di Titti Duimio
ph. credits Sandro Capatti
In vista delle elezioni comunali del 12 giugno e al netto delle urgenze sociali, urbanistiche e ambientali che lasciamo al confronto diretto e quotidiano tra i vari candidat* abbiamo pensato di chiedere ai possibili sindac* la loro visione culturale di città intesa come sistema di valori identitari per un ipotetico nuovo racconto. Quale sarà la Parma dei prossimi anni?
Un racconto vosionario che parta da una precisa ‘immaginazione’ politica tradotta nella concretezza di una proposta adatta alla vocazione e alla realtà della città.
La cultura vista quindi come una prospettiva e non come una soluzione: è la visione di una città che si ha in testa, un percorso a lunga gittata al di là dei singoli eventi. Una rete di sapere e competenze in perenne movimento che costruisce un tessuto sociale e aspira al benessere consapevole dei cittadini.
Valorizzare una città non significa costruire un prodotto da vendere.
Il nostro primo incontro è stato con Dario Costi candidato sindaco appoggiato da Azione di Carlo Calenda, da Civiltà Parmigiana erede dell’esperienza civica di Evio Ubaldi e altre liste tra le quali i giovani di Generazione Parma.
Immagino Parma-Visione culturale della città- Parma2020+21
“Studio le città d’Europa da anni per mestiere e guardo anche a quelle italiane che esprimono comunque un’idea strategica e progettuale da sviluppare, e ho trovato la programmazione di Parma Capitale della Cultura un po’ provinciale e senza alcuna sedimentazione.
Qui di fianco abbiamo Reggio Emilia, per esempio, che in 10 anni ha fatto di un piccolo evento di fotografia un Festival Europeo che coinvolge artisti da tutto il mondo.
Una nicchia di eccellenza sviluppata con autorevolezza, competenza e relazioni che attirano fondi e credibilità, come Mantova con il Festival della Letteratura.
Cosa ha creato Parma 2020+21? Cosa ha lasciato in eredità al territorio da poter riconoscere come identità moderna e ripetibile della città?
In conclusione a questa città mancano, e sono mancate con Parma Capitale della Cultura, delle idee autorevoli che troppo spesso vengono lasciate a qualche imprenditore ‘illuminato’ che le offre ai cittadini in perfetta solitudine istituzionale, senza una visione complessiva di quello che siamo nella nostra unicità. Dobbiamo rimettere in moto la città riconnettendo le persone e le idee
Chi sarà Parma per lei?
Noi abbiamo dedicato un intero capitolo del nostro programma dal titolo ‘Culture, identità e sviluppo’, frutto di un lungo lavoro del tavolo tematico sull’argomento che ha visto decine di associazioni culturali cittadine impegnate, per definire un percorso identitario che sia anche di attrazione turistica.
5 campi di intervento nelle diverse zone della città seguendone le vocazioni: cibo, musica, arte in primis ma anche produzione letteraria editoriale e grafica e un settore dimenticato, ma di grande valore, come quello chimico-farmaceutico, vetrario e profumiero che fa parte della nostra storia ma trova ancora oggi una serie di eccellenze contemporanee sconosciute e poco valorizzate in grado di definire il quartiere che maggiormente le ha ospitate come San Leonardo.
Questi 5 campi sono la nostra autorevolezza nel mondo.
Si sta cercando di trovare i fondi per restaurare gli affreschi del Parmigianino in Steccata, per esempio, che potrebbe diventare un polo attrattivo enorme e mondiale con la giusta e competente gestione di eventi collegati.
Trovare delle occasioni per rilanciare la nostra storia identitaria nel cuore della contemporaneità con una forte collaborazione tra pubblico e privato, ovviamente, ma con una visione strategica di programmazione della città tipo Palazzo Strozzi a Firenze.
Una Fondazione di Arte Contemporanea, quindi, che attraverso figure competenti e interlocutori di livello pianifichi un’agenda di eventi con protagonisti internazionali.
Periferia e centro in dialogo perfetto
Quartieri interi che già contengono storia e storie vanno valorizzati e supportati nel rafforzare la loro specificità, e insieme costruire un nuovo linguaggio comune delle diverse ma identitarie anime della città.
