“Forse la mostra è pure bella ma a noi disabili non è concesso vederla. ASCENSORE NON A NORMA per cui per chi è in carrozzina non è possibile visitare la mostra. VERGOGNATEVI….Tutti, dalla Fondazione Antonio Ligabue Parma, ai proprietari del Palazzo Tarasconi che affidano i lavori di ristrutturazione a architetti incompetenti, all’Ufficio Tecnico del Comune di Parma che approva progetti che non rispettano la legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche, a Parma Capitale Italiana della Cultura che sostiene questa iniziativa come la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Parma, l’Università di Parma e altri sponsor… che permettono con la loro “distrazione” che ancora una volta, l’ultima l’ho vissuta due mesi fa al Palazzo dalla Rosa Prati con lo stesso copione, di prendere in giro i disabili, ancora una volta umiliandoli non rispettando le leggi con le istituzioni che li sostengono… VERGOGNA PARMA!”
Questa la lettera arrivata in redazione di Roberta Scaffardi, parmigiana, diversamente abile che ama la cultura e l’arte ma che non è riuscita a visitare due mostre importanti della città Capitale della Cultura a causa delle cosiddette ‘barriere architettoniche’.
“Già a giugno mi era stato impossibile visitare la mostra di Van Gogh a palazzo Dalla Rosa Prati perché il montascale previsto per i visitatori con disabilità era stato rimosso durante il Lockdown e mai più reinstallato- spiega Roberta Scaffardi- ma ho lasciato perdere visto il periodo di difficoltà. Ora però non posso più tacere. La mostra di Ligabue e Vitaloni è stata recentemente inaugurata in un palazzo in completa ristrutturazione da anni e prevedere un ascensore per accedere ai locali espositivi in cui si riesce ad entrare con la carrozzina ma, essendo l’uscita posta su un lato dell’ascensore che non è quello di entrata è impossibile girarsi per uscire, lo trovo offensivo e paradossale. Esistono leggi precise sull’argomento e mi meraviglio che sia stata data l’autorizzazione per una cosa del genere. Trovo indecoroso che nella Capitale della Cultura proprio l’arte e la cultura non siano spazi accessibili a tutti” conclude Roberta.