Le Terme di Salsomaggiore e Tabiano spa una settimana fa hanno chiesto chiesto al Tribunale di Parma di poter avanzare una proposta di concordato sui debiti, oppure un accordo di ristrutturazione, immaginando in tre mesi il tempo necessario.
Lo fa notare un’ interrogazione presentata alla Giunta Regionale da Tommaso Foti (FDI). Eccola:
“Terme di Salsomaggiore e Tabiano Spa è una società a partecipazione pubblica totalitaria, così ripartita: 60.95% Comune di Salsomaggiore, 23.42% Regione e 15.61% Provincia di Parma. Il suo oggetto è “la valorizzazione e lo sfruttamento di acque termali, attività accessorie e complementari nonché la gestione di esercizi pubblici di cura, turistici, ricreativi e alberghi.
In particolare, il consigliere scrive che il Cda avrebbe “deliberato di ricorrere alla procedura di concordato preventivo e ciò nonostante l’avvenuto affitto di più rami d’azienda della società volto da una parte ad evitare la sospensione temporale dell’attività termale e dall’altro il depauperamento del valore delle immobilizzazioni interessate”. Foti chiede alla Giunta “se l’azionista Regione ne fosse stato preventiva mente avvertito e quale sia l’opinione a riguardo”.
Nell’interrogazione si ricorda che in sede di assemblea ordinaria dei soci, il 25 febbraio 2014, venne approvato il piano di risanamento ex articolo 67 legge Fallimentare che prevedeva, fra l’altro, di approvare “un piano di dismissioni e di privatizzazione anche di rami d’azienda, per rendere possibile l’esdebitamento delle banche, non realizzabile con il solo autofinanziamento prodotto dalla redditività aziendale”.
Guardando i conti, Terme ha perso 3.202.487 euro nel 2011, 2.380.041 euro nel 2012 e 2.428.299,00 nel 2013.
I ricavi di Terme nel 2012 ammontarono a 18,7 milioni, calati a 17,3 nel 2013 e 16,5 l’anno scorso. I debiti erano di 34,3 milioni nel 2012, 17,3 nel 2013 e 34,6 nel 2014.
Il concordato è solo l’ultima ed estrema misura pr tamponare i debiti, poiché la Regione non intende più gettare soldi in quello che pare essere un buco sempre più nero.
Ma la domanda da fare, a Filippo Fritelli in primis e’: dopo essersene lavato a lungo le mani, permettendone per ignavia la deriva, ora cosa intende fare?