Racconti che si intrecciano e formano già una rete di relazioni su tutto il territorio devono diventare un sistema
Spezieria di San Giovanni, Orto Botanico, Farmacia San Filippo Neri ma anche Palazzina Borsari chiusa da tempo, nel cuore di San Leonardo, con la Fontana del Profumo, per esempio, oltre a una ricca collezione di manifesti pubblicitari d’epoca.
Il Cinema Teatro Trento che un tempo proponeva dal vivo le musiche dei film proiettati, ora abbandonato, potrebbe diventare uno spazio per giovani dove suonare.
E ancora, la vecchia sede storica anni ‘50 di una grossa azienda locale che grazie all’impegno dei privati sarà un luogo di memoria e promozione della cultura scientifica della città, e il Museo del Vetro affidato alla bravissima associazione Medaglie d’Oro della Bormioli senza nessun impegno dell’amministrazione.
Quindi, tanti, troppi, soggetti privati slegati uno dall’altro che devono essere coordinati da una visione politica per creare un sistema funzionante della cultura, o meglio culture, con un orizzonte strategico di Parma, che in questi anni non si è visto, per un’ identità a 360 gradi che riabitui le persone a vivere la città e i suoi luoghi pubblici.
Parma: una Capitale Europea
Parma si riconosce quando si racconta in una dimensione internazionale e vorrei che in futuro fosse la promotrice di una rete di Capitali Europee, essendolo stata nel passato, al centro di un crocevia importante, attirando investimenti e progetti. Con competenze e autorevolezza.
Anche i luoghi vanno rispettati, non sono contenitori vuoti da riempire di mostre senza senso, ma parte integrante del racconto stesso che si va a valorizzare e si riconosce nella proposta culturale che ospita.
In tutta la città ci sono una rete di associazioni, piccole iniziative private, idee e cooperative sociali che possono costruire un tessuto culturale identitario diffuso e l’amministrazione ha l’obbligo di appoggiarli e favorirne la realizzazione e crescita anche attraverso una mobilità sostenibile che non può essere vista solo come trasferimento di corpi ma come occasione di socialità, perché lo spostamento possa essere anche incontro, relazione e quindi sicurezza.
Abbiamo bisogno di ricreare piazze e luoghi d’incontro anche nei quartieri periferici, tipo San Leonardo, perché solo così si fa rigenerazione urbana e si riesce a far sedimentare le iniziative culturali nei luoghi della città creando nuove identità radicate nella storia locale.
Coinvolgiamo di più le società sportive che intercettano i giovanissimi e creano attraverso i valori nuovo senso di comunità, e che oggi sono frutto di iniziative private senza coordinamento da parte del Comune che deve creare una rete pubblica.
Proposte
La Pilotta è un luogo internazionale che va integrato come polo culturale centrale della città anche con un progetto contemporaneo, come il direttore Simone Verde ha impostato da tempo, a cielo aperto nei suoi spazi magari con esposizione di sculture nei magnifici luoghi attorno al Palazzo.
Ma anche Oltretorrente potrebbe essere la nostra Rive Gauche con una identità culturale e letteraria forte ma nello stesso tempo popolare e di relazioni umane, seguendo la sua naturale vocazione, con al centro un luogo simbolo come l’Ospedale Vecchio nel quale potrebbero tornare gli archivi con agganciata la Civica e una Biblioteca degli Scrittori tipo la Biblioteca Bevilacqua che è a disposizione della città e non si sa dove metterla.
Tornare a considerare l’intero complesso come una straordinaria strada urbana nella quale distribuire eventi attorno al tema del libro, della letteratura e dell’editoria.
E ancora Palazzetto Eucherio Sanvitale può diventare la sede di un rinato Festival della Poesia, una nicchia che ci appartiene e che nel Parco Ducale troverebbe un ideale luogo di espressione fino al Torrione Visconteo dove poter leggere un libro di poesie mentre si sorseggia qualcosa immersi in un clima evocativo e identificativo che l’intero quartiere da sempre esprime.
E così per ogni angolo di storia prodotto da questa città che la politica, attraverso la macchina amministrativa, ha il dovere di mettere a sistema facendo convergere le varie strategie di commercio, urbanistica e turismo, oltre che della cultura, sulle tematiche di eccellenza per tornare a produrre cultura e non solo a consumarla”