“Io ho dieci euro, tu 1,50. Ci stiamo con focaccia per due e the freddi”. Avranno undici, dodici anni i due ragazzini, zaino piccolo uno, grande l’altro. E il primo commenta: “Potevi lasciarlo a scuola, abbiamo il rientro pomeridiano…”.
Il rientro, ma non i soldi per il pranzo veloce, in un bar del pieno centro.
“I genitori non gli hanno dato abbastanza soldi” – commenta un padre, assistendo alla scena, intenerito, rattristato, indeciso se offrire il pranzo o lasciare che sia. Forse i genitori non ci hanno pensato. “O forse non li hanno, perché Parma dovrà ospitare altri 100 immigrati, come tutte le città d’Italia.. E costeranno 35 euro al giorno a cranio, da spalmare tra i contribuenti, oltre all’alloggio in qualche struttura che potrebbe essere normalmente adibita a cittadini col diritto di occuparli conquistato pagando le tasse”.
Oltre a quelli che già Parma, in pieno default di disoccupazione, negozi chiusi o vuoti, tasse e tragedie, deve sostenere in qualche modo.
Perché ormai è una guerra tra poveri, quelli scesi dai barconi con un bagaglio di speranza, e quelli cui le speranze vengono uccisi da tasse e spese extra mascherate da aiuti umanitari.
“Non è giusto” – gridano i cittadini infuriati. Chiedono asili, lavoro, garanzie. “E in cambio riceveremo altri 100 fantasmi senza futuro. Ma il nostro, di futuro, chi ce lo garantisce”?.
Vorrei, vorrremmo, avere una risposta. Ma sta solo in una raccomandata, da spedire verso Roma, sperando qualcuno abbia una risposta diversa dal no comment.