Inaugurata questa mattina al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico la rassegna d’arte e creatività Parma360 Festival che all’insegna della contaminazione tra spazi e tempi d’arte dedica questa quarta edizione al genio creativo di Leonardo da Vinci nel 500 esimo della sua morte.
La rassegna apre con una mostra di Aqua Aura dal titolo ‘Le stratégie du camuflage’ curata da Marta Santacaterina. Un omaggio perfetto all’artista rinascimentale che ha fatto della ricerca esperessiva e della sperimentazione scientifica la cifra identificativa di un linguaggio unico per il suo tempo.
“Nelle sale del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico l’esposizione delle opere di Aqua Aura instaura un dialogo profondo tra l’arte contemporanea e le memorie millenarie di civiltà lontane nel tempo e nello spazio, e intende evidenziare la lunga durata sottesa alle espressioni naturali, artistiche e culturali-si legge nel testo critico della curatrice-Emblematico in tal senso è il video Millennial Tears, che si apre con gli immensi scenari dei ghiacciai artici e con i suoni emessi da quei solidi d’acqua in movimento – così essenziali per il pianeta Terra e così in pericolo – per poi restringere il campo visivo dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, finendo così con l’indagare l’universo delle lacrime, mentre risuonano antichi canti ebraici dedicati ai momenti di gioia e a quelli del lutto.
L’incessante metamorfosi della vita trova la sua manifestazione estetica nelle due serie inedite Sweet November e Carnal Still Life e nelle quali protagonista è l’invenzione di una nuova realtà.
Le elaborazioni digitali di immagini fotografiche uniscono infatti l’ambiente della natura e degli oggetti tipicamente urbani con ingrandimenti al microscopio di cellule, tessuti umani, virus e parassiti, al fine di restituire da un lato la complessità di ogni organismo, dall’altro quella dell’ambiente in cui l’uomo vive e, non da ultima, la complessità della riflessione artistica contemporanea.
Nella prima serie, Sweet November, un sottobosco autunnale e urbano si trasforma in una sorta di paesaggio nel quale si stratificano le foglie cadute, i fiori appassiti, poi le cose perdute o gettate – dalle fotografie alle bambole rotte, dai bicchieri di carta alle banconote – e tra questi elementi perfettamente riconoscibili scorrono globuli rossi, immagini di capelli al microscopio, ma anche parassiti, virus ingigantiti o masse minacciose: sono le caratteristiche peculiari di ciascun essere umano, quelle non visibili a occhio nudo ma che ci distinguono gli uni dagli altri. Le immagini scientifiche usate da Aqua Aura consentono allora di allargare il nostro sguardo da ciò che di noi stessi possiamo vedere davanti a uno specchio a ciò che non vediamo, all’infinitamente piccolo che dimora all’interno del corpo e che, se osservato, dà vita a una sorta di ritratto interiore.
Analogo processo creativo caratterizza la serie Carnal Still Life, opere che si è scelto di innestare direttamente nelle vetrine del museo, fondendo l’arte contemporanea con l’antico e confondendo allo stesso tempo l’osservatore per coinvolgerlo in un gioco di riflessioni. Queste immagini parlano di “carnalità”, quella del corpo visto da dentro, che è fatto di tendini, muscoli, tessuti. In queste immagini artificiali la compenetrazione tra fattore umano e fattore botanico si fa completa: il tendine diventa corolla dell’Anthurium, il muscolo fluidifica il petalo dell’orchidea. Non manca l’universo degli animali, ma in Carnal Still Life quella natura ibrida e seducente non è in divenire, bensì bloccata in un istante che precede di poco il disfacimento e che chiude la strada alle conseguenze della decomposizione.
Infine, The Gift presenta entro teche scintillanti e racchiuse da nastri di leggero tulle uno dei maggiori pericoli che insidiano la vita dell’uomo: cellule impazzite, quelle tumorali – anch’esse camuffate da un aspetto ammaliante, da una superficie brillante e da colori rassicuranti – con le quali, direttamente o indirettamente, quasi tutti ci dobbiamo prima o poi confrontare, sconfiggendole o affrontandone il fatale, drammatico esito. L’opera di Aqua Aura ci fa allora pensare a quanto quegli elementi estremamente piccoli – anche in questo caso il punto di partenza è un’immagine scientifica, trasposta poi in forma tridimensionale – portino con sé un pericolo talmente grave da influenzare la vita quotidiana di gran parte delle persone.”
Aqua Aura
Laureato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, nel 2009 l’artista, dopo una lunga pausa presa per allontanarsi dalla frenetica dottrina dell’arte contemporanea, rinasce nelle vesti di AquaAura e nel 2016 si stabilisce definitivamente a Milano. La sua formazione prosegue in varie forme: vivendo i grandi spazi della natura, viaggiando e visitando musei d’arte e laboratori di ricerca scientifica, investigando gli studi sulla fisica astronomica e delle particelle, la biogenetica – anche grazie a un rapporto di collaborazione con la Fondazione Italiana di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica –, la filosofia e la psicologia della percezione. Il suo linguaggio si esprime principalmente nell’ambito della fotografia e dell’arte digitale, e gli ultimi sviluppi lo portano verso nuove forme espressive con la realizzazione di cortometraggi, opere di video-arte, progetti installativi e video-scultorei. Espone in molte istituzioni, gallerie e musei internazionali (Berlino, Istanbul, Barcellona, Maastricht, Helsinki) e partecipa a numerose fiere d’arte in Italia e in Europa. www.aquaaura.it