di Francesco Gallina
Quando vidi per la prima volta il Colosseo non mi stupii tanto della sua bellezza, quanto della sua resistenza. Mi chiesi, insomma, come fosse possibile che avesse retto per tutti questi secoli. Poi entrai nel Pantheon, e la proporzione della domanda si accentuò. Eppure sappiamo che nella tarda antichità Roma subì terremoti tremendi che durarono per estesi lassi di tempo, anche quaranta giorni, come quello del 476. Ma il Colosseo regge. Regge sempre. E anche il Pantheon. E tutte quelle opere costruite nei secoli passati che affrontano lo scorrere del tempo con nonchalance.
Quando stamani sono venuto a sapere dei danni causati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, ho subito pubblicato su Facebook il video che riprendeva gli effetti del terremoto di magnitudo 9 che colpì il Giappone nel 2011. Effetti in simultanea, ripresi da abitanti o lavoratori all’interno di edifici diversi. Che cosa ci dice quel video? Che dobbiamo imparare dai giapponesi. Crolla tutto tranne che le case. Ed è magnitudo 9. Quindi? Quindi per evitare disastri c’è solo una soluzione: costruire edifici antisismici. E un’indagine del 2010 dimostra che solo il 27% delle nuove case costruite è antisismica.
Verso mezzogiorno esce una breve ma ficcante intervista al sismologo e geofisico Enzo Boschi che rilascia queste parole: “In Italia si costruisce bene solo dopo sismi gravi. A Norcia ci fu un disastro nel 1979 e si è proceduto con interventi antisismici: infatti i danni di stanotte lì sono stati irrilevanti”.
Mi viene fatto notare che è un’ovvietà, ma rispondo che se si prestasse maggiore attenzione alle ovvietà sarebbe meglio. Magari anche alla storia, che insegna sempre, ma non è mai ascoltata come si dovrebbe. Che poi si credesse alla teoria dei venti di Aristotele – teoria fantascientifica – è un altro paio di maniche: quel che stupisce è che i romani si interessavano alla sicurezza degli edifici. Cosa che si perde già nel Medioevo, intriso com’è di superstizione. Che c’entra? C’entra che il terremoto è interpretato come una punizione divina, e così si accetta senza porsi troppi problemi. Eppure le pievi romaniche del parmense hanno retto egregiamente.
Ci vogliono umanisti del calibro di Leonardo da Vinci perché si riscopra l’interesse per il demone del terremoto. Leonardo è un genio, ma non escogita soluzioni stravaganti, proprio perché l’essenziale sta nelle cose semplici, come in travi che si possono collocare fra i muri portanti degli edifici. Ma il primo grande architetto che teorizza – e mette in pratica – in concetto di costruzione antisismica è il napoletano Pirro Logorio, l’architetto del Parco dei Mostri di Bomarzo – per intenderci -, che studia il caso del terremoto che colpì Ferrara nel 1570, evento tragico, certo, ma che gli offre l’occasione per stendere il Trattato de’ diversi terremoti, in cui compare il progetto di prima casa antisismica. Bisognerà attendere la metà del ‘700 perché venga progettata la gaiola portoghese presa a modello da Pombal per ricostruire Lisbona rasa al suolo. Ligorio ha il merito indiscutibile di comprendere che, se la terra non può essere intelligente, lo deve essere l’uomo, che dalla terra può trarre frutti, ma anche morte. Non l’uomo al servizio della terra, ma la terra al servizio dell’uomo, nel bene e nel male. Vivere sicuri nelle proprie abitazioni è – parole testuali – “un dovere dell’intelletto umano”. Perché Ferrara non ha dedicato un monumento a Pirro Ligorio?
Ma passiamo al Seicento, secolo segnato da molteplici catastrofi sismiche, che sollecitano gli studi di Cartesio in Francia e a Francesco Travaglini in Italia, nome anche questo sconosciuto, ma che ha gettato le basi per comprendere la reale causa del terremoto: le onde sismiche. Nel secolo successivo è il veneziano Eusebio Sguario che distingue analizza gli effetti del moto ondulatorio e sussultorio sugli edifici, proponendo di aumentare la compressione sulle murature. Sempre nel ‘700 è Francesco Milizia ad esaminare il problema, e allora pensa di spostare il baricentro verso il basso: il progetto però è privo della venustas vitruviana, prevede poche aperture e risulta esteticamente discutibile.
Infine, voglio ricordare Francesco La Vega, che verso la fine del ‘700 propone un edificio intelaiato riempito di terra e paglia, che trova fortuna nell’Italia meridionale, al tempo dei Borbone, che stipulano le Normative Pignatelli (1784) che impongono rigide norme. Norme che pochi anni dopo saranno snobbate per pure ragioni politiche. La storia sarebbe ancora molta lunga, ma con l”800 la sismologia trova sempre più terreno fertile, più in ambito scientifico che legislativo. La speculazione edilizia del Secondo Dopoguerra lo dimostra. Risuonano a vuoto le parole di Pertini dopo il terremoto in Irpinia. I terremoti sono legittimi (la Terra non segue leggi, se non quelle fisiche attribuitele dall’Uomo). Disinteressarsi delle norme antisismiche non solo è illegittimo, ma diabolico.
FRANCESCO GALLINA ha 24 anni ed è pramzän dal säss.
Laureato in Lettere Classiche e Moderne, è critico letterario, docente, blogger, narratore e autore di articoli e saggi accademici su letteratura, poesia, filosofia e arti dello spettacolo.