Nella vita, a fare la differenza sono sempre i numeri. Quelli del conto in banca, di altezza e peso, di gol segnati. I numeri sono una variabile esatta: difficilmente sbagliano, anche se a volte possono essere bugiardi.
I numeri della presenza di stranieri regolari in città parlano chiarissimo: nel 2005 erano 14.630, ovvero l’8,3% della popolazione “autoctona”. Nel 2015, sono 26.700, stima lievemente per eccesso, equivalente a un 15,5 %. Tradotto, negli ultimi dieci anni sono raddoppiati, con una crescita media di 2-3mila unità per anno.
Gli italiani, alla faccia del fertility day tanto acclamato, fanno meno figli, gli stranieri di più, è presto fatto, potrebbe dire qualcuno. Ma non è così. O comunque, è troppo limitativo.
Perché l’aumento , fino alla sovrabbondanza, lo ha fatto anche l’immigrazione indiscriminata, l’Europa coi suoi 35 euro quotidiani alle cooperative rosse che hanno iniziato a proliferare, trasformando la disperazione in business.
“Uno che viaggia sotto un camion o in una stiva è disperato davvero” – dice qualcuno. Ma nessuno si ferma mai a pensare che non è con il pietismo che si risolvono le cose? Ok, sono disperati, vengono qui, stanno per un tot di tempo inseriti nel percorso di accoglienza.
Poi, col loro bel permesso di soggiorno da asilo politico o motivi umanitari, rimangono in città. Senza un lavoro, perché mentre gli immigrati aumentano, le possibilità di occupazione calano a dismisura, senza una casa. E che fanno? Delinquono. Rubano nelle nostre case, spacciano morte ai nostri figli.
“E’ quello che cerco d far capire al Prefetto da tempo, ma senza successo” – spiega Fabio Rainieri, leghista, vice presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, da sempre contro l’immigrazione indiscriminata. “Nessuno dice che gli immigrati sono cattivi a prescindere, ma se non hanno un lavoro, una vita, cosa devono fare? E ormai il lavoro non c’è nemmeno per gli italiani” – ricorda. E a proposito di numeri “una piccolissima parte dei migranti fugge veramente da guerre, persecuzioni, carestie. Gli altri cercano semplicemente una vita migliore, magari a non far niente a sbafo a spese nostre, perché internet arriva anche al loro paese e lo sanno”.
Dunque un problema più sociale, che di crudeltà. Un circolo vizioso di nullafacenza che porta alla delinquenza, ed al fastidio che sfocia in razzismo. Dimostrazione palese, la foto in calce, pubblicata da un parmigiano su Facebook e divenuta “virale”: una schiera di neri appollaiati alle mura del Battistero, nella nostra Parma, nella nostra piazza, contro la nostra bellezza, smartphone alla mano, a godere dell’ombra.
Con i commenti, ovvi, tra lo schifato e il rabbioso. “Ecco “le nostre risorse” cm li chiama la Boldrini al lavoro in centro città !!! Tutti cn lo Smart phone😂” – scrive qualcuno. “Non commento sennò mi danno del fascista” – replica un altro.
E noi lavoriamo, in tutto ciò. Si, per mantenere loro, che ci deruberanno. Non è razzismo, ma logica. Quella dei numeri, che magari mentono ma non sbagliano. Mai.
(Francesca Devincenzi)