Sembrano quadri e sono fotografie, sembrano fotografie e sono qualcosa di più, di diverso, estremamente elaborato. Roberto Petrolini gioca con l’essere e l’apparire, con realtà e finzione, sovrapponendo tecniche e materiali; coprendo rivela, trasformando scopre, non una ma tante verità. L’ha fatto prima con la serie del Muro di Berlino, di cui è ufficialmente iniziata la demolizione proprio 30 anni fa da questa mostra, il 9 novembre 1989 e la cui data simbolica appare sulla targa della Trabant da lui immortalata, quindi è andato avanti fino a giungere a quest’ulteriore disvelamento interiore, fatto di materia e immagine al fine di cogliere l’invisibile. Ci è riuscito adottando una tecnica nuova e originale denominata “Photomateria” con la quale evidenzia alcuni particolari rilevandoli in maniera plastica e tridimensionale, attraverso un’operazione complessa di sovrapposizione di fotografia e pittura. In questo modo l’arte agisce sull’arte a più riprese, i murales acquistano una dimensione diversa, universale ed eterna, la storia fa l’eco in un dettaglio e la memoria del dissenso resta oltre il disfacimento, in una sorta di “ars vincit omnia”. Infatti la serie del Muro, dopo l’esposizione di Parma, tornerà sul “luogo del delitto”, ovvero a Berlino, per ridar voce a quella cortina dolorosa di morte e silenzio, cancellata giustamente dalla storia, ma per sempre monito da non far cadere nell’oblio.
In questa mostra però le protagoniste sono “naked women”, interiorità svelate che narrano negli sguardi, nei gesti delle mani, nelle pieghe del volto, nei capelli scomposti e addirittura nei tatuaggi, l’anima, la vicenda esistenziale, la personalità appunto “messa a nudo”. Sono donne, quindi per loro natura difficili d’afferrare e da ritrarre, qui scansionate dall’artista dalla superficie alla profondità e poi fatte emergere e trasferite sull’opera finita.
E’ un procedimento tecnicamente uguale, ma idealmente opposto a quello di Berlino; là si ricostruiva un’apparenza, una realtà scomparsa per concretizzare un denudamento concettuale, in modo anche giocoso, volutamente ambiguo, mentre qui si destruttura e s’interviene sulla figura umana per un denudamento sostanziale. Il muro, inteso come barriera e filtro cognitivo, là si ricomponeva per raccontare una storia tormentata e la sua ribelle violazione creativa, qui invece s’abbatte per mostrare l’autentica bellezza dell’umanità col suo fardello di gioia e dolore. Per entrambi l’esito è la persistenza oltre l’attimo di posa, oltre il vero carpito dal diaframma che s’apre e chiude alla luce.
Come ha scritto il geniale William Blake: “Se si pulissero le porte della percezione, ogni cosa apparirebbe come essa è veramente: infinita”. Questo fa Petrolini vestendo e svestendo l’immagine, coprendo e scoprendo cose e persone con l’obiettivo fotografico e con l’alchimia di un procedimento che strappa il velo dell’apparenza e mette a nudo infine anche noi.
Inaugurazione a cura di Manuela Bartolotti
Sabato 9 novembre ore 18
Orario apertura
Da martedì a sabato 10.00 – 12.30 / 16.00 – 19.00
Domenica 16.00 – 19.00
Lunedì chiuso
Ingresso libero
Contatti
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Tel. +39 3472764986