Nei giorni in cui le polveri sottili, a Parma come in tutta Italia, sono alle stelle, con sforamenti quotidiani, il Ministero dell’Ambiente cerca di correre ai ripari.
“Il ministero dell’Ambiente – fa sapere l’Ansa – ha già stanziato un fondo di 5 milioni di euro per aiutare i comuni che vogliono adottare misure anti-smog come la “scontistica” che incentiva l’uso dei mezzi pubblici. Ma se le risorse non dovessero rivelarsi sufficienti, siamo pronti a rimpinguarle. Inoltre, nel collegato ambientale approvato la scorsa settimana, ci sono 35 milioni destinati alla mobilità sostenibile. Parliamo di decine di progetti promossi insieme a svariati comuni che puntano su car sharing, bike sharing e piste ciclabili». Lo afferma il ministro dell’Ambiete, Gian Luca Galletti, parlando al Mattino e alla Stampa degli interventi anti-smog, sui quali mercoledì ci sarà una riunione di coordinamento con governatori e sindaci delle grande città.
“E’ compito dei sindaci e deve continuare ad esserlo. Insieme – dice al quotidiano torinese – dobbiamo giudicare quali misure si sono dimostrate più efficaci. Vanno estese e condivise le esperienze di maggior successo. Agiamo nel concreto, non in astratto o per alimentare polemiche politiche. Invece di farne terreno di scontro come vuole Grillo, il contrasto all’ inquinamento dell’aria richiede un salto di cultura civica nelle strade, nelle realtà produttive, nelle abitazioni». Replicando proprio a Grillo, che ieri aveva ricordato i dati Istat sui 68mila morti in più in un anno, il ministro parla di «sciacallaggio» e definisce «vergognoso» speculare sui morti.
Galletti fa poi appello ai cittadini, che «devono fare la loro parte», riducendo l’uso dell’auto e del riscaldamento: «Non si tratta – osserva nell’intervista al Mattino – soltanto di targhe alterne o blocchi del traffico. Al di là della coercizione, esiste spazio anche per il senso di responsabilità di ciascuno di noi».
Il commento in una lettera di Reteambiente con dati “sconcertanti”:
“Le inspiegabili morti del 2015
Nel 2015 il numero di morti nel nostro Paese è salito dell’11,3%.
Come durante la guerra.
In un anno ci sono stati 67mila decessi in più rispetto al 2014.
«Si è passati cioè da una media di meno di 50mila al mese a una di oltre 55mila. Il numero è impressionante. Ma ciò che lo rende del tutto anomalo è il fatto che per trovare un’analoga impennata della mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre risalire agli anni tra il 1915 e il 1918», scrive il professor Blangiardo.
Nel 2013 e nel 2014, tra l’altro, il numero dei morti era calato, ma sempre di poco: mai si erano raggiunte percentuali in doppia cifra.
Pare che gli incrementi maggiori siano in gennaio-febbraio-marzo: rispettivamente 6.000-10.000-7.000 in più. Una correlazione, quindi, tra mesi freddi e crescita dei numeri. Mesi in cui ci si riscalda di più nelle abitazioni.
Qualcuno ha ipotizzato come causa l’influenza per gli anziani per il fatto che molti non si sono vaccinati causa un allarme infondato sui vaccini.
Ma tutti convengono sia impossibile che una malattia stagionale abbia prodotto quei numeri.
I dati regione per regione ci diranno di più.
Se i numeri si riferissero in gran parte al Nord Italia, sarebbe evidente l’influenza del grave inquinamento atmosferico della Pianura Padana.
Ma, anche fosse, perché quest’anno e non anche i precedenti?
Un bel mistero, ancora più fitto se i numeri fossero sparsi un po’ in tutte le regioni.
Come Rete Ambiente Parma arriviamo ad ipotizzare che tra le cause ci sia l’accumulo di benzopirene ed ossidi di azoto dovuti al ritorno massiccio al riscaldamento domestico a legna a partire dal 2008, anno della crisi economico-finanziaria, ed allo sviluppo abnorme delle centrali a cippato di legna soggette a finanziamenti ed incentivi pubblici.
La scorsa estate avevamo mandato una richiesta all’Usl. Volevamo conoscere i dati delle morti per tumore o per malattie polmonari della nostra fascia montana. Ci erano arrivate, infatti, notizie di rilevanti decessi per tumore dai paesi della fascia più elevata del nostro Appennino
Il dott. Impallomeni ci aveva risposto così. “Le rispondo per dire che non abbiamo ignorato la sua sollecitazione, che contiene alcuni spunti interessanti da approfondire. Per questo stiamo controllando i dati sui consumi di combustibile disponibili nei censimenti periodici, i dati sulla qualità dell’aria disponibili (ARPA) e quelli di mortalità. Come sempre suggerisco cautela nel fare valutazioni sull’associazione tra esposizioni ambientali e dati di salute perché nascondono insidie interpretative che devono essere affrontate usando metodi di analisi dati consolidate. Ci siamo quindi presi un po’ di tempo (purtroppo non ne abbiamo molto dovendolo dedicare alle attività di routine del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica) per fornire una risposta sufficientemente corretta e completa, con l’aiuto di una collega borsa di studio, che legge per conoscenza”
L’incontro con la borsista si è rivelato una inutile formalità.
E’ di questi giorni la decisione della giunta Pisapia a Milano di interdire l’uso dei caminetti a legna in città. Dichiarando che il loro effetto è di produrre il 22% del totale di polveri sottili.
Stante la situazione gravissima dell’aria nel nostro paese e gli sforamenti continui dal limite massimo di 50 milionesimi di grammo per m3, urgono provvedimenti decisi ed urgenti, simili a quelli presi a Milano da Pisapia. Sappiamo che a produrre le polveri sottili nei mesi invernali sono per 1/3 il riscaldamento delle abitazioni, per 1/3 il traffico automobilistico e per 1/3 le emissioni industriali. Sarebbe necessario un provvedimento governativo atto ad incentivare l’acquisto di auto a GAS, metano e gpL. Sarebbe urgente cambiare il parco nazionale dei mezzi pubblici, rottamando quelli a benzina e gasolio. Incentivare l’acquisto di auto elettriche è un mantra ormai rituale, trova poco riscontro negli investimenti delle case automobilistiche ed è destinato ad un futuro non immediato. Ma soprattutto si impone la disincentivazione dei cogeneratori a biomasse, cippato di legna, grasso animale e colza, che sono i maggiori produttori di particolato carbonioso e di ossidi di azoto.
Occorre ripensare quindi la sostenibilità ambientale delle fonti rinnovabili di energia, sviluppando di più le pompe di calore ed il risparmio energetico delle abitazioni che darebbe maggior impulso all’edilizia”.
Giuliano Serioli – 28 dicembre 2015
Amen, verrebbe da aggiungere.