La Camera di commercio, con il suo Ufficio Studi, ha presentato l’analisi dell’economia di Parma nel 2015, dandone una fotografia che da una parte riflette la situazione congiunturale e dall’altra, con l’ elaborazione di serie storiche complesse, ci dice come sta cambiando strutturalmente il nostro sistema imprenditoriale ed economico.
L’analisi è stata illustrata dal presidente della Camera di commercio, Andrea Zanlari, e dalla responsabile dell’Ufficio Studi, Giordana Olivieri.
Alcuni dati di sintesi: nei primi 9 mesi del 2015 nell’industria parmense rallenta la contrazione dei principali indicatori: fatturato, produzione e ordini, nessuno dei quali porta il segno meno anche se il valore “zero” è superato di poco e comunque non dalla produzione, ancora in stallo. Pesante la crisi dell’artigianato, pur in controtendenza rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Debole, incerta e tutta da confermare la ripresa del commercio. Bene le esportazioni, sempre trainanti e decisive nell’economia provinciale: la variazione tendenziale nei primi nove mesi dell’anno è infatti del 7,9%, performance migliore di quelle regionale e nazionale
. Rispetto al 2008, anno spartiacque rispetto al dirompere della crisi economica internazionale, l’aumento è del 32,4%. Eccezionale la crescita delle esportazioni del settore farmaceutico. Molto bene anche il comparto meccanico che supera di 5 punti percentuali i valori del 2008. Continua tuttavia l’erosione del numero delle imprese attive: rispetto al 2014 calano di 156 unità, ma negli ultimi 5 anni ne sono scomparse 1.840. Diminuisce invece il tasso di disoccupazione, sempre inferiore a quello regionale e nazionale. “Sono tornati, nel 2015, dati di segno positivo che dovrebbero confermarsi e rafforzarsi nel 2016. Numeri piccoli, è vero, fatta eccezione per i brillanti risultati delle esportazioni, ma che segnano tuttavia una discontinuità col passato – ha sottolineato il presidente Andrea Zanlari – Ci muoviamo però, come provincia e anche come Regione, in un sistema Paese debole e in un contesto internazionale, sia politico che economico, difficile. Puntando sulle nostre capacità distintive, non dobbiamo tralasciare allora nessun sforzo per innovare. Si è competitivi a livello globale se, come imprese e come istituzioni, si riesce a creare un contesto locale competitivo”. Valore aggiunto provinciale: scenari e previsioni Il valore aggiunto provinciale sale nel 2015 a +0,9%. Il dato è migliore di quello regionale (+ 0,7%) e di quello nazionale (+0,5%).
Analizzando il valore aggiunto dei singoli settori economici si conferma una volta di più la grave crisi del settore delle costruzioni: -2,3% il dato 2015; migliori però le previsioni per il 2016 e 2017: rispettivamente + 0,8% e +2,7%. Nell’industria in senso stretto l’andamento del valore aggiunto è invece positivo attestandosi al +2,0% con una previsione di crescita del +2,6% nel 2016 e +2,7% nel 2017.
Lieve aumento anche per i servizi il cui valore aggiunto si attesta allo 0,5% con previsioni migliorative nel 2016 e 2017: rispettivamente +1,5% e +2%. Osservando la variazione del valore aggiunto provinciale dal 2007 al 2015 emerge una contrazione complessiva del -0,8%. Il settore con l’andamento peggiore è quello delle costruzioni, -27,7%.
I servizi si attestano a -1,6% mentre l’industria mette a segno un buon risultato risalendo al +5%.
Con riguardo invece alla composizione del valore aggiunto provinciale i servizi confermano nel 2015 il loro peso attestandosi al 62,3%, dato in linea con quello degli anni precedenti; l’industria in senso stretto pesa per il 30,4%% mentre pesava per il 28% nel 2007.
Industria
Nel confronto fra i primi 9 mesi del 2015 e lo stesso periodo del 2014 l’andamento della produzione rimane statico: +0,0%. In questo arco di tempo la produzione è diminuita nelle industrie alimentari (-0,4%), nel tessile-abbigliamento (-3,6%), nel legno e mobile (-0,4%), nella lavorazione dei minerali non metalliferi (-3,4%) e nelle “altre industrie manifatturiere” (-0,3%). E’ invece aumentata nell’industria meccanica, elettronica e mezzi di trasporto (+1,2%) e in quella del trattamento metalli (+0,3%). La contrazione della produzione grava soprattutto sulle imprese da 10 a 49 dipendenti (-0,5%) mentre in quelle da 1 a 9 dipendenti cresce del +0,9% e dello 0,1% in quelle da 50 a 500 dipendenti.
Il fatturato, nel confronto fra i primi 9 mesi del 2015 e lo stesso periodo del 2014, riconquista invece, sia pure di poco, il segno positivo: +0,9%. A soffrire di più anche in questa dimensione sono il comparto del tessile-abbigliamento (-4,0%), quello della lavorazione dei minerali non metalliferi (-3,5%) e quello del trattamento metalli (-0,9%); crescono invece il fatturato dell’industria alimentare (+1,5%) e della meccanica (+3,3%). Il fatturato aumenta ugualmente nelle imprese da 10 a 49 dipendenti che in quelle da 50 a 500:+ 1,1%. Minore invece in quelle da 1 a 9 dipendenti (+0,3%).
Anche gli ordini, nel confronto fra i primi 9 mesi del 2015 e lo stesso periodo del 2014, risultano sostanzialmente al palo segnando solo un +0,2%. La riduzione più consistente è nella lavorazione dei minerali non metalliferi (-4,7%) seguita dal tessile-abbigliamento (-3,5%) e dall’industria del legno e mobile (-0,7%); la crescita si registra invece nelle industrie alimentari (+1,1%) e nella meccanica (+1,2%). Artigianato manifatturiero Nel confronto fra i primi 9 mesi del 2015 e lo stesso periodo del 2014 i valori di produzione, fatturato e ordini migliorano pur senza mettere a segno risultati significativi: la produzione è ferma al -0,1%, il fatturato si attesta allo 0,0% e gli ordini scendono a -0,2%. Costruzioni L’edilizia non esce dalla crisi: il fatturato, nel confronto tendenziale con il 2014, si ferma al -0,4%, risultato non positivo eppure sensibilmente migliore di quello dell’anno precedente (-7,1%). Commercio
Complessivamente, nei primi 9 mesi del 2015 e rispetto allo stesso periodo del 2014, le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1,2%. Il risultato è confortante se paragonato a quello del 2014 rispetto al 2013, quando le vendite al dettaglio erano scese del -4,2%. Tuttavia la ripresa è debole e soprattutto incerta.
A registrare la performance peggiore è il settore abbigliamento e accessori con -0,4% e la migliore il settore prodotti per la casa/elettrodomestici con +2,0%. Il commercio di generi alimentari cresce solo del +0,2% e quello di generi non alimentari del +1,3%. I risultati migliori sono messi a segno dal commercio di prodotti per la casa/elettrodomestici con +2,% e dagli altri prodotti non alimentari con +1,9%. Le vendite crescono nella grande distribuzione che mette a segno un +2,9% e meno nei piccoli esercizi (+1,0% in quelli da 1 a 5 dipendenti e +0,5% in quelli da 6 a 19 dipendenti).
Esportazioni
Nei primi nove mesi del 2015 le esportazioni parmensi sono aumentate del 7,9% rispetto al corrispondente periodo del 2014, un risultato decisamente migliore di quello regionale (-3,9%) e di quello nazionale (+4,2%). Brillante la performance 2015 rispetto a quella del 2008, anno pre-crisi: l’aumento delle esportazioni è infatti stato del 32,4%, di gran lunga migliore di quello regionale (+12,3%) e nazionale (+8,9%). Considerando i settori che contribuiscono maggiormente alle esportazioni provinciali, nei primi nove mesi del 2015 si rilevano, rispetto allo stesso periodo del 2014, aumenti significativi soprattutto per il settore farmaceutico (+30,1%), seguito da quello chimico (+13,4%), dall’alimentare (+6,2%), dal settore minerali non metalliferi (+5,7%) e dal meccanico (+4,6%). Decisamente negativa, invece, la performance del settore tessile e abbigliamento la cui variazione è del -9,6%. Se si confronta il dato 2015 con quello 2008 risulta che il settore farmaceutico ha messo a punto un eccezionale aumento del 266,2%, distanziando nettamente tutti gli altri. Dopo il farmaceutico i settori più vivaci sono l’alimentare (+51,6%), il chimico (+43,9%), le materie plastiche (+44,4%), i minerali non metalliferi (+20,3%), il tessile abbigliamento (+8,9%), il meccanico (+5%). Per quanto concerne i mercati di sbocco, il mercato europeo si conferma il più importante con una quota sul totale export del 63,5%, in aumento del 3,2% rispetto al 2014. Ma un vero e proprio exploit è messo a segno dalle esportazioni verso l’Oceania che aumentano del 102,5% (anche se rappresentano il 3,1% del totale). Ottimi i risultati anche in America dove l’export, che qui incide sul totale per il 13,9%, è aumentato nei primi 9 mesi del 2015 del 32%. Le esportazioni verso l’Asia, che incidono per il 14,5%, sono aumentate del 4,5%.
Unico risultato negativo l’export verso l’Africa, in discesa del -4,6%. La demografia delle imprese Si riduce ancora la base del sistema imprenditoriale parmense: al 31 dicembre 2015 le imprese attive sono 41.353 con un calo di 156 unità rispetto all’anno precedente. Negli ultimi 5 anni le imprese attive sono complessivamente diminuite di 1.840 unità. I settori che nel 2015 hanno perso più imprese sono l’edilizia (-182), l’agricoltura (-63), le attività manifatturiere (-59), il commercio (-35) e i trasporti/spedizioni (-1); saldi positivi invece nei servizi alle imprese (+132) e nel turismo (+39) e nelle assicurazioni e credito (-21). Negli ultimi 5 anni le imprese attive sono diminuite del -10,4% nell’agricoltura, del -13% nelle costruzioni, del -7,9% nelle attività manifatturiere, del -7,4% nel trasporto e magazzinaggio e del -2,3% nel commercio. Sono invece aumentate del 21,8% nel settore sanità e assistenza sociale, del 21,7% nel settore istruzione, del 15,1% nel noleggio e servizi di supporto alle imprese, del 6,7% nell’alloggio e ristorazione, del 5,7% nell’informazione e comunicazione, del 6% nelle attività immobiliari e del 4,7% nelle attività finanziarie e assicurative.
Per quanto riguarda la forma giuridica, nel 2015 rispetto al 2014 aumentano le società di capitale (+3,1%) mentre diminuiscono sia le società di persone (-2,6%) che quelle individuali (-1,0%). Stessa dinamica se si confronta il 2015 con il 2010: le società di capitale, nel 2015, pesano sul totale delle imprese per il 22,8% e pesavano per il 19,9% nel 2010; le società di persone pesano per il 18,3% ed era il 19% nel 2010; le imprese individuali si attestano al 56,5% e pesavano per il 58,8% nel 2010.
Particolarmente pesante la situazione dell’artigianato
Dal 2001 al 2006 le imprese artigiane hanno registrato un incremento del 9%; dal 2007 al 2015 sono invece diminuite del 17,7%. Il peso sul totale delle imprese attive è passato dal 36,3% del 2007 al 31,2% del 2015. Negli ultimi 5 anni le imprese artigiane registrate nel Registro Imprese della Camera di commercio sono diminuite di 1.659 unità. Le 12.929 imprese artigiane attive a fine 2015 si concentrano per il 41,7% nell’edilizia, per il 24,7% nel manifatturiero, per il 32,1% nei servizi. Cassa integrazione e previsioni sulla disoccupazione Da gennaio a novembre 2015 complessivamente sono state richieste dalle imprese parmensi quasi 2,8 milioni di ore, il 45,8% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sul fronte del lavoro il tasso di disoccupazione, nel 2015, si attesta a Parma al 6,5% con previsioni di ulteriore diminuzione nel 2016 (5,7%) e nel 2017 (5,0%). Il risultato è senz’altro migliore sia di quello regionale (7,8% nel 2015) che di quello nazionale (11,9%).