguito all’esplosione della grande truffa dell’impero di Tanzi, nelle mani di UNICREDIT che ha lasciato la casa nell’abbandono salvo ridestarsi con l’appoggio di magistratura e polizia per cacciare gli abitanti e lasciare di nuovo la casa a marcire.

UNICREDIT è uno dei colossi bancari non solo italiani ma mondiali.
Unicredit, secondo gruppo bancario italiano, responsabile tra l’altro di finanziamenti a progetti di costruzione di armi nucleari e l’import export di materiali militari in aree di guerra oltre ad essere promotore di fondi di investimento che vanno a speculare sui prodotti alimentari di base, contribuendo a diffondere la fame nel mondo, ha lasciato vuota la casa di via Cagliari per circa 10 anni.

La riappropriazione degli immobili vuoti, per di più se di proprietà delle banche o di grandi proprietà immobiliari, è pratica moralmente, socialmente e umanamente giusta.
Se non lo è dal punto di vista della legge è solo perché la legge la fanno i potenti a loro uso e consumo e per la difesa dei loro privilegi. Mettendo insieme i vari elementi della scena locale e nazionale non si può che desumere che è in atto un tentativo di esclusione delle fasce più deboli dalla garanzia dei diritti che si vorrebbero inalienabili e universali. Con sfratti, sgomberi, espulsioni e costrizioni giudiziarie si vuole negare lo stesso diritto all’esistenza di chi non ce la fa a restare attaccato ai meccanismi della produzione.
La società incentrata sul profitto porta all’imbarbarimento dell’umanità fino a rimettere in discussione il diritto all’esistenza. La via d’uscita a questa situazione passa inevitabilmente dalla messa in discussione dei principi dell’interesse privato e dallo sviluppo di nuovi principi di ridistribuzione della ricchezza”.

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