di Giovanna Maggiori
Iniziata il 13 gennaio, presso la Triennale di Milano, l’esposizione di quadri e disegni dedicata a Vitriol, il personaggio fantastico inventato dal critico d’arte, pittore e filosofo.
È Vitriol, il personaggio nato dall’immaginazione di Gillo Dorfles, il protagonista della mostra a cura di Aldo Colonetti e Luigi Sansone che, dal 13 gennaio al 5 febbraio 2017, è ospitata alla Triennale di Milano. Il protagonista immaginario è stato presentato per la prima volta in un dipinto del 2010, che è in esposizione, ed è personaggio principale anche negli altri 18 disegni e appunti esposti, realizzati nella seconda metà del 2016 dal grande critico.
“Ognuno deve costruirsi il suo Vitriol”. E’ l’auspicio del filosofo e pittore, 106 anni portati con disinvoltura. “Io sono l’inventore ma in quanto inventato gli si può attribuire qualsiasi qualità, ognuno cerchi il suo, la ricerca in campo artistico non può finire mai”. Spiega Dorfles: “attraverso la figurazione, molto spesso si riesce ad andare al di là della propria ‘conoscenza cosciente’, per approdare a una sorta di rappresentazione dell’inconscio: alcuni mie disegni provengono dall’inconscio, e si affacciano sul foglio di carta attraverso elementi figurativi che ovviamente derivano da uno stato di coscienza, non razionalizzato. Esattamente come diceva il filosofo austriaco Rudolf Steiner, creatore dell’antroposofia”.
I disegni proposti in mostra riportano anche appunti, citazioni in tedesco di Goethe, Jung, Steiner, più una serie di parole e di numeri che prima di essere parole sono disegni, composizioni, linguaggi da decifrare.
Il nome del personaggio creato da Dorfles è uno degli acronimi più utilizzati dagli alchimisti, le cui iniziali stanno al posto di `Visita Interiora Terra e Rectificando Invenies Occultum Lapidem´, ovvero `Visita l’interno della terra e, con successive purificazioni, troverai la pietra nascosta´, che è la vera medicina.
Vitriol sembra arrivare da un altro mondo e si trasforma, in questi ultimi disegni, in una figura, certamente fantastica, ma che nel suo insieme ci ricorda da dove veniamo, chi siamo ma soprattutto dove tentiamo di andare. L’insieme dei disegni può essere considerato come un saggio filosofico, nel quale la dimensione estetica ci parla di un corpo diverso da quello fisico ma che “non è ancora la pura spiritualità”, come sottolinea lo stesso Dorfles.