Riceviamo e pubblichiamo
“Non si spegne sulla stampa locale il dibattito sulla raccolta firme lanciata dal comitato Golese SiCura, che ha addirittura allestito un presidio giornaliero nel campo di fianco alla ex scuola di Castelnuovo per dire no al progetto di ospitalità di alcuni profughi all’interno della struttura scolastica di Baganzola. Una discussione a cui Libera Parma e CGIL Parma ritengono utile contribuire con alcune riflessioni, che partono dal riconoscimento che le nostre stesse radici storiche, anche recenti, parlano di migrazioni e accoglienza.
Da quelle radici sarebbe ipocrita e antistorico prescindere, perché confermano una volta di più quanto risulti velleitario affrontare la questione migratoria pretendendo di alzare barriere fisiche e mentali. La storia di Libera e della CGIL è fatta di solidarietà e accoglienza, oltre che di conoscenza puntuale dei fenomeni che originano queste migrazioni, di cui le persone che fuggono sono le prime vittime.
E conoscenza significa anche evitare allarmismi su immaginarie invasioni da parte di orde di stranieri che, dati alla mano, risultano invece in calo negli ultimi anni (nel 2013 sono sbarcati in Italia 170mila migranti a fronte dei 103mila del 2014), mentre gli italiani che migrano sono in forte aumento, tanto che nel 2014 i nostri concittadini residenti all’estero (154mila) sono aumentati più degli immigrati residenti in Italia (92milia).
Con buona pace del Comitato Golese SiCura, che certamente non auspica per i nostri conterranei un trattamento analogo a quello che vorrebbe riservare ai profughi destinati a Baganzola. Certo, questi fenomeni richiedono di essere governati trovando insieme le soluzioni più efficaci per il territorio. In questo senso è necessaria una ripartizione dei migranti sull’intero suolo nazionale, una distribuzione che privilegi a livello locale i piccoli nuclei rispetto alle grandi concentrazioni, e un coinvolgimento dei rifugiati nel tessuto sociale per scongiurarne l’isolamento. Accoglienza significa infatti, anche e soprattutto, creare processi di inclusione per non abbandonare coloro che fuggono da condizioni di vita indicibili.
Abbiamo il dovere di restare umani, di non abbandonare chi ha abbandonato la propria terra, di non speculare politicamente ed economicamente sulla miseria: di agire con cuore e cervello per accogliere chi è cittadino del mondo esattamente come noi”.