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Lettera di una lettrice – “Ridatemi la mia Parma”

“Mi chiamo Elena, sono nata in Borgo San Biagio e ho sempre vissuto in Borgo Paggeria”.

Inizia così lo sfogo di una lettrice, che continua: “Sono architetto, lavoro a Milano, ormai torno a Parma col contagocce. Mi è capitato di farlo ieri, per l’Otello al Regio. E sono letteralmente allibita”.

Non dallo spettacolo offerto a Teatro, ma da quello della città.

“Ho percorso in auto via Verdi, e non ho incontrato un italiano che fosse uno. Era l’imbrunire, e salvo qualche automobilista che cercava un posto, tutti personaggi di etnie svariate, soli, in giro senza una meta, con lo sguardo di chi cerca qualcosa. Spacciatori, penso.

Poi sono entrata nell’accesso al parcheggio Toschi per i box privati, accanto alla camera di commercio. Uscendo, ho percorso l’ultimo pezzo di via Verdi, e attraversato P.le della Pace costeggiando lo stabile che ospita la Facoltà di beni culturali.

Non c’era buio, ma ho avuto paura di farlo. Ho incontrato varie facce colorate e beffarde, fermi nei cantoni in attesa di chissà chi. Uno di loro, bellamente noncurante del passaggio, stava urinando contro il palazzo antico, mentre a terra campeggiavano cartacce e porcherie.

Terminata la passerella, sono arrivata in Pilotta: se davanti a Teatro Farnese e Palatini si aggirava qualche coraggiosa famiglia in bicicletta, in Piazzale della Pace lo scenario era raccapricciante. Solo extracomunitari, solo facce di menefreghismo e sfida. Solo persone perse nel nulla, stravaccate o in piedi, come il Piazzale fosse un ghetto.

Sul viso, il ghigno di chi è convinto che la scuola dello stare per strada gli abbia insegnato l’educazione e consegnato il potere.

Ma io mi chiedo. Non hanno niente da fare? Se sono regolari sul territorio, avranno un impiego, una famiglia, una casa. O no? Se non lo sono, perché non vengono rimandati a casa? Perché nessuno controlla e chiede loro cosa facciano li?

Urgono controlli, e pene severe e certe. Il sindaco coordini le forse dell’ordine e mi riconsegni la mia città, perfavore”.

PS: per la cronaca, mi sono fatta riaccompagnare all’auto da un taxi perché avevo paura.

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