Home » Cronaca 1 » Estromessa per mafia, il Tar annulla il provvedimento. E impone al Ministero dell’Interno un rimborso

Estromessa per mafia, il Tar annulla il provvedimento. E impone al Ministero dell’Interno un rimborso

tarLa I.Stra Innovazioni Stradali Srl di Sissa non ha nulla a che fare con la mafia, quindi non può essere estromessa da appalti e subappalti. Lo ha deciso la prima sezione del Tar di Parma, accogliendo nel merito il ricorso dell’azienda rappresentata dagli avvocati Maurizio Zoppolato e Angela Francesca Canta, contro l’interdittiva antimafia emessa il 14 agosto 2014 dalla Prefettura di Parma.

Il Tribunale amministrativo, oltre ad annullare il provvedimento, ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire la I.Stra Innovazioni Stradali Srl per i contratti di subappalto dai quali è stata estromessa in seguito al provvedimento antimafia e al pagamento delle spese di giudizio (duemila euro oltre oneri).

La società di Sissa è un’impresa operante nel campo dell’edilizia la quale nel 2014 aveva in corso una seria di contratti di subappalto – con Padana Strade Srl, Consorzio Cepav Due, Itinera Spa – per il trasporto di materiale inerte da cantieri ferroviari milanesi. L’informativa antimafia della Prefettura di Parma, però, ha portato alla revoca dell’autorizzazione ai subcontratti stipulati oltre alla richiesta, da parte delle ditte appaltatrici, di penali sui contratti revocati (il 5 per cento dell’importo).

Una vera e propria mazzata per l’azienda di Sissa che si è subito rivolta al Tar di Parma, senza però ottenere la sospensiva del provvedimento, riconosciuta poi dal Consiglio di Stato. Adesso anche i magistrati parmigiani hanno dato ragione alla I.Stra Innovazioni Stradali Srl.

Secondo la prima sezione del Tar di Parma, infatti, per l’emanazione di un’interdittiva antimafia “non è sufficiente il mero sospetto, ma sono necessari accertamenti fondati su oggettivi elementi, atti a far denotare il rischio concreto di condizionamenti mafiosi nella conduzione dell’impresa”.

Per i giudici, in particolare, “non basta che i soci di una società siano provenienti da un contesto mafioso ed abbiano qualche parente sfiorato dal sospetto di essere collegato con ambienti legati alla criminalità organizzata per ritenere che vi sia il rischio di infiltrazione mafiosa”.

L’emissione del provvedimento interdittivo da parte della Prefettura di Parma era scattata in seguito all’accertamento di alcuni piccoli precedenti penali a carico di alcuni soci dell’azienda e da presunti rapporti con la società Edilcutro. Per il Tar di Parma non basta e il Ministero dell’Interno dovrà risarcire il danno.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*