Impossibile dimenticare quel giorno. Per l’Italia intera, che quel 23 maggio 1992 l’ha impresso bene nella memoria collettiva, e anche per lui, Giuseppe Costanza, che era nell’auto in cui viaggiavano il giudice antimafia Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Per una fatalità quel giorno Costanza, che era autista di Falcone, non guidava ma sedeva sul sedile posteriore: in quel viaggio sull’autostrada A29, andando verso Palermo, il magistrato gli aveva chiesto di poter guidare, con la moglie al fianco, e l’aveva fatto accomodare dietro. Dalla strage di Capaci, in cui per mano di Cosa Nostra sono morti Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, lui, Giuseppe Costanza, è uscito vivo. Ferito molto gravemente, e con traumi importanti, ma vivo.
Giuseppe Costanza ha “raccontato” Giovanni Falcone all’Università di Parma, in un incontro organizzato dall’Ateneo e dal Comitato Unicef di Parma e patrocinato dal Comune di Parma. Aula Magna affollata, lunghi applausi e commozione dal pubblico. “Le verità scomode vanno dette, altrimenti non sono più verità. Perché se faccio finta di non sapere, anch’io faccio parte della mafia. Invece io ho servito lo Stato, quello buono”, ha spiegato Costanza nel corso del suo intervento.
“La figura di Giovanni Falcone nel ricordo di Giuseppe Costanza” il titolo dell’incontro, aperto dai saluti del Rettore Paolo Andrei, dell’Assessora ai Servizi educativi del Comune di Parma Ines Seletti, del Questore Gaetano Bonaccorso, del consigliere tecnico del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Adriana Battaglia, del Referente scuola di Unicef Parma Giancarlo Pavano e della Delegata del Rettore ad Anticorruzione e trasparenza Monica Cocconi.
Nel corso dell’appuntamento, Giuseppe Costanza ha parlato diffusamente della figura di Giovanni Falcone, con molti ricordi personali della sua esperienza al fianco del magistrato antimafia, e ha mostrato al pubblico un video con interventi di Falcone in diversi contesti. Toccante il racconto della Strage di Capaci. “La mafia non è quella che ti spara: quella è manovalanza… Ci arriverò a vedere sul banco degli imputati chi ha ideato quella strage? Perché quella è una strage ideata per paura che Falcone riprendesse indagini interrotte nel 1989”, ha detto Costanza, ricordando come per una serie di fatalità lui sia sopravvissuto. “Grazie alle chiavi che per un momento Giovanni Falcone tolse dal cruscotto io sono qui, perché quel gesto ha rallentato la macchina di quel tanto che è servito a non farla andare a cozzare contro un’esplosione ma contro un muro che si era sollevato. In ospedale l’unico magistrato che è venuto a trovarmi è stato Paolo Borsellino, che hanno poi fatto saltare in aria a luglio per lo stesso motivo. E in quell’occasione è sparita l’agenda di Borsellino: qualcuno all’interno se ne è appropriato, visto che nessun esterno aveva accesso a quell’area. Speriamo che anche questa verità venga fuori”.
“Cos’aveva Falcone? Qualcosa di straordinario. La genitalità, cioè l’aver guardato la mafia in un modo non ordinario e l’aver capito l’importanza della comunicazione mafiosa. Perché la comunicazione è fondamentale per capire la mafia”, ha osservato il Questore Gaetano Bonaccorso, che iniziò la carriera proprio alla Squadra mobile di Palermo.
Per la consigliera tecnica del Ministro Bussetti Adriana Battaglia “la cultura può dare gli strumenti per capire il fenomeno, e per scegliere”. Per Monica Cocconi “commemorare Falcone non è solo un’operazione di memoria storica ma significa mettere impegno ed energia a servizio della legalità e della giustizia”. Per Unicef, Giancarlo Pavano ha sottolineato l’impegno del Comitato di Parma “nel costruire un percorso di educazione alla legalità per formare le giovani generazioni”, e Isotta Cortesi, che ha moderato l’incontro, ha ricordato che “Falcone credeva fortemente nei giovani” e ai giovani in platea ha ribadito l’importanza di “fare squadra e non permettere a certe realtà di prendere il sopravvento”.