Ieri, con 57 microgrammi per metro cubo di aria, Parma ha traguardato il 33° giorno con aria insalubre da inizio anno.
Su 49 giorni trascorsi, il 67% di essi hanno registrato un livello di polveri sottili pericoloso per la salute.
Un disastro imbarazzante, 2 giorni su 3 hanno aria malata, zeppa di inquinanti costituiti da metalli pesanti, ossidi di ogni genere, diossine.
Superare i limiti di legge significa respirare un’aria che causa malattia.
La comunità scientifica internazionale è ormai concorde sul ritenere cancerogeno il Pm10.
Ogni incremento di 5 microgrammi si accresce il rischio di cancro al polmone del 22%.
Il rischio riguarda tutti noi: grandi, piccoli, anziani.
Siamo davvero tutti sulla stessa barca, respiriamo le stessa aria.
Allora risulta stucchevole risentire le solite scaramucce contro le chiusure del traffico.
La vera risposta alla crisi dovrebbe consistere nel ripensamento del centro storico, per copiare modelli vincenti che altri Paesi hanno realizzato.
Nessuno vuole un centro deserto.
Ma nemmeno possiamo fingere che la nostra aria profumi come sulle 3 cime di Lavaredo.
Il settore commerciale soffre per una serie di motivazioni che sommate insieme hanno provocato i disastri che osserviamo tutti quanti.
Locali con canoni di affitto impossibili, conseguenti prezzi non concorrenziali, la nascita dei centri commerciali in numero e misura non adeguati ad una città medio piccola come la nostra, gli stessi commercianti che nel dubbio hanno duplicato le loro attività nei centri commerciali, di fatto diventando concorrenti a sé stessi, le categorie sindacali che non riescono a fare massa critica per proporre un modello attrattivo per turisti e parmigiani, per riportarli a vivere con piacevolezza i borghi del centro.
Che non sono belli perché raggiungibili in auto, ma semmai per il motivo contrario.
La ricetta del salotto buono non prevede marmitte.
Tutti ricordano le festività natalizie durante le quali gli stessi commercianti salutavano l’isola pedonale perché favoriva la vivibilità delle strade dello shopping, le iniziative estemporanee che calamitano le persone.
Il traffico non è il solo colpevole ovviamente, ma sul traffico si può (e si deve) intervenire anche per utilizzare il problema come stimolo verso un cambiamento.
La salute è la stessa per tutti. O c’è o manca.
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