Dalle 11:44 del 21 dicembre 2016 siamo ufficialmente in inverno. È quello infatti il momento che sancisce l’inizio dell’inverno (astronomicamente parlando) e soprattutto stabilisce il giorno più corto dell’anno, con appena 8 ore e 55 minuti di sole. Da quel momento in avanti, le giornate si allungano. Anche se aspettiamo con più ansia quello estivo, il solstizio d’inverno è un momento astronomico che porta con sé una ricchezza di tradizioni e curiosità. Ecco le più importanti tra lo scientifico, l’astronomico lo e storico.
LETTERALMENTE SIGNIFICA “SOLE FERMO”- Solstitium è una parola latina (da sol, sole, e sistere, stare fermo) che indica una “fermata” del Sole, una apparente “pausa” nel cammino che la nostra stella sembra compiere nella volta celeste. Nei giorni intorno al solstizio d’inverno infatti, il Sole sembra smettere di calare rispetto all’equatore celeste e “fermarsi” in cielo per poi invertire il suo cammino e iniziare il moto di avvicinamento all’equatore celeste (che porterà le giornate ad allungarsi).
IL SOLE INVITTO – Durante il solstizio d’inverno, quindi, il Sole pare precipitare nell’oscurità per poi tornare a mostrarsi vitale e invincibile già a partire dai giorni successivi. Ecco perché gli antichi romani celebravano, nei giorni attorno al solstizio invernale, la festa del “Sol invictus”, una celebrazione della rinascita che secondo alcuni rappresenterebbe l’origine pagana del Natale.
SATURNALI, SESSO E “PENSIERINI”- Nell’antica Roma, a cavallo del solstizio d’inverno – dal 17 al 23 dicembre -, erano previsti i Saturnali, le feste dedicate al dio dell’agricoltura Saturno con banchetti e sacrifici. Durante i festeggiamenti si ribaltavano i ruoli: lo schiavo, nominato princeps, assumeva tutti i poteri e indossava la maschera. Le classi sociali erano temporaneamente abolite: ci si vestiva tutti allo stesso modo e per gli schiavi era l’unica occasione di assaporare il gusto della libertà, prendendo fittiziamente il posto dei loro padroni.Da alcuni epigrammi di Marziale sappiamo che i Romani in questa occasione si scambiavano regali economici come dadi, candele di cera colorata, abiti, libri, una moneta, piccoli animali domestici. Il tutto tra orge e banchetti senza fine.
È IL GIORNO PIÙ CORTO DELL’ANNO – O meglio, è il giorno con le minori ore di luce: dal 22 dicembre in poi, le giornate andranno progressivamente allungandosi. Quello di oggi sarà anche il giorno il cui il nostro emisfero riceverà il minimo dell’irradiamento solare. Il Sole sorgerà oggi, nel nostro emisfero, nel punto più meridionale dell’orizzonte Est, e culminerà a mezzogiorno alla minima altezza. Nel giorno del solstizio d’inverno il Sole, nel suo moto apparente, raggiunge il punto più basso del percorso sotto l’equatore celeste e delinea l’arco diurno più corto tra il Sud-Est e il Sud-Ovest. Pertanto in Italia si assiste al giorno con meno Sole: 8 ore e 55 minuti. Ma in questo periodo, per noi il più freddo, paradossalmente il Sole è più vicino alla Terra, a causa della ellitticità dell’orbita terrestre. Il 2 gennaio alle ore 23.00, infatti, si avrà il passaggio della Terra al perielio, a oltre 147 milioni di chilometri.
NON CADE NECESSARIAMENTE IL 21 DICEMBRE – Nel 2015 è stato il 22. La spiegazione ha che fare con la differenza, reale, tra l’anno tropico (o solare) su cui si basa il calendario gregoriano che usiamo, e l’anno siderale (il periodo orbitale della Terra) che è pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Il nostro calendario si ferma a 365 giorni, lasciando fuori, ogni anno, un po’ più di sei ore: un ritardo che si ripercuote anche sulle date di equinozi e solstizi e che si recupera, ogni 4 anni, con l’aggiunta di un giorno a febbraio (anno bisestile). Ecco perché il solstizio cade a volte il 21, e altre volte il 22.
PER LA SCIENZA, È UN GIORNO IMPORTANTE – Il giorno del solstizio invernale è legato a importanti scoperte e missioni scientifiche. Era il 21 dicembre 1898 quando Marie e Pierre Curie scoprirono il radio, dando inizio all’era atomica. Il 21 dicembre 1968 fu anche lanciato l’Apollo 8 (nella foto), la prima missione lunare con equipaggi umano.
PER GLI ANTICHI ERA SIMBOLO DI RINASCITA – In tempi in cui la stagione invernale coincideva con un periodo di fame e alta mortalità, il momento astronomico che segnava la fine del buio e un graduale ritorno alla luce era una ricorrenza da festeggiare. Nella tradizione germanica e celtica, il solstizio d’inverno coincideva con la festa di Yule: si accendeva il fuoco, si macellavano gli animali e si banchettava sulle ultime riserve di carne disponibili (anche per evitare di dover sfamare gli animali nei duri mesi successivi). Sembra che proprio queste celebrazioni abbiano introdotto gli alberi sempreverdi come simbolo della vita che resiste all’inverno e alle avversità: una tradizione che è poi entrata di diritto nelle celebrazioni del Natale.
STONEHENGE È PIÙ BELLO – In migliaia accorrono ogni anno a Stonehenge per celebrare il solstizio d’inverno. In epoca moderna il sito neolitico è preso d’assalto soprattutto in occasione del solstizio estivo. Ma per chi lo edificò era forse più importante il solstizio d’inverno, il momento in cui si macellavano gli animali e la fermentazione del vino e della birra aveva raggiunto il suo apice. Si pensa che Stonehenge sia stato accuratamente allineato su una linea visuale studiata per godere appieno del tramonto nel giorno del solstizio d’inverno.