Un omaggio a due icone della poesia femminile come Antonia Pozzi ed Emily Dickinson per riflettere su come la solitudine, la sensibilità, la contemplazione della bellezza e della natura, la malinconia e perfino il dolore siano preludio ad alcune delle più alte espressioni artistiche.
Questo il filo conduttore dello spettacolo “Antonia&Emily: due diverse solitudini” che sarà portato in scena sabato 26 marzo alle 21 (ingresso gratuito) nella sala Peppino Impastato di piazza Pertini a San Polo (prenotazioni possibili al numero 0521 812952) nell’ambito della rassegna “Marzo in rosa” promossa dal Comune di Torrile in collaborazione con l’associazione “L’Abbraccio” ed il sostegno di Aurora Domus.
Sul palco l’attrice Paola Ferrari e, al suo fianco, lo psichiatra e scrittore Stefano Mazzacurati che stimolerà una riflessione su noi stessi, sugli sconfinati orizzonti di senso della solitudine, sulle inquietudini e “arcobaleni” dell’anima e sul rapporto psichiatria-letteratura.
La trama dello spettacolo
Uno psicoterapeuta sta rileggendo due poetesse, Antonia Pozzi ed Emily Dickinson, per preparare una conferenza sulla relazione psicologia/letteratura. Delle due figure ne scandaglia gli aspetti umani, poetici, psicologici, le affinità, concentrandosi, in particolare, sui temi della solitudine, sensibilità, malinconia, male di vivere e morte volontaria.
Entra in maniera così profonda in rapporto con le loro parole, le loro vite, i loro slanci, le loro cadute, da immaginarle nei gesti quotidiani e visualizzarle in dialogo con lui. A tal punto che queste cominciano ad affiorare dal suo pensiero e, in una sorta di “magica materializzazione”, prendono corpo e interagiscono con lui.
In un gioco di rispecchiamenti emergono, sebbene le due poetesse siano vissute in epoche diverse, gli elementi che le accomunano (profondità emotiva, solitudine esistenziale, amore per la natura, totale dedizione alla poesia come forma espressiva del loro io..), per giungere ad un finale “visionario” in cui entrambe le poetesse diventano una sola figura, emblema della funzione consolatrice/salvifica dell’arte.
Le poetesse
Antonia Pozzi: milanese (1912 -1938), una delle voci più sensibili della poesia italiana del ‘900, morì suicida a 26 anni presso l’abbazia di Chiaravalle, chiedendo nell’ultima lettera ai genitori di essere sepolta a Pasturo, dove tuttora riposa ai piedi delle amate Grigne. Nonostante la brevità della sua vita ha lasciato più di 300 poesie, lettere e diari (purtroppo rimaneggiati dal padre, che in molte liriche eliminò la dedica all’uomo amato). La famiglia negherà la circostanza “scandalosa” del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Le sue poesie sono il diario più intenso della sua anima.“Un bruciare le sillabe nello spazio bianco della pagina” ebbe a dire Eugenio Montale, il primo ad averne colto in pieno il valore.
Emily Dickinson: americana (1830- 1886), una delle più grandi voci poetiche dell’Ottocento, a 23 anni decide di vestire solo di bianco e sceglie una vita solitaria e appartata. Proprio in quella situazione di “isolamento volontario” si rifugia nella contemplazione della natura, nella meditazione sul senso della vita e nella composizione di versi. La fine della vita terrena di Emily Dickinson sancirà la nascita del suo mito. Dopo la sua morte, infatti, la sorella scoprirà in un baule diverse centinaia di poesie scritte da Emily, raccolte in foglietti cuciti a mano con ago e filo. Poesie accostabili per bellezza e intensità a quelle di Whitman, Leopardi, Baudelaire.
“Antonia & Emily: due diverse solitudini”
Performance teatrale
con Paola Ferrari e Stefano Mazzacurati
Regia: Paola Ferrari
Improvvisazioni musicali e sonore: Fabrizio Chiari
Disegno luci e fonica: Mauro Casappa