Parma corre veloce verso una “piattaforma fieristica regionale con una unica cabina di regia”. L’idea della Regione, che mediar alla fusione di Bologna, Rimini e Parma per rispondere alle strategie post Expo del gigante milanese.
“E’ necessario che le fiere si aggreghino e siano sempre più competitive: da qui la necessità di una unica società e su questo stiamo lavorando”, dice l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi.
Cosa può fare la Regione per dare nuova linfa al sistema fieristico della via Emilia?
ESTERO – «La strategia per l’internazionalizzazione è unica e le fiere ne sono un tassello — spiega Costi — Per il 2016 abbiamo messo in campo quattro bandi per 17 milioni di euro. Tre già avviati e uno partirà il prossimo 15 marzo per sostenere i processi di internazionalizzazione di piccole e medie imprese che non hanno mai affrontato, o solo saltuariamente, i mercati esteri. Si aggiunge il bando per attrarre imprese ad alta intensità occupazionale che prevede già 10 milioni di euro».
Se per Bologna l’obiettivo è trattenere Eima, il salone made in Bo delle macchine agricole che ha bisogno di 16.000 metri quadri di spazi espositivi per non fuggire a Milano nel 2016, si lavora anche su una fluidificazione del traffico che solitamente in caso delle fiere si intasa.
Inoltre, il nodo economico. Bologna Fiere, che farebbe da capofila per il sistema unico, deve realizzare il piano di restyling da 70 milioni. Il progetto è nero su bianco, ma mancano i soldi: il Comune di Bologna ha promesso 5 milioni. La Regione ci sta lavorando. I soci privati dell’expo (Fondazione Carisbo in testa) non sembrano intenzionati a intervenire con un aumento di capitale. Di certo non prima di vedere cosa farà la controparte pubblica.
Rimini verso la quotazione in borsa – Rimini Fiera viaggia verso la Borsa, con lo sbarco a Piazza Affari la società incasserà 20-25 milioni di denaro fresco da investire in nuovi progetti di sviluppo.
Parma – Se Rimini si reinventa, Parma resta ancorata a Cibus, ma consapevole che Federalimentare dovrà decidere cosa fare.
Reggio Emilia, invece, combatte contro debiti e concordato fallimentare. Vivrà, ma non si per quanto. Per ora, non è prevista nella fusione a tre. Che dal 2017 potrebbe essere realtà.