Il programma elettorale del Movimento 5 stelle in tema di disabilità inizia così: “L’obiettivo principale è migliorare la qualità di vita di tutti i disabili, favorirne una vita indipendente e la piena partecipazione alla società”.
È’ durissimo l’intervento di Giuseppe Bizzi, che ne ha per tutti, Rossi in primis.
“Parole che suonano oggi come una beffa davanti al taglio del 25% delle ore degli educatori scolastici che l’assessore Rossi chiede agli istituti di applicare a partire dal 1° febbraio fino alla fine dell’anno scolastico. Poi, nessuna certezza.
Un taglio lineare sull’integrazione che è inaccettabile. In base a quale criteri i dirigenti scolastici dovrebbero ridurre o addirittura eliminare ore di affiancamento ad alcuni studenti disabili piuttosto che ad altri, davanti a una certificazione del fabbisogno orario da parte di neuropsichiatri? Tutto questo in una situazione che vede già scuole ed educatori muoversi spesso sotto il limite delle reali necessità dei ragazzi.
Hanno fatto benissimo i dirigenti scolastici e i rappresentanti dei genitori a esprimere, nell’incontro avuto con l’assessore e il sindaco, tutto il loro sconcerto per un approccio improvvisato e semplicistico a questioni complesse che toccano profondamente la vita delle persone. Uno sconcerto che non può che aumentare davanti alla lettura dell’attacco ai dirigenti scolastici che l’assessore, dopo l’incontro, ha fatto attraverso il suo blog, di fatto paragonandoli a coloro che “a seconda dell’interesse tutelato butterebbero dalla torre i bambini o gli anziani o gli stranieri o le persone disabili pur di salvaguardare il loro singolo ambito di tutela”. Parole offensive e fuori misura, assolutamente inadeguate per chi riveste un ruolo istituzionale e dovrebbe dimostrare maggiore stile e rispetto.
I presidi hanno il diritto e il dovere di esprimere contrarietà ad una scelta amministrativa che chiede loro di operare tagli che peggiorano la didattica e l’integrazione degli istituti di cui sono responsabili. La partecipazione è la capacità di coinvolgere nelle decisioni chi ne è parte in causa. Invece questa amministrazione, ancora una volta, la intende come la comunicazione di una decisione già presa, per di più con la pretesa che nessuno avanzi critiche davanti a un tale pasticcio.
Questo è infatti il triste epilogo che arriva dopo settimane in cui l’amministrazione, dopo avere annullato il bando biennale per gli educatori scolastici, ha lasciato nell’insicurezza famiglie, scuole e lavoratori. Tutto questo senza nessun coinvolgimento delle parti interessate, della commissione welfare e del consiglio comunale. Come se fosse una faccenda di ordinaria amministrazione, un taglio di spesa tra i tanti di cui incolpare il governo.
E’ invece da queste scelte che si misura la visione culturale, la sensibilità e la capacità di un’amministrazione di individuare le priorità. Tutelando i cittadini più deboli e non colpendoli per primi. Creando un clima di ascolto e collaborazione e non di inutile conflitto.
Ma di tutto questo l’assessore Rossi, che come responsabile del welfare dovrebbe difendere le priorità della coesione sociale, sembra incapace. Basti pensare a come ha precipitosamente annullato il Quoziente Parma senza introdurre altre forme di attenzione alla realtà familiare. O a come ha cercato di vendere, senza riuscirvi, il Romanini, trasferendo comunque gli anziani ospitati, senza coinvolgerne le famiglie e perdendo definitivamente i posti in convenzione dell’Asp. O a come ha annunciato il trasferimento di tutti i disabili adulti in altri centri rispetto agli attuali, salvo dover fare marcia indietro davanti alla motivatissima opposizione delle famiglie, anche in quel caso lasciate fuori da ogni percorso decisionale condiviso. Ora tocca agli studenti diversamente abili.
Ma in ciascuno di questi casi non sono solo le persone direttamente coinvolte a pagare. E’ tutta la città che, anziché beneficiare di forme di welfare sempre più innovative e avanzate, arretra rispetto alla qualità che l’aveva da sempre contraddistinta.
Nel discorso di Sant’Ilario il sindaco ha detto che, dopo la semina, il 2015 sarà il momento del raccolto. Purtroppo la semina non è stata sapiente e il primo frutto dell’anno ha il sapore amaro dell’esclusione sociale”