Se ne va anche la Fatam, se na va un altro pezzo di Parma, affogato da 4 milioni di debiti. Se ne va un pezzo della Parma bene e buona, ricca e godereccia, nobile e altera.
Dove andremo a finire? Ma soprattutto, da dove siamo partiti? Dalla moda di dare le colpe all’amministrazione Vignali, ma se non stessero tutte li?
Proviamo, per una volta, a fare gli avvocati del diavolo.
Partiamo da alcune riflessioni sulle note vicende giudiziarie che hanno segnato in maniera indelebile la storia di Parma.
Dopo il grande clamore mediatico del giugno 2011, le pentole degli indignados sotto il comune, i cortei di protesta, le centinaia di articoli sui giornali, cosa è rimasto?
1) Il processo a Villani, vero Ras del Ducato, l’uomo dalle 30.000 preferenze, il sindaco ombra, non è ancora iniziato. Perchè?
2) Alcuni degli arrestati in questi anni hanno patteggiato pene irrisorie. Sotto i 2 anni. Quindi niente carcere. Perchè la Procura non gli ha fatto restituire il provento dei reati commessi? Anche Galan in Veneto ha ammesso le colpe e ha patteggiato. Però ha anche restituito i soldi delle tangenti. A Parma, no.
3) Che fine hanno fatto tutte le indagini sulle partecipate del comune?
4) Ed infine, il caso Spip. La madre del debito parmigiano. Tutti gli indagati per bancarotta fraudolenta, a partire da Calestani, sono finiti nel dimenticatoio. Perchè questo oblio? Cosa impedisce alle indagini di andare avanti?
L’Amministrazione Vignali, si è detto spesso, avrebbe lasciato un debito di circa 900 milioni di euro. I grillini, appena eletti, circa tre anni orsono, si erano riproposti di andare a fondo su questa situazione debitoria, anche con la nomina di una commisione ad hoc.
Dopo tutti questi anni, oltre a non avere mai avuto contezza a quanto ammontasse effettivamente il debito (le cifre sono state sempre molto vaghe e discordanti: cosa che dovrebbe di per se far riflettere….), nessuno degli organi preposti ha mai approfondito questo tema.
Si è sempre detto che Spip prima, le partecipate poi, fossero la madre di tutti i problemi del comune di Parma. La domanda allora sorge spontanea: cosa è stato fatto per risalire agli autori di questa situazione che fa si che Pizzarotti porti ai massimi le aliquote e sia costretto a tagliare i servizi?
Nulla! Le varie indagini che ci sono state (green, easy, spot money ecc. ecc.) complessivamente configurano reati per massimo un milione di euro. Da verificare con i processi che ci saranno.
Il solo ad essere iniziato è quello a Bernini. Rinviato a ottobre. Ma il resto degli 899 milioni? Si sono volatilizzati?
A parte tutto il clamore mediatico di questi quattro anni, ad oggi nessun riscontro serio.
Il bello dei soldi è che lasciano traccia. Non evaporano. Vedasi Parma Calcio. Pertanto, sarebbe utile per tutti, anche per ristabilire la verità delle cose, sapere davvero chi (nomi e cognomi) ha portato Parma in questa situazione.
Certamente non sarà stato l’Ipad di Bernini o le rose sul Lungo Parma la causa dei problemi attuali.
Nessuno, forse, fino ad oggi se lo è chiesto davvero. E’ una riflessione semplice, ma mai portato avanti. Per tutti, ormai, a Parma c’era una banda di ladri. Solo che dopo anni di indagini non si sa dove sia finito il malloppo. Forse non si è cercato nella giusta direzione. Perchè?