“Un tragico incidente, si è attaccato alla mia felpa e non si staccava, altri pusher ci inseguivano e mi sono spaventato, per questo ho accelerato”.
Parla Luca Vescovi, in carcere dal 5 novembre dopo la convalida del fermo per i drammatici fatti della notte di Halloween in Via Gobetti, minuziosamente ricostruiti da Scientifica e Squadra Mobile, costati la vita a Thankgod Omonkhebele, giovanissimo pusher nigeriano.
Come riporta la Gazzetta di Parma, Vescovi avrebbe reso dichiarazioni spontanee dando la propria versione dei fatti. Innanzitutto, “non ho acquistato marijuana, ma cocaina” – avrebbe precisato il 35enne, parmigiano ma residente a Poviglio, in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato e rapina.
A conferma che Thankgod vendesse anche coca, i quattro ovuli trovatigli addosso. Poi, la ricostruzione sommaria degli eventi successivi all’acquisto: “Ho pagato, giura il 35enne, ma lui si è attaccato alla felpa, altri suoi “colleghi” venivano verso di noi, mi sono spaventato e sono partito”.
Forse proprio la “carica dei pusher”, che ha terrorizzato una mente annebbiata e eccitata da una serata a base di alcool e cocaina, ha rotto il fanalino posteriore della Punto? Ma cosa volevano, se la dose era stata pagata?
Dubbi, domande senza risposta. Indagini che continuano, mentre restano sull’asfalto due vite spezzate, quella del 22enne nigeriano, e quella di un 35enne “sbandatello” che rischia di passare molti, moltissimi anni in carcere per “un incidente”.