di Titti Duimio
“Cosa hai fatto in tutto questo tempo? (Mike Monetti – Fat Moe)
“Sono andato a letto presto” (Robert de Niro – Noodles)
Con questa battuta diventata storica nella storia del cinema italiano Giovanni Rampini bisnipote di Enrico Medioli, riassume il ricordo di uno dei padri del cinema d’autore italiano.
Una frase tratta dal suo capolavoro ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone, grande amico di tutta la vita dello sceneggiatore parmigiano che non molti sanno essere una citazione de ‘À la Recherche du temps perdu’ ‘di Marcel Proust nel prologo del romanzo.
A Giovanni Rampini abbiamo chiesto chi era Enrico Medioli.
‘Un uomo dalla cultura immensa, amava la letteratura ottocentesca e spesso infilava citazioni nelle sceneggiature ma evitava di raccontarlo, pochi le notavano ma la sua riservatezza elegante gli impediva di autocelebrarsi’ dice il nipote.
Da piccolo ero consapevole del lavoro di mio zio e sapevo delle sue frequentazioni nel mondo della cultura cinematografica e non, ma solo ad una proiezione in piazza Maggiore a Bologna alla quale ero presente insieme a lui e alla figlia di Sergio Leone molti anni fa ho capito la sua importanza nella storia del cinema quando gli fu tributato un lungo applauso alla fine del capolavoro ‘C’era una volta in America’. Non credevo che cosi’ tanta gente sapesse chi aveva lavorato per la realizzazione del film forse piu’ internazionale del cinema italiano. E li’ mi sono emozionato.
Quali sono stati i suoi compagni di viaggio di una vita costellata di successi?
‘I suoi rapporti con attori e registi erano parte della sua vita affettiva e ne parlava come se fossero solo dei semplici amici, mai per vantarsene o per farne sfoggio. Era un uomo riservato e umile che amava la cultura e l’intelligenza umana che ricercava sempre con la grande dote dell’ascolto degli altri.
Tra i suoi grandi amici c’era Mario Monicelli, amico fraterno e Valerio Zurlini regista de ‘La ragazza con la valigia’ e ‘Il Deserto dei tartari’ con il quale collaboro’ alla stesura di alcuni film, Ennio Morricone e Burt Lancaster che al di fuori del personaggio che gli era stato costruito addosso lungo la sua carriera un po’ da bello e dannato era un uomo di cultura e grande profondita’ intellettuale. Oltre il grande sodaliazio artistico con Luchino Visconti, con film come ‘Il Gattopardo’ o ‘L’Innocente’ e altri capolavori, per il quale scrisse ‘Gruppo di famiglia in un interno’ quando si ammalo’ per permettergli di seguirne la regia senza scene esterne.
Quali sono le tracce lasciate da un uomo di questo spessore su di te?
‘Da lui ho imparato l’amore per la lettura dei classici. Dopo il successo di ‘C’era una volta in America’ aveva un grande progetto con Sergio Leone per realizzare insieme il film ‘Leningrado’ un affresco di storia e cultura russa con la collaborazione dell’Armata Rossa, il culmine della sua carriera forse il film che piu’ di ogni altro gli sarebbe assomigliato, ma purtroppo la morte improvvisa di Sergio Leone gli ha impedito di realizzarlo ed e’ rimasto il suo sogno nel cassetto, il suo grande rimpianto. Mi aveva anche raccontato la scena iniziale come l’aveva pensata: un’inquadratura dall’alto con la citta’ in pieno inverno, sepolta dalla neve apparentemente una situazione normale, poi un crescendo musicale, macchina da presa che si abbassa lentamente ed entra dalla finestra in un teatro pieno di cadaveri congelati (800.000 durante l’assedio della citta’ n.d.r.). Qualcuno gli aveva anche chiesto di diventare regista ma ha rifiutato credendo di non essere adatto a quel ruolo. Mio zio, infatti, non e’ mai stato sul set dei film che scriveva per non vedere gli attori o il regista stravolgere il vero intento delle sue scene e sentirsene in qualche modo tradito. Un uomo di grande sensibilita’ e cortesia che non ho mai visto irato o scortese con nessuno. Di lui mi rimane l’amore per il cinema e per la lettura dei classici russi e quando ho visto due volte di fila ‘C’era una volta in america’ mi sono reso conto della fortuna di avere un riferimento cosi’ di spessore in famiglia. In Italia Monicelli, Fellini, Visconti e altre 10 persone hanno scritto le pagine indimenticabili del nostro cinema e sicuramente mio zio e’ tra loro.’
I funerali si sono tenuti lunedì mattina nel Duomo di Orvieto, uno dei posti piu’ belli del mondo e di fianco alla elegante Cappella di Luca Signorelli l’artista Enrico Medioli si sentira’ sicuramente a suo agio.