C’è tanto del Parma di ieri e il giorno prima in Leicester – Swansea, terminata 4-0. C’è tanto perché sulle panchine ci sono due Uomini, con la U maiuscola che per il Parma hanno dato tanto.
Il primo, salvò il primo Parma di Ghirardi, e con esso anche la faccia al porcellino di Carpenedolo, che appena arrivato se avete iniziato con una retrocessione non sarebbe andata benissimo… anche se all’epoca aveva ancora indosso il mantello di salvatore della patria. Anche se andò via scegliendo la Juve, nessuno in città è mai riuscito a detestarlo, perché si è distinto per classe e dedizione al lavoro, eleganza, basso profilo, normalità.
Qualche tecnico dopo, nell’ordine Di Carlo, Cuper, Manzo, Cagni, tutti in un anno o poco più, ecco Guidolin. C’è chi lo ha amato, chi lo ha sopportato, qualcuno forse non lo ha mai digerito. E’ arrivato con un’etichetta di “peso, falso prete, musone, chi più ne ha più ne metta”, ma…alla fine ha convinto tutti.
Ha trasformato la stagione di serie B in una cavalcata bellissima, con una festa finale all’allora Caruso in cui salì sul palco, cantò, ballò e si dimostrò poi non così musone. Cacciato per una bizza di Leonardi, che volle ad ogni costo il detestato e fallimentare Marino, se ne è andato con l’alone di rimpianto.
E forse, a Parma sarebbe tornato anche in D. E chissà che prima o poi, per i giri della vita e gli scherzi del calcio…
Domenica, per i giochi della vita, si sono trovati davanti in un calcio che somiglia loro molto di più di quello italiano: il campionato inglese. Ha vinto Ranieri, che sta dominando la Premier con una favola che somiglia tanto a quella del primo Parma di Scala, ha vinto Ranieri al quale auguriamo di finire da trionfatore, perché nell’Inghilterra che ha saputo ripulire il suo calcio da violenza e schifezze, per le favole c’è ancora il posto che qui non abbiamo più.
Ha vinto Ranieri, ma gli applausi li ha presi anche da Guidolin, perché dove il calcio è gioco e divertimento, la gioia è giocare, non solo vincere.
Ha vinto Claudio, e il cuore di Parma spera continui a farlo, e che l’anno prossimo tocchi a Francesco. Gentleman di un calcio per i quali l’Italia non ha mai saputo trovare il posto adeguato.