Cosa succede all’Aeroporto Verdi? Una sfilza di tavoli istituzionali in questi anni avevano sempre scongiurato la chiusura per fallimento, seppur lasciando una sensazione di precarietà.
Grazie ai finanziamenti di 5 milioni di euro da parte degli imprenditori capeggiati da Alberto Figna nel 2015 si era riusciti a farlo tirare avanti. Il 2016 era partito con pochi voli nonostante la gestione del Verdi, Regione e Comune avessero annunciato un piano industriale già bello che pronto.
Un sospiro di sollievo era arrivato quest’estate con l’arrivo della Mistral air, compagnia aerea delle Poste Italiane, che aveva promesso tanti voli per Lampedusa, Catania e Olbia oltre a un servizio cargo. Poco dopo l’accordo con la Ethiat Airways, nota compagnia degli Emirati Arabi.
Lo scorso 10 ottobre una conferenza stampa in pompa magna aveva fatto sognare il futuro roseo che aspettava il Verdi. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, promette 12 milioni di euro di finanziamenti per i lavori di ampliamento dell’infrastruttura. Il sindaco Federico Pizzarotti ne promette 2 di milioni nelle opere compensative, che siano allacciamenti stradali o altro. Grande apprezzamento e collaborazione anche dal presidente della Provincia Filippo Frittelli. Secondo i piani regionali sembra che il Verdi, entro il 2018, diventerà l’importante nodo specializzato nei cargo, punto nevralgico dell’economia imprenditoriale della Regione. (leggi Aeroporto Verdi: 12 milioni dalla Regione e 5 dagli industriali, si punta sui cargo)
Neanche una settimana dopo la Sogeap, azienda che gestisce di fatto l’aeroporto, annuncia ai suoi dipendenti che 25 di loro dovranno passare in cassa integrazione. Mancherebbe liquidità e questa sarebbe una misura necessaria visto il calo di voli in programma. E le tante promesse fatte? Il super piano industriale che doveva risollevare e far risplendere il Verdi? I sindacati storcono giustamente il naso.
A confondere ancora di più le acque arriva Ryanair che il giorno dopo annuncia nuovi voli Parma-Cagliari dal 1 dicembre. Tratta che verrà percorsa ben 3 volte a settimana anche durante l’inverno, come d’estate. Un mese prima la stessa compagnia aerea aveva cancellato i voli per Londra dal 1 novembre.
E intanto i dipendenti turnisti, che per 4 anni hanno fatto i sacrifici per mandare avanti l’aeroporto nonostante le mille difficoltà economiche, oggi, si sentono presi in giro. Nessuno ha toccato gli stipendi e i benefit dei dirigenti.
LA REAZIONE DEI SINDACATI E LA RICHIESTA DI CASSA INTEGRAZIONE – Arriva la notizia che la Sogeap, società che gestisce il Verdi, ha chiesto la cassa integrazione per per 25 lavoratori.
Ora i dipendenti sono in trattativa, mediati dai sindacati. Una mancanza di liquidità avrebbe costretto l’azienda a chiedere tali misure. La cassa integrazione verrebbe anche motivata dal fatto che, in vista della cancellazione di alcuni voli, l’aeroporto penserebbe di ridurre le ore di apertura dello scalo e quindi avrebbe bisogno di meno personale.
Non c’è stata ancora una lettera formale ai sindacati da parte dell’azienda ma di fatto è tutto ufficiale.Questa mattina si è già tenuto un incontro tra le parti per parlare della situazione e il prossimo 25 ottobre si terrà il prossimo. I 25 dipendenti che si son visti arrivare la prospettiva di una imminente cassa integrazione sono soprattutto quelli operativi. I dipendenti dell’amministrativo non sembrano essere toccati dalla nuova misura di taglio dei costi. “Sembra un tentativo maldestro di fare cassa e una richiesta che non risolverà di certo i problemi. Le cose non cambieranno molto se ci saranno due o tre persone in meno in turno quando mancano 2,5 o 3 milioni di euro per far funzionare tutta la macchina dell’Aeroporto Giuseppe Verdi. Sono palliativi più che correttivi” ha dichiarato Paolo Chiacchio, segretario generale Filt Cgil.
Secondo Chiacchio la volontà dell’azienda sarebbe quella di poter chiamare i dipendenti solo a necessità, una sorta di lavoro a chiamata quando vengono programmati dei voli in più. La richiesta poi arriva senza tanti sentori di allarme. “Vorrebbero una maggiore flessibilità ma non è ammissibile che una persona non sappia se il giorno dopo dovrà fare solo due ore o di più. O che possa lavorare solo un giorno e due no -continua il segretario di Cgil – La posizione del sindacato è che non si possa chiedere la cassa integrazione per fare soldi invece che per dei reali esuberi. Per quanto riguarda la concessione di alcuni part-time si parla di decisioni individuali, nel caso ci siano dipendenti che volessero richiederlo l’azienda sarà ovviamente ben disposta ma quello che la Sogeap chiede oggi è la cassa integrazione. Se non ci sono soldi torniamo indietro a 2 anni fa quando si è rischiata la liquidazione”.
Le dichiarazioni fatte lo scorso 10 giugno in pompa magna “lasciano con l’amaro in bocca – commenta Chiacchio – Non ci convince il fatto che abbiano fatto una conferenza stampa sullo sviluppo che ha sentito il presidente della Regione promettere 12 milioni per ampliare le infrastrutture e solo qualche giorno dopo si chieda il taglio dell’organico. Inoltre manca totalmente un piano industriale vero. Non c’è chiarezza nemmeno sui tempi di questi progetti futuri”. Secondo i sindacati un ridimensionamento del personale potrebbe essere coerente solo se si disponesse di un programma effettivo che converti l’attività e si indirizzi realmente ai Cargo. Programma che al momento sembra fumoso. “Si parlava di una conversione a tre anni ma come ci arriviamo al 2018? Con un aeroporto chiuso o con dipendenti che lavorano un giorno si e uno no?” conclude amaramente Chiacchio.
Della stessa opinione anche Fabio Piccinini e Simona Fiorenza di Uiltrasporti Emilia che commentano attraverso questo comunicato:
“Una ripresa che ha quasi il sapore della presa in giro dopo l’incontro di venerdì scorso fra sindacati e vertici aziendali. Tema centrale del giorno è stata la richiesta di apertura di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti della Sogeap.
Non vogliamo in nessun modo appuntarci la medaglia dei primi a rendere pubblica la notizia della richiesta di cassa integrazione avanzata da SO.GE.A.P: (già nota a seguito dell’incontro con la direzione aziendale tenutosi il 14 ottobre scorso),prima di divulgare la notizia sui giornali e rilasciare roboanti dichiarazioni abbiamo preferito parlare con i lavoratori, incontrarli in un’assemblea lunga e complicata per cercare di trovare una valida alternativa a questa ennesima richiesta di sacrificio.
I dipendenti della società di gestione lavorano sotto organico ‘per risparmiare’ ormai da diversi anni e si sono sempre schierati accanto alla dirigenza in questa lotta per la sopravvivenza. Da ormai quattro anni il bene comune aziendale viene sempre prima dei bisogni individuali.
Ora però si è giunti all’esasperazione e per scongiurare la triste possibilità della cassa integrazione stiamo studiando alterative contrattuali di solidarietà.
Siamo fermamente convinti che non sarà certo sulle spalle dei dipendenti turnisti assunti al quarto livello, che secondo le parole dei vertici aziendali, saranno i più coinvolti dalla cassa integrazione, che si riuscirà a racimolare la liquidità di cui si ha bisogno.
Liquidità necessaria per arrivare indenni al momento in cui le parole e le promesse di Regione e Comune diventeranno realtà e si concretizzeranno con i famosi soldi promessi.
Se davvero cassa integrazione deve essere sarà nostra cura vigilare sul coinvolgimento di tutti i lavoratori, nessuno escluso e che le figure apicali dell’azienda diano esempio e sostegno concreto in questa fase così drammatica, non si può chiedere il sacrificio solo ad una parte di lavoratori e preservare benefit e stipendi pieni per altri. Siamo per questo pronti anche a portare la discussione nelle sedi più opportune affinché venga applicata l’uguaglianza di trattamento in questo passaggio.
E’ evidente che il piano strategico di rilancio dell’aeroporto varato qualche mese fà, non ha seguito i tempi dettati dalle risorse confluite con l’investimento dell’unione industriale di Parma e con le promesse di sostegno da parte degli enti locali e regionali.
La società ha infatti dichiarato che le risorse oggi disponibili, non sono allineate ai tempi previsti per la realizzazione delle varie opere infrastrutturali utili al rilancio della struttura e dell’area, pertanto nelle prossime settimane i soci di SO.GE.A.P. dovranno decidere quale tipo di azione intraprendere per traghettare l’azienda in costanza della date individuate nel piano strategico.
Una cosa è certa i lavoratori dell’aeroporto non possono più tollerare ulteriori pesi sulle spalle e vivere per l’ennesima volta un clima di allarmismo generale, per questa ragione oggi come in passato la UILTRASPORTI a fianco dei lavoratori lotterà per arrivare ad un aeroporto autosufficiente con tutte le azioni che insieme a loro riterremo opportuno mettere sul campo, è evidente però che la richiesta urgente e non più differibile, è che le istituzioni e gli enti agiscano con azioni concrete, non è più tempo di proclami pubblicitari… specie se di tipo pre elettorali. Nessuna scusa sull’aeroporto Giuseppe Verdi, ognuno deve fare la sua parte“.