Una lettera a cuore aperto. Questa scrive Rosario Volpe, storico dipendente della Pali Italia e combattente in prima linea per salvare l’azienda, ai creditori. Per evitare che resti solo una carcassa, per far si che la produzione abbia un futuro, che dipendenti e collaboratori esterni, artigiani, fornitori, invece di combattere per un tozzo di pane possano tornare a sedersi insieme ad una tavola imbandita.
Per continuare a camminare insieme, anziché rimanere tutti fermi, rinunciando a una parte per aspirare al tutto, che si chiama futuro. Per non fare a pezzettini una delle più importanti realtà imprenditoriali di Parma, un orgoglio produttivo che potrebbe tornare tale ma rischia di essere fatto a brandelli.
Questo chiede Rosario: non facciamone tocchetti per prendere una miseria, salviamo l’intero.
Ecco le sue parole:
“Per piacere torniamo a chiamarla col suo vero nome TECNOPALI, e non con quello che ha segnato la vergogna…Pali Italia…scelta da una dirigenza ingorda, avida, inetta al ruolo, arrogante e prepotente che concorde con una proprietà che a tutto ha pensato fuorché essere un IMPRENDITORE, ma tirava i fili della detta dirigenza, e da buon burattinaio ha spremuto per i propri comodi le casse di quest’azienda, noi lavoratori…. e voi creditori.
Fra di voi ci sono piccoli e grandi imprenditori, banche, ma anche piccoli artigiani, che dopo essere stati spremuti come limoni, dopo aver dato fiducia lavorando a credito anche fino a 150 giorni, oggi sono costretti a sperare di recuperare QUALCOSA, QUALCOSINA, dal fallimento….elemosinando quasi; sembra quasi un lotta tra noi e voi, noi che vogliamo dare priorità al lavoro piuttosto che a fare soldi per pagarvi, e voi che avete tutto il diritto che da quest’operazione si ricavi il più possibile per riavere i vostri soldi.
Già i vostri dovuti soldi, con i quali dovete pagare anche voi lavoratori come noi, pagare i vostri di debiti, e che non per colpa vostra potreste non onorare, ma neppure per colpa di noi lavoratori…
Ma per colpa di alcune persone che stranamente girano ancora a piede libero, ma che dovrebbero già avere in mano un bell’avviso di garanzia per spiegare come e dove sono finiti i soldi del debito ultramilionario, un debito ballerino, in cui circa 30 MLN vanno vanti ed indietro sin dal primo concordato.
Personalmente, non credo di essere presuntuoso se dico che forse conosco di persona almeno il 70% di voi, perché tra noi lavoratori e voi, non c’è mai stato un rapporto di fornitore-cliente, ma noi della TECNOPALI abbiamo sempre visto a voi come “colleghi esterni”, con i quali abbiamo avuto delle grandissime collaborazioni, e siamo cresciuti noi e molti di voi, fino a quando siamo diventati Pali Italia, e siete diventati uno straccio, quelli da spremere, a cui promettere e non mantenere, gente “al soldo”.
Tra qualche giorno anche voi sarete chiamati in causa, a dire la vostra, e potreste fare la differenza lo sapete? Si, se decidete di premere sulla strada per recuperare un euro in più, avvalorando la tesi dei curatori e dei loro consulenti (qualcuno storicamente vicino a CHI ha causato tutto ciò) che vendere l’azienda senza il personale (messi in mobilità) aumenti il valore sul mercato, oppure scegliere la strada che stiamo battendo noi lavoratori, quella che la forza lavoro sia un valore aggiunto immenso in questo momento che c’è ancora un valore che si chiama ORDINI ed IMPRENDITORI INTERESSATI A PRODURRE PALI, non squali e speculatori che vogliono comprare un immobile fingendo di produrre, con pochissimo personale, ma senza un REALE PIANO DI RILANCIO, solo uno squallido piano industriale dove si scimmiotta una struttura usando anche ex-colleghi.
La vera risorsa per alleviare la sofferenza di un debito sta nel rilanciare quest’azienda, non nel bivaccare sulla sua carcassa, la vera scommessa sta nel puntare su lavoratori che non vogliono essere un peso per la società, non vogliono l’assistenzialismo dello Stato a vita, ma vogliono tornare a lavorare su due e tre turni, dalle cinque di mattina alle tre di notte, vogliono tornare in quel forno d’estate e congelatore d’inverno che sono i nostri capannoni, i saldatori vogliono tornare a guardare dalla finestrella dei macchinari se la saldatura prosegue bene, i piegatori vogliono tornare a guardare le lame della pressa all’opera, i tagliatori ai programmi di taglio, i ragazzi delle grandi strutture vogliono tornare a costruire i colossi con orgoglio, sapendo che quel nostro lavoro permette di vivere con dignità, sapendo che dal lavoro delle tonnellate di ferro lavorate (come quando era TECNOPALI) si onoravano le vostre fatture, con cui date a mangiare ad altre famiglie come le nostre….SI!
Noi scommettiamo che solo facilitando la ripresa aziendale per cui stiamo lottando potreste ricavare VERAMENTE qualche euro in più, quella vera e non quella di qualche avvoltoio che fortunatamente finora la nostra lotta ha allontanato, mentre vediamo che chi è rimasto non ha paura dei lavoratori, perché crede nel principio della Tecnopali, quello in cui le persone sono al primo posto, come voi, i fornitori, collaboratori ed amici del quotidiano, con cui abbiamo condiviso le soluzioni migliori per i nostri problemi, con la massima disponibilità, come se la Tecnopali fosse anche CASA VOSTRA….prima che qualcuno “vi chiedesse l’affitto”, trattandovi come estranei”.