di Francesco Gallina
Nuovo faro di riferimento per gli studi su Luigi Malerba, il Meridiano Mondadori curato da Giovanni Ronchini è stato presentato ieri, 10 febbraio 2017, nella magnificente Sala Maria Luigia della Biblioteca Palatina di Parma, davanti a un parterre de rois che contemplava, oltre a Ronchini, critici letterari di levatura nazionale, quali Gino Ruozzi, Paolo Mauri, Emilio Zucchi, Giuseppe Marchetti, lo scrittore Daniele Benati e, ultime ma non ultime, la moglie e la figlia di Malerba.
Non una canonica e cattedratica presentazione, quanto semmai una festa per celebrare uno dei più brillanti e poliedrici narratori italiani della seconda metà del Novecento, nato a Pietramogolana – minuscola frazione di Berceto, nel parmense – e vissuto a lungo nella capitale, dove è venuto a mancare a maggio del 2008. Un pomeriggio trascorso fra ricordi, pensieri e letture di e su alcuni dei gioielli letterari prodotti Luigi Malerba, all’anagrafe Luigi Bonardi. Al centro dell’attenzione, l’impresa magistrale di Giovanni Ronchini, impegnativa e faticosa come ogni buon Meridiano che si rispetti. Un lavoro meditato in ogni suo aspetto, che nasce sì per celebrare il genio di Malerba ma, prima ancora, per mettersi al servizio del semplice lettore così come del filologo professionista o del professore universitario. Uno scrigno contenente alcuni dei migliori frutti di Malerba, che offrono al pubblico la consistenza fisica – quasi carnale – delle parole con cui sono plasmati.
Parole piccole, minuscole, eppure cariche di significanti e di significati, dotate di un peso specifico, componibili e scomponibili. Parole che, come ha notato Mauri, possono essere paragonate al vaso creato dal mago Ming Wang (personaggio di un racconto de Le rose imperiali), talmente piccolo da essere scambiato per un fazzoletto, paradossalmente “piccolo di fuori e grande di dentro”. Parole che, come Malerba scriveva su «Il Caffè», devono essere colte di sorpresa. Parole dal segno arbitrario, pronunciate e contraddette, emesse e rimangiate; parole vive, parole abbandonate (come si intitolava il repertorio dialettale emiliano pubblicato da Bombiani nel ’77). Parole che diventano il cardine di una poetica autoriale da cui scaturiscono racconti assurdi e irresistibili romanzi, come La scoperta dell’alfabeto, più volte ricordato durante la serata.
Parole piccole, dicevamo, come piccolo appare un Meridiano Mondadori, piccolo, eppure mai così denso. Diceva Malerba – racconta la moglie Anna Lapenna – che non voleva essere né sepolto né cremato, ma collocato in una posizione alta, come un libro su uno scaffale. Un’immagine poetica, di certo visionaria, che trova però questa volta la sua concreta incarnazione (un’incarnazione fatta di inchiostro e sudate carte) in una pubblicazione di assoluto pregio. Il binomio letteratura-vita non è mai stato così concreto. La letteratura – quella buona, di qualità – salva, anche dalla morte. Soprattutto dalla morte.
FRANCESCO GALLINA ha 24 anni ed è pramzän dal säss.
Laureato in Lettere Classiche e Moderne, è critico letterario, docente, blogger, narratore e autore di articoli e saggi accademici su letteratura, poesia, filosofia e arti dello spettacolo.