Era venerdì, pioveva, nebbia, freddo. Una serata gelida e buia e nella sala stampa dello stadio Tardini non funzionava il riscaldamento, mentre di 15 in 30 minuti, i presunti nuovi aquirenti di Parma Fc dovevano arrivare per presentarsi a stampa e città, secondo qualcuno da Milano, secondo altri da Brescia. Ma rinviavano il loro palesarsi.
Riavvolgiamo il nastro: tre giorni prima, era giunta la notizia di una presunta cessione da parte di Tommaso Ghirardi, presso un notaio di Brescia, delle quote di Parma Fc a Pietro Doca, al secolo Petrit Doka, gioielliere albanese di stanza a Lodi, uomo di fiducia del tycoon dagli svariati affari, Rezart Taci.
Da una parte Ghirardi che diceva di aver ceduto, dall’altra Doca che prima confermava, poi smentiva, poi prendeva una posizione di mezzo. Tre giorni di farsa, poi la conferenza stampa, con Fabio Giordano, avvocato dal passato ambiguo, presunto futuro presidente che nemmeno ricordava il nome della società da lui rappresentata, che parlava di un ricchissimo gruppo russo cipriota e di un’operazione belle che fatta.
Rileggi qui l’intera cronaca di quella conferenza stampa.
Insomma, una grande festa. Se fosse stato tutto vero, se alle spalle della cessione non vi fossero state mille ombre. Fatte di scatole cinesi. Vuote. Fatte di Taci, acquirente che prima negava di esserlo, poi si palesava al Tardini fingendo di voler rimanere in incognita, fatte di presidenti insediati e fuggiti, di incontri notturni con Leonardi, e di quattro giocatori portati a Parma: Lila, Nocerino, Varela e Rodriguez. Buoni, tutti e quattro.
Un anno fa pareva l’anticamera di un nuovo inizio, invece era solo quella della fine. Un nuovo inizio, costellato di fantasmi sempre più reali. Una fine avvicinatasi quando Taci ha scelto di farsi da parte, cedendo a Giampietro Manenti. Detto anche l’incommentabile, e lasciamo alle cronache di quei giorni (leggi) il ricordo, ammesso che qualcuno ne abbia bisogno (leggi) e voglia (leggi).
Cessione ufficialmente detatta da “bilanci travisati” mostrati da Ghirardi a Taci che avrebbero fatto recedere l’albanese: magari fatto vero, ma avendo Taci tirato bidoni analoghi in passato (Milan, Bologna…) chissà dove sta la verità. Morta ovviamente coi fatti successivi: la cessione a Manenti, appunto. Il fallimento decretato dal Tribunale il 19 marzo, il campionato portato a termine tra promesse non mantenute da Lega e Figc, piccole soddisfazioni come la vittoria sulla Juventus, grandi amarezze di sogni disattesi e aste fallimentari andate deserte.
Più appuntamenti in Tribunale che allo stadio. Partite rinviate. