Il
viaggio mitico degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro: questo lo spunto da cui è partito Paolo Botti nel percorso musicale attraverso il quale ha condotto i suoi giovani allievi, cercando di interpretarne emotivamente le varie dimensioni: da quella mitico-rituale a quella avventurosa. E quindi: la magia, l’amore e la vendetta, la lotta per il potere, le prove iniziatiche. Temi archetipi che ritroviamo in tutte le forme d’arte del passato e del presente e che vogliamo rileggere con un approccio libero, sperimentale, che sappia andare oltre i confini di genere. L’ingresso è libero e non occorre prenotazione.
Paolo Botti, nato nel 1969 a Roma suona vari strumenti a corda per poi affrontare regolari studi accademici con la viola. Nel 1996 si trasferisce a Milano dove collabora con la scena Jazzistica più avanzata e frequenta il corso di Jazz al conservatorio di Trento con Franco D’Andrea. Negli anni al suo strumento affiancherà altri cordofoni inusuali quali il banjo, il dobro, il mandolino, il violino di Stroh. Ha partecipato a più di 50 registrazioni discografiche di cui 8 a suo nome. Ha collaborato con artisti quali Franco D’Andrea, Bruno Tommaso, Giorgio Gaslini, David Liebman, Dave Burrell, William Parker Tristan Honsinger ecc ecc esibendosi in moltissimi paesi europei ed extraeuropei. Accanto alla sua carriera artistica da sempre si dedica con passione all’insegnamento, come docente di strumento musicale nelle scuole medie musicali ed in molti altri corsi, seminari, laboratori.
Human Feel, la leggendaria incubatrice di talenti jazz del 21°secolo, si riunisce per un tour europeo e segna i loro primi venticinque anni come quartetto. Fondato nel 1987 il quartetto vede protagonisti Jim Black, Andrew D’Angelo, Chris Speed e Kurt Rosenwinkel. Black, D’Angelo e Speed sono subito stati associati alla scena “Downtown”, incentrata sulla Knitting Factory, mentre Rosenwinkel fece gruppo con musicisti come Joshua Redman, Mark Turner, Brad Mehldau e fu associato alla cosiddetta scena Smalls più “tradizionale”. Ma
Human Feel nega da sempre queste classificazioni e rivendica un suo territorio artistico che spazia liberamente tra l’una e l’altra diverse aree musicali. Bilanciando ordine e caos, disciplina e anarchia, Human Feel riesce egregiamente a stare in bilico, influenzando le nuove generazioni di ascoltatori, ma al tempo stesso ricordando ai fan storici il loro spazio vitale nel mondo della musica creativa.
Jim Black
Grazie ad un suono immediatamente riconoscibile e ad un approccio creativo, Jim Black è un performer senza uguali della batteria ed electronics. Attraverso le composizioni e le performance Jim crea una fusione tra improvvisazione, rock e jazz, mantenendo sempre viva la ricerca di un proprio spazio nella musica. Jim ha dato vita a molti gruppi e tra i tanti ha suonato con Dave Liebman, Tim Berne, Dave Douglas.
Attualmente Black lavora con due formazioni dai repertori differenti: l’innovativo trio Alas No Axis composto da sax / chitarra / batteria con cui sviluppa temi post rock insieme ad improvvisazioni creative e il Jim Black Trio che vuole essere una nuova idea di trio pianistico, pensato per il 21° secolo.
Chris Speed
Chris Speed è molto amato per le sue ricche tonalità strumentali e per la musica sublime fin da quando è arrivato a NYC agli inizi degli anni Novanta per lavorare con le formazioni di John Zorn, Tim Berne, Uri Caine insieme a Claudia Quintet e Alas No Axis.
Le composizioni di Speed sono sempre contraddistinte da un incantevole lirismo anche in situazioni non convenzionali, come ha scritto lodandolo il Down Beat “sotto il profilo melodico è generoso, comprensibile ed appassionato”, come risulta evidente dalle sue formazioni Pachora, yeah NO e Endangered Blood.
Il suo attuale trio nasce dall’incontro con Dave King e Chris Tordini.
Andrew D’Angelo
Il suono singolare di Andrew D’Angelo capace d’incanalare energia per mezzo di sax e clarinetto basso lascia un segno indelebile nell’ampio spettro della musica improvvisata creativa sia di NYC sia del mondo intero.
La sua presenza carismatica e l’iconoclasta ambizione musicale si sono consolidate nel corso di questi ultimi vent’anni durante i quali la sua carriera ha avuto un ruolo chiave per molti gruppi come Reid Anderson, Bill McHenry, Matt Wilson e la sua stessa band, l’Andrew D’Angelo Trio e la DNA Orchestra.
Kurt Rosenwinkel
Con una carriera che si sviluppa lungo gli ultimi venticinque anni, con collaborazioni sia con musicisti dal grande eclettismo come Brad Mehldau, Brian Blade, Mark Turner, Joshua Redman, Chris Potter che con i più apprezzati jazzisti come Joe Henderson, Paul Motlan, Gary Burton, il segno lasciato da Rosenwinkel nella musica è il coronamento di un’immersione nella ricca e profonda tradizione jazz che sostiene una propria vitalità capace di elevare la sua arte a nuove altezze, portando il linguaggio musicale su strade mai percorse da nessun altro chitarrista.