Chi è capace di narrare storie ha il potere di governare il mondo, ha detto Paolo Rossi, noi ci sforziamo di raccontarle al meglio per combattere il senso di disorientamento e smarrimento che proviamo pensando al mondo in cui viviamo. Non abbiamo la pretesa di governare, non pensiamo di poterci sostituire a nessuno e neanche di poter risolvere i problemi complessi che la società civile oggi si trova ad affrontare, ma di certo raccontare storie è il nostro mestiere. Creare le storie da trasmettere nell’esperienza del teatro costituisce il nostro apporto per la costruzione di una comunità. Fondazione Teatro Due per la prosecuzione della propria attività in Arena Shakespeare nei mesi di giugno e luglio 2024 propone storie, intese nell’accezione più alta e ricca del termine. Le storie create dall’immaginazione degli artisti sono capaci di innescare la visione di una realtà in cui ragione ed emozione sono entrambe attive per sollecitare domande e riflessioni su problemi urgenti; l’agorà dell’Arena Shakespeare è il naturale spazio di incontro e condivisione della comunità.
Declinato in una proposta di teatro e danza il programma propone l’incontro con grandi artisti nazionali ed internazionali e le loro più recenti e significative creazioni. Le attività di Fondazione Teatro Due sono realizzate con il sostegno istituzionale del Ministero della Cultura, del Comune di Parma, della Regione Emilia-Romagna, di Fondazione Monteparma e di Fondazione Cariparma, in collaborazione con Iren s.p.a., mentre Teatro Festival Parma è realizzato con il sostegno di Reggio Parma Festival. Inseguendo il sogno di “fare della danza una commedia” il coreografo Philippe Lafeuille ha creato la compagnia Chicos Mambo, un concentrato di senso dell’umorismo, spirito dissacrante intriso di sublime ironia e virtuosismo. A TUTU, creazione di punta di questo ensemble di uomini che sono al tempo stesso danzatori, acrobati, clown, attori capaci di tutto, è affidata l’apertura dell’attività in Arena Shakespeare. Travestiti da ballerine, i Chicos Mambo danzano i grandi brani di repertorio trasformandosi con camaleontica bravura nelle icone del balletto classico e contemporaneo, dall’elegante cigno morente alle donne in sottoveste di Pina Bausch, ma citano anche i balli di sala, e i miti dell’acrobatica e dello sport con i loro tic e vezzi. Più di quaranta i personaggi incarnati con trasporto dai sei interpreti immersi in un universo fantastico e teatrale.
Un’ode alla danza, un magma effervescente di colori e visioni sfrenate che saprà conquistare (11 e 12 giugno). Ispirato all’immortale storia di Pinocchio è Pupo, il nuovo pezzo di Sofia Nappi, astro luminoso della coreografia italiana. Combinando il flusso selvaggio e libero della danza israeliana con elementi di breakdance come il locking o il popping per i movimenti del burattino, la danza di Sofia Nappi sorprende e travolge raccontando la metamorfosi del protagonista di legno come un tentativo esistenziale di diventare la migliore versione di se stessi. Con gesti minimi e leitmotiv furibondi, intrecciati nel desiderio sfrenato di muoversi dei danzatori, la pièce racconta la crescita personale e la presa di coscienza di sé: come il bambino innocente e curioso si confronta con il mondo, come incontra le persone e gioca con loro, testando i suoi limiti. E come poi si trova di fronte alle prime tentazioni. Attraverso la propria realizzazione e l’aiuto di figure guida, Pinocchio troverà se stesso connettendosi come individuo alla collettività (21 giugno). Sono “favole semplici, scritte con parole scorrette, allegoriche e piene di danza” quelle del Cunto de li cunti di Giambattista Basile da cui la regista siciliana Emma Dante ha attinto per il suo ultimo lavoro Re Chicchinella, che conclude così la trilogia ispirata al mondo immaginifico dell’autore campano composta da La scortecata e Pupo di zucchero, già presentato in Arena Shakespeare.
“Basile ha arricchito il mio istinto visionario. Queste storie contengono molto più di quello che appare”. Re Chicchinella è la favola nera di un re abitato magicamente e carnalmente da una gallina che gli fa fare ogni mattina delle uova d’oro, provocandogli però enormi sofferenze fisiche e morali (16 giugno). Le storie più straordinarie sono quelle che ci passano a fianco senza che ne accorgiamo. Spesso sono così piccole che bisogna andare a cercarle tra le tante cose che non valgono nulla. Il racconto televisivo neorealistico di Domenico Iannacone in Che ci faccio qui in scena si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia. Il palcoscenico diventa luogo fisico ideale per portare alla luce quello che la televisione non può comunicare. Le storie così riprendono forma, si animano di presenza viva e voce e tornano a rivendicare il diritto di essere narrate (26 giugno). Se si smarrisce la strada, l’unica direzione è perdersi nelle nostre storie… Cantando, ridendo, ballando e ridendo ancora, e sarà proprio così che ci ritroveremo. Ed è con queste parole che si chiude il cerchio aperto dalle parole di Paolo Rossi che presenta il suo nuovo lavoro Operaccia Satirica, La guerra dei sogni. Una creazione stravagante che nasce dalla lettura dei grandi classici letterari trasformati in buffe composizioni, episodi “rubati” dalla vita vissuta e dal repertorio, poi rielaborati e trasformati in poesie comiche che, grazie all’accompagnamento musicale, si tramutano in una canzonaccia popolare (4 luglio).