L’Istat conferma: diminuisce la speranza di vita alla nascita. Nel 2015 la speranza di vita alla nascita era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne. Nel 2014 però era più alta: 80,3 per gli uomini e 85 per le donne. Diminuzione non rilevante, circa 3 mesi certo, ma è un’inversione di tendenza in negativo, ed è la prima volta da molti anni a questa parte.
Con buona pace dei politici che sostengono sia ancora necessario alzare l’età pensionabile (!) e il governo Renzi che continua a muoversi nel delicatissimo settore della previdenza senza avere nessun preventivo confronto con le organizzazioni sindacali e dialogo con le parti sociali prima di emanare leggi e decreti, commettendo così gli stessi errori tecnici e sociali che fece l’ex-ministro del lavoro, Elsa Fornero.
Come è accaduto per il decreto sul part-time agevolato in uscita per i lavoratori prossimi alla pensione firmato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti , che l’Ugl ha già bocciato perchè oneroso per chi lo accetta, fastidioso per l’azienda e non risolve il problema dell’istituzione di un sistema di flessibilità in uscita come correttivo alla riforma Fornero, che ha portato l’età della quiescenza in Italia in vetta all’Europa ,ed ha fatto scattare clausole peggiori delle leggi precedenti.
“Ridotta l’aspettativa di vita , urge nel più breve tempo possibile ridurre degli stessi mesi il tempo di attesa per la pensione”: propone Tullia Bevilacqua , segretario regionale confederale Ugl Emilia Romagna , che mette all’indice il blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero che riguarda 6 milioni di pensionati e le modifiche peggiorative per le pensioni di vecchiaia ed invalidità.
Misure avallate dal governo Renzi su cui il sindacato Ugl si batte da mesi.
L’Inps ha confermato che ad inizio anno il numero di coloro che sono andati in pensione è inferiore del 35% rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno scorso. Si tratta di una cifra considerevole, composta soprattutto da donne che si son viste alzare in pochi mesi lo scalino della pensione di 3 e anche 4 anni.
E destano sconcerto nel sindacato le uscite del Presidente Inps Boeri che chiedendo flessibilità in uscita senza costi per le imprese o lo Stato prefigura , spalleggiato dal governo Renzi, la beffa che a correggere i danni provocati dalla Fornero debbano essere chiamati proprio le sue prime vittime: i lavoratori.
“E’ assolutamente necessario mettere mano a quel mostro giuridico che è la legge Fornero. Valutato il fallimento del jobs act che non ha prodotto occupazione stabile, in un Paese dove la disoccupazione giovanile supera il 35% e l’impoverimento generale è l’unica statistica che bisognerebbe far scendere, piuttosto che l’aspettativa di vita è necessario invertire le politiche governative che colpiscono sempre e comunque i pensionati che , nonostante la crisi ed i risparmi familiari ridotti, rifungono ancora da “ammortizzatori sociali”. E’ necessario modificare la legge sulle pensioni che sposta progressivamente in avanti la data del “fine lavoro” e chiediamo che la si agganci davvero alle , adesso, ridotte aspettative di vita”: aggiunge Tullia Bevilacqua .
E il segretario regionale di Ugl Emilia Romagna precisa che sarebbe : “un’ operazione di ‘giustizia giusta’ ripristinare le vecchie norme a favore dei macchinisti ed i capitreno che, con le nuove norme, rischiano davvero di morire di vecchiaia sui treni e questo nonostante le convinzioni dell’ amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mazzoncini (“Non sono i macchinisti a guidare i Frecciarossa, ma Rfi”) che sminuisce ruolo e professionalità dei dipendenti di trenitalia. Macchinisti, capitreno e manovratori ferrovieri , lavoratori chiamati a particolari mansioni, delicate sotto il profilo della sicurezza e usuranti per la salute,che a causa della riforma Monti-Fornero si sono visti aumentare in una notte di circa 9 anni la soglia pensionistica”.
Circa 9mila dipendenti di Trenitalia, di Ntv e delle altre imprese operanti in Italia che non andranno più in pensione a 58 anni, ma a 67, come indicato nel Salva Italia 2011 del governo Monti alle prese con scadenze che mettono a rischio l’approdo pensionasti: l’ultimo piano aziendale di Trenitalia che prevede dagli 8mila ai 12mila esuberi entro il 2023. I macchinisti dei treni come i “ nuovi esodati” per effetto della riforma Fornero.