di Federico Baglioni
Il prurito è uno stimolo molto particolare e vi sarete accorti che, facilmente, se vedete qualcuno che si sta grattando avrete la tendenza a farlo anche voi. Un po’ quello che avviene con lo sbadiglio. Come mai? La psicologia non c’entra, ma sembra essere una risposta istintiva del cervello.
Un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis ha cercato di capire meglio questo fenomeno di imitazione studiando un gruppo di topi (fonte e dettagli su Science). I topi sono quindi stati messi di fronte a un video in cui si vedevano alcuni topi grattarsi. In questo modo la vista, che nei topi non è molto alta, era l’unico stimolo da considerare, evitando altre possibili vie di comunicazione come il sistema olfattivo o il tatto che sono invece molto sviluppati in questi piccoli roditori. Il risultato è stato, come ci si aspettava, che i topi tendevano anche loro a grattarsi, ma si è scoperto di più.
Grazie all’analisi dell’attività cerebrale durante il test si è infatti visto che il filmato stimolava una specifica regione del cervello (nucleo soprachiasmatico, nell’ipotalamo) coinvolta nel risveglio degli animali. Inoltre viene rilasciato anche un neurotrasmettitore (peptide di rilascio della gasstrina o GRP) che normalmente trasmette il segnale di prurito. Gli scienziati hanno ulteriormente verificato questa ipotesi bloccando artificialmente GRP, con il risultato che veniva bloccato anche il comportamento imitativo del “grattarsi”. Questi topi, però, continuavano a grattarsi in presenza di un vero stimolo di prurito.
In conclusione, il prurito è un comportamento contagioso la cui imitazione non deriva da meccanismi psicologici, ma dall’istinto sotto comando di uno specifico circuito cerebrale. Un’ulteriore dimostrazione di quanto sia affascinante il cervello, umano e non.