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Luca Mercalli su crisi ambientale e climatica: “Siamo a un bivio, consumiamo un pianeta e mezzo di risorse. Urge cambiare rotta”

Alla fine non ce la fa più, Luca Mercalli, e sbotta: “Il problema è che il 95% della gente vuole il Suv della pubblicità di questi giorni, quella con il doppio terminale di scarico maggiorato. Figuriamoci!”.

Il climatologo, noto volto televisivo, ha rapito per un’ora intera il pubblico che ha affollato la platea dell’auditorium del Palazzo del Governatore per l’incontro del Festival dello Sviluppo Sostenibile dedicato al tema “Crisi ambientale e climatica, perché la sottovalutiamo?”. Mercalli ha snocciolato dati, divulgato lo stato dei problemi, analizzato le possibili soluzioni cercando di suonare alto l’allarme per il rischio che la popolazione umana si sfracelli: “È come se avessimo finito il carburante in volo, su un aereo a diecimila metri di quota: le possibilità sono due: o ci lanciamo col paracadute e limitiamo i danni oppure precipitiamo”. È apparso sfiduciato, Mercalli, perché “non sappiamo più come dirlo. Non c’è una presa d’atto collettiva. Come possiamo convincere le grandi masse? Può darsi che andremo dritti verso i processi che abbiamo attivato”. Ossia, più 5° C a fine secolo e 1 metro in più di altezza di mari e oceani. Previsioni contenute nel rapporto finale della COP 21 di Parigi, del 2015. “Siamo a un bivio – precisa il climatologo – se adottiamo il paracadute, ossia qualche contromisura, possiamo fermare l’aumento della temperatura globale a 2° C , e l’innalzamento dei mari entro il mezzo metro. Se iniziamo ora la cura potremo solo compensare i sintomi della malattia, non torneremo più all’organismo sano. Quel bivio si presentò nel 1970. Poi nel 1972 ci fu la prima conferenza Onu, a Stoccolma, e il rapporto del club di Roma su “i limiti dello sviluppo”. I modelli analitici di quel libro, che vendette 35 milioni di copie, si sono rivelati corretti ma all’epoca fu screditato. Si continuò business as usual”. E oggi ne paghiamo le conseguenze: “Ogni anno consumiamo un pianeta e mezzo di risorse. Se continuiamo così, e la popolazione è già 7,5 miliardi e arriverà sui 9,5 al 2050, ne serviranno tre di pianeti, ma ne abbiamo uno solo: il clima si sta riscaldando e la causa siamo noi, non ci sono più dubbi”.

Mercalli – introdotto dall’assessore comunale all’ambiente, Gabriele Folli e dal presidente del WWF di Parma, Rolando Cervi, che ha rimarcato come su un tema di capitale importanza, come il futuro del pianeta e l’urgenza di prendere decisioni sull’ambiente, non ci fosse nemmeno un candidato sindaco in sala sebbene vi fosse qualche candidato in consiglio comunale – ha cominciato citando il “fatto storico di ieri, con Papa Francesco che ha consegnato tra le altre cose l’enciclica Laudato sì, sul bisogno di prendersi cura del pianeta, al presidente americano Trump, esortandolo a mantenere gli impegni presi dal predecessore. Ma nei media quasi nessuno ne ha parlato”. Questo è lo stato delle cose e Trump “rischia di farci tornare indietro di vent’anni”.

La ricetta Mercalli prova a darla, ribadendo che sono concetti e proposte di ormai lunga data, a partire dall’azzerare il consumo di suolo – a seguire, presentato da Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna è stato proiettato il film “Il Suolo Minacciato” – e i rifiuti. Al produrre energia da fonti rinnovabili, ad introdurre una carbon tax ad esempio sui voli aerei, i più inquinanti, a puntare sulla mobilità dell’auto elettrica, a valorizzare l’agricoltura di prossimità.

“Rimane che l’urgenza della sfida – ha detto in conclusione – si è ripetuta molte volte nella storia dell’umanità, così come la sottovalutazione generale. Ad esempio se pensiamo alla Seconda Guerra Mondiale, qualcuno aveva visto lungo, come Winston Churchill che nel ’34 mise in guardia su Hitler, poi nel ’36 asserì che non era più tempo di mezze misure, di procrastinare perché il cerchio si sta chiudendo. E nel ’39 gli spazi erano chiusi. Ma proprio da Churchill dobbiamo prendere esempio, perché non si arrese e per 5 lunghi anni perseverò a non mollare mai. Ecco, oggi sul clima e l’inquinamento, la massa della gente non si muove, non percepisce il pericolo e anche noi, sebbene con un po’ di frustrazione, non dobbiamo mollare mai”.

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