I carabinieri del Nas di Livorno hanno eseguito in Toscana, Emilia-Romagna e Veneto 9 misure cautelari, due delle quali in carcere e 3 ai domiciliari, per un’indagine sul doping sportivo.
Tra gli indagati c’è anche l’ex calciatore parmigiano, oggi procuratore sportivo molto vicino al Parma Calcio ed al suo settore giovanile Giovanni Bia, accusato di ricettazione e uso di doping.
Stesse accuse anche per l’ex ciclista Luca Benedetti.
Nell’indagine sarebbe coinvolto anche il ciclista Riccardo Riccò, destinatario insieme ad altre tre persone della misura cautelare di obbligo di firma per ricettazione e uso di sostanze dopanti.
A lui l’ordinanza non sarebbe stata notificata perché all’estero.
Complessivamente sono 32 le persone coinvolte.
I carabinieri hanno effettuato una trentina di perquisizioni che hanno permesso di sequestrare centinaia di capsule e compresse di sostanze dopanti per decine di migliaia di euro.
In carcere sono finiti due livornesi di 45 e 50 anni, un’infermiera, Cheti Lazzeri, per peculato, e un operatore socio sanitario dell’ospedale di Livorno, Fabrizio Boccolini, per peculato e commercio di sostanze dopanti.
I due, secondo le indagini sottraevano indebitamente e reiteratamente farmaci dal reparto in cui lavoravano, ritenuta la base dell’approvvigionamento, per poi commercializzarli a pagamento attraverso una rete di giovani sportivi dilettanti.
Tra le persone coinvolte, a vario titolo, nelle indagini risultano anche l’ex ciclista Matteo Cappè, ritenuto uno dei vari intermediari, che è stato posto ai domiciliari per ricettazione e commercio di sostanze dopanti.
L’indagine, iniziata nel 2013 e condotta dai militari del Nas di Livorno, nella prima fase era stata coordinata dalla procura di Lucca e poi conclusa da quella di Livorno, era scaturita dal rinvenimento di farmaci ad azione dopante e siringhe e kit per infusione di endovenose ritenute di dubbia provenienza.