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Erediti in lire? Peggio per te, non puoi avere il cambio in €… Lo strano caso di una parmigiana che non può avere i suoi 5 miliardi

Si chiama Stefania Ferretti, ha 40 anni e origini parmigiane. Ha ereditato dalla prozia parecchi beni e quasi 5 miliardi di lire risalenti agli anni ’90, oltre bot al portatore … che ora nessuno le vuole cambiare in euro, in nome di vecchie leggi “frega-consumatori” diventate tali senza la possibilità per i cittadini di difendersi o tutelarsi.

Stefania Ferretti, 40enne, originaria di Parma, attualmente a Roma per lavoro, si è rivolta al nostro studio legale-commerciale per essere assistita nella fattispecie di seguito rappresentata” – spiega il Dottor Francesco Conte, commercialista in Roma, che la assiste insieme all’Avvocato Silvia Notaro del Foro di Roma.

“Qualche tempo fa a seguito del decesso della prozia materna deceduta celibe e senza figli, è stata aperta la successione della stessa e la donna, quale unica erede, tra le altre cose (ha ereditato anche due appartamenti) ha rinvenuto le chiavi di una cassetta di sicurezza dell’Unicredit di Parma, dove la prozia aveva anche un deposito in conto corrente.

Circa due settimane fa è stata aperta la cassetta di sicurezza ed al suo interno sono stati rinvenuti oltre a diversi titoli di stato una ingente somma di denaro in lire in banconote da 500mila lire e titoli di Stato di vario taglio per un valore complessivo di quasi 5 miliardi del vecchio conio.

Vi lasciamo dedurre lo stupore e la contentezza – prosegue il consulente –  della Signora che si è accorta del grande tesoro.

Sarà pur vero che gli Italiani non si sono mai fidati dei conti correnti delle Banche (e forse anche a ragione !) ed hanno preferito nascondere i soldi, nelle cassette di sicurezza, ma ora come fare per il cambio lire/euro !?

Allo stupore è però seguita l’amarezza quando allo sportello Bankitalia è stato detto che il cambio in euro non è più possibile.

Se è vero infatti che è stato stabilito un termine decennale (2002-2012) per il cambio delle lire in euro è altrettanto vero – come sostiene ampiamente la Giurisprudenza – che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto, quindi nei casi in esame i dieci anni per il cambio lire/euro decorrono dal giorno del ritrovamento delle somme in lire.

Intanto qualche tempo fa il Giudice Guido Vannicelli, del Tribunale di Milano, in un caso praticamente identico ha sollevato l’illegittimità costituzionale del decreto Monti (art. 26 D.L. 121 del 6.12.2011) che aveva sancito l’immediata decadenza del cambio della lira in euro. Solo l’Italia, di tutti i paese aderenti all’Unione Europea, ha in vigore una legge simile.

Questo esproprio forzoso del Governo Monti (sono le parole utilizzate dal Magistrato nel provvedimento) contro i cittadini sembra destinato dunque a finire.

E così la donna si è rivolta al nostro studio al fine di ottenere il cambio delle lire in euro tramite l’istituto della mediazione bancaria, in considerazione del fatto che Bankitalia non vuole cambiare più le lire in euro”.

Ma come può accadere una cosa del genere? 

“Non è il primo caso che accade, spiega il Dott. Conte. Purtroppo quando è stata introdotta la legge sui conti correnti dormienti non è stata fatta assolutamente iniformazione esauriente. Chi possiede Bot, titoli al portatore datati, doveva ricevere dalla banca una comunicazione del tipo “o movimenti il conto o la banca intasca le cifre”, ma la “ricca prozia” non è mai stata informata. oggi, per la legge sull’antiriciclaggio, non sono più emettibili titoli di stato di questo genere, ma negli anni ’90, a cui risalgono, lo erano eccome”.

Ora dunque si passerà alla camera di mediazione per permettere alla parmigiana di essere una “nuova miliardaria”.

E in quella sede “confidiamo di far recuperare alla signora almeno una parte della cifra anche perchè se dovesse decidere di adire a vie prettamente legali, magari impiegandoci dieci o quindici anni per avere una sentenza, la Banca d’Italia rischierebbe di dover pagare, oltre a lei,  migliaia di piccoli consumatori che nel tempo si sono rivolti a legali e associazioni dei consumatori per crediti di questo genere, se la legge venisse dichiarata incostituzionale“.

 

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