Violenza sessuali e atti osceni: con questa tremenda accusa la 2° sezione reati minori e la narcotici hanno arrestato A.L, ingegnere italiano, classe 1980, laureatosi presso l’Ateneo cittadino e residente a Parma.
I FATTI – La vicenda, che fa rabbrividire, è avvenuta ai primi di marzo. L’uomo ha avvicinato una 13enne parmigiana solita prendere il bus lungo il tragitto verso casa dalla scuola dove frequenta la terza media, e con la scusa di non trovare più le chiavi dell’auto le ha chiesto di aiutarlo.
La ragazzina ha acconsentito, sotto gli occhi della sorella maggiore che dalla finestra si domandava come ma la sorellina si fosse allontanata col ragazzo: lui l’ha condotta dietro un benzinaio, al momento chiuso, costringendola a mostrargli l’intimo per poi palparla. Immagini, pensieri, idee che fanno rabbrividire.
TORNATA A CASA – La tredicenne è tornata a casa sconvolta, e piano piano ha iniziato a raccontare quanto accaduto. C’è voluto un po’ di tempo, qualche giorno, prima che raccontasse ai genitori tutti i dettagli di quanto accadutole, e perchè loro si recassero in questura per la denuncia e una descrizione accurata dell’uomo.
Da lì, sono partite veloci le indagini, appostamenti, controlli serrati, fino a notare un’auto seguire da vicino l’autobus della ragazzina, fermarsi davanti a casa della stessa e cercare di nuovo di prenderla con sè.
Fermato e portato in questura è stato immediatamente riconosciuto, identificato e arrestato con l’accusa, di violenza sessuale e atti osceni, mentre si sta lavorando sul materiale trovato in casa valutando anche l’ipotesi di pedopornografia.
Da indagini approfondite, è emerso che negli ultimi 10 anni il ragazzo, spinto dall’ossessione per le ragazzine, era stato giudicato e condannato (pena sospesa con la condizionale) per atti simili, dal feticismo di far togliere scarpe e calze alle proprie vittime al mostrare loro gli organi genitali.
Ora non potrà più nuocere, il Pm Amara ha convalidato la reclusione in carcere. La 13enne, fortunatamente, sta bene.
Da parte delle forze dell’ordine, alla famiglia della 13enne va il ringraziamento per la denuncia e un invito a chi subisca violenza a denunciarla sempre, per fermare i colpevoli e non portarsi dentro un peso così grande: “le vittime non si devono vergognare, non hanno colpa”.