Ha perso anche il Campodarsego. Vi chiedete se è qualcosa che si mangia? E’ una squadra di serie D. Che ha perso 2-0 contro l’Este, incassando la prima sconfitta stagionale. Prima di questa, insieme al Parma, era l’unica squadra nel panorama calcistico dalla A alla D, insieme al Parma, a non aver mai perso.
Primato che ora rimane dei gialloblù.
Insieme ad altri: quello delle vittorie in trasferta, 9 su 11, e sempre 9, ma in questo caso solo 9, sono le reti incassate.
Questo significa una cosa sola: che la favola del Parma continua. Che i gialloblù, anche azzerati e costretti a ripartire dal basso del nulla, non riescono a non mostrare la propria unicità.
Uno sberleffo, per chi li ha ridotti così, dalla dirigenza ai vertici di Lega e Figc. Un motivo di onore e gloria per i tifosi, che nel male si sono ricordati di amare il Parma. Una soddisfazione per chi ci ha creduto, partendo dal nulla e in ritardo, scommettendo sulla propria fede prima ancora che sul progetto.
Progetto che poi è arrivato: vincente, pulito, nuovo. Solido. A lungo termine ma conscio che i cammini sono fatti di piccole tappe rispettate onorate e non bruciate.
Il Parma che per primo ha finito il campionato da fallito, che ha dato lezioni di dignità e sportività al mondo intero ora sta diventando un nuovo modello, per il calcio di domani. Una ripartenza diversa, e se non ci piace il termine biologico, diciamo onesta.
Senza i fognini, le plusvalenze, i giocatori da copertina, le promesse non mantenute e le rivalse da prima pagina.
Una scuola di calcio 2.0: futuribile, mentre altre arrancano sotto il peso dei costi. Capace di rendere di nuovo il Parma quello che è stato negli anni novanta: una squadra simpatica a tutti, compresi gli avversari. Reggiani e juventini esclusi: loro sappiano che stiamo arrivando, anzi che “tanto già lo so, che l’anno prossimo…”.
Perché in fondo, è sempre valido: “Aprite le porte che passano i gialloblù”.