Muore ad 83 anni Bernardo Provenzano, uno dei criminali italiani più conosciuti per essere a capo di Cosa nostra. Venne arrestato dopo una latitanza di 43 anni l’11 aprile del 2006 in una masseria di Corleone, a poca distanza dall’abitazione dei suoi familiari e passò dal 2011 all’aprile del 2014 al 41 bis di via Burla a Parma. Venne poi sostitiuto a Parma dal boss Toto Riina.
Provenzano era malato da tempo ed era detenuto al regime di 41 bis nell’ospedale San Paolo di Milano. Tutti processo in cui era ancora imputato, tra cui quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, erano stati sospesi perché il boss, sottoposto a più perizie mediche, era stato ritenuto incapace di partecipare. L’ultima diagnosi dei medici scriveva: grave stato di decadimento cognitivo, lunghi periodi di sonno, rare parole di senso compiuto, eloquio assolutamente incomprensibile, quadro neurologico in progressivo, anche se lento, peggioramento. Nelle loro conclusioni i medici dichiaravano il paziente “incompatibile con il regime carcerario”, aggiungendo che “l’assistenza che gli serve e’ garantita solo in una struttura sanitaria di lungodegenza”. Da anni l’avvocato del boss, Rosalba Di Gregorio, aveva chiesto senza successo, la revoca del regime carcerario duro e la sospensione dell’esecuzione della pena per il suo assistito, proprio in virtù delle sue condizioni di salute.
La moglie e i figli di Provenzano, giunti a Milano il 10 luglio scorso, il giorno stesso sono stati autorizzati a incontrare il loro congiunto: lo rende noto il Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia.
Durante la permanenza al carcere di Parma erano sorte diverse polemiche a causa delle condizioni di salute dell’uomo. Provenzano infatti era caduto alla fine del 2012 ed era stato soccorso dal personale della polizia penitenziaria e ricoverato d’urgenza all’ospedale di Parma.
“Bernardo Provenzano, per me, non è morto oggi ma quattro anni fa quando era caduto in carcere. In realtà da quel momento, il 41 bis è stato applicato alla moglie e ai figli, dal momento non era più in grado di intendere e volere, e neppure di parlare” dice Rosalba Di Gregorio, legale del boss.
“Il regime di 41 bis in nulla ha aggravato lo stato di salute di Provenzano: anzi nei due ospedali in cui è stato (Parma e Milano) ha ricevuto cure puntuali ed efficaci“, precisa Roberto Piscitello, direttore generale dei detenuti e del trattamento del Ministero della Giustizia.