“Oggi ho scritto una lettera a Beppe, ecco il testo”.
Inizia così un lungo post su Facebook del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che dopo le recenti e arcinote polemiche (LEGGI), seguite dalla riunione di lunedì sera coi propri fedelissimi , scrive a Grillo una lettera durissima. E chiara: “Il tempo dell’attesa è finito”.
Ecco il testo.
“Caro Beppe Grillo,
sono passati sessanta giorni da quando mi è stato chiesto di presentare controdeduzioni a una sospensione che reputo ingiusta e illegittima, ma non mi è chiaro se siano stata presa in esame e da chi. Se non c’era fretta di prendere una decisione, mi chiedo il motivo dell’ultimatum di dieci giorni a un sindaco del Movimento 5 Stelle, che ha sempre fatto della serietà e della responsabilità punti di riferimento dell’attività di governo.
Peraltro il recente pronunciamento del tribunale di Napoli, chiamato a rispondere sul caso delle espulsioni di alcuni attivisti, conferma ciò che ho esposto nello scritto che ti ho presentato: la sospensione è stato un atto di forza illegittimo, probabilmente il pretesto da parte di qualcuno per neutralizzare la critica interna, che in democrazia è necessaria.
A questo fatto che denota scarso rispetto, nei confronti miei e della città, si è aggiunta una indifferenza totale continuata negli anni, incomprensibile sotto ogni punto di vista. Durante il periodo dei ballottaggi ho evitato di alimentare polemiche e risposte pubbliche e, pur continuando a rispondere a fredde email, ho richiesto con forza un incontro e chiarimenti faccia a faccia. Do atto che ci sono stati momenti di attrito, come è normale nel dibattito interno a un movimento votato da milioni di italiani, ma ciò non può e non deve giustificare offese verso la mia persona – in passato pubblicate sul blog -, né freddezza e distacco verso l’istituzione che rappresento. Tra compagni di squadra si litiga e si discute ma ci si rispetta, tanto più se chi ha avanzato giudizi lo ha fatto con l’ideale di edificare un futuro sempre più solido, organizzato e maturo per il Movimento.
All’indomani delle ultime amministrative, poi, ho letto di un summit tra sindaci del Movimento – neo eletti e non – e il responsabile degli enti locali Luigi Di Maio. Tralasciando il paradosso di esserne venuto a conoscenza soltanto tramite i media e non, appunto, dal preposto ai Comuni, l’iniziativa mi ha stupito non poco dal momento che corrisponde a una mia precisa e reiterata richiesta avanzata due anni fa, all’epoca bollata come inutile. Tuttavia credo che se il tavolo di discussione fosse stato preso in considerazione già allora, oggi diverse problematiche interne sarebbero state risolte (vedi Comacchio, Gela e Quarto), i sindaci avrebbero alle spalle un rapporto più solido e coeso, mentre l’azione di governo locale risulterebbe ora condivisa e politicamente più forte.
Insomma, il rapporto interno del Movimento tra Roma e le periferie, per intenderci tra il Parlamento e i territori, oggi ci vedrebbe ancora più uniti, come ho sempre auspicato. Per un movimento che è diventato a tutti gli effetti un partito nazionale, ciò avrebbe rappresentato solo e soltanto uno scatto di maturità.
Invece sono stato etichettato come una sorta di politico vecchio stile. Il punto in realtà è un altro: Parma paga più di tutti il suo realismo, ovvero la capacità di calarsi nella realtà amministrativa senza perdere di vista i propri ideali. Per noi di Parma la politica è rappresentata dagli utopisti e dai realisti. I primi vivono dei propri ideali, i secondi li attuano tenendo i piedi nel fango.
Sono anche “colpevole” di portare avanti la richiesta di gettare le fondamenta di un meetup nazionale, un’assemblea di cittadini e portavoce, liberi ed uguali, per discutere pubblicamente e alla luce del sole indirizzi politici futuri in vista delle prossime, decisive Politiche, ma soprattutto regole chiare ed eque per tutti. Ti rendi conto che con un’organizzazione seria, oggi probabilmente Rimini e Ravenna sarebbero città amministrate dal Movimento? Qualcuno, novello Pilato, ha invece scelto di non candidare nessuno. Ti chiedo: la volontà è quella di lasciare che le varie correnti del Movimento lo logorino dall’interno? Decidere in una stanza chiusa regolamenti e indirizzi politici per poi, eventualmente, farli ratificare dalla rete? La rete è un mezzo, uno strumento, e non un soggetto politico. Sono convinto che prima o poi una forma simile di confronto sarà più che mai necessaria: per quanto innovativo e rivoluzionario, Rousseau non potrà mai, mai, rimpiazzare i rapporti umani.
Non ho timore a dire quel che penso: dovreste guardarvi le spalle dagli yes man, e non da chi ha invece l’onestà intellettuale di dire ciò che pensa mantenendo ben saldi e vivi i propri ideali.
L’atteggiamento poco maturo e di grave indifferenza nei miei confronti toglierebbe entusiasmo quasi a chiunque, non di certo a me. Ho sempre agito in buona coscienza, nell’interesse anzitutto di Parma e dei miei concittadini, i quali vengono prima di chiunque altro. Per questo il mio impegno per la città continuerà, non vi è alcun dubbio.
Concludo dicendo che chi guida il Movimento non può sottrarsi alle proprie responsabilità, soprattutto se è un movimento candidato a governare il Paese.
Non si può più non avere il coraggio di rispondere, perché l’Italia ha bisogno di uomini di principio, capaci di decisioni anche difficili. Ritengo quindi di aver diritto a delle risposte chiare.
Ritieni le mie risposte sufficienti? Se non a me, ai consiglieri con me eletti e alla mia città credo sia dovuta una spiegazione seria e circostanziata.
Calendarizziamo un incontro con Di Maio? E’ il responsabile dei rapporti con i comuni, e dovrebbe essere il primo anello di collegamento con noi, mentre continua a nascondersi dietro la tua figura. Sottrarsi ad un colloquio franco e chiarificatore non è una buona presentazione per chi ambisce a ruoli chiave nella politica Italiana.
Se non dovessero arrivare in tempi brevi risposte a entrambe le mie considerazioni di cui sopra, interpreterò l’atteggiamento per quello che è: la chiara volontà di arrivare a una rottura senza neppure il coraggio di assumersene la responsabilità. Nonostante mi senta ancora profondamente legato al Movimento 5 Stelle e al suo popolo, ritengo che la dignità dei miei concittadini venga prima di tutto. Questo limbo in cui avete tentato di isolarci non è rispettoso nei loro confronti e, giustamente, pretendiamo chiarezza. D’altra parte l’indifferenza non rende piccolo chi la subisce, ma chi la attua.
Il tempo dell’attesa è finito”.