Questa mattina in piscina, dove l’acqua è bassa e mossa dalle bolle, c’è una signora. Cammina lenta lenta, passeggia nell’acqua, un po’ curva.
Ad un certo punto si avvicina alla scaletta per uscire. Solo a quel momento mi accorgo che vicino alla vasca c’è un carrellino-sostegno per disabili.
Quelli con cui ti reggi e spingi sulle rotelle.
Lei si appoggia a quello, a stento. Poi spinge piano piano, mentre io immagino che lo usi anche per fare la spesa, e qualsiasi altra cosa.
Pensavo arrivasse alla doccia, invece si spinge fino al bagno turco. Poi entra, lasciando il carrellino fuori, aiutandosi con i corrimano.
Quando esce, ci incrociamo. Mi guarda, curva, fragile, ma con un sorriso potentissimo.
Mi dice: “La schiena e le gambe fanno fatica. Ma io non voglio dargliela vinta e morire a letto”.
Cerco di offrirle una mano. “Non sono abbastanza ricca da potermi permettere una badante, ma nemmeno così povera da non avere la forza di fare da sola”.
Vince lei.
(effedivi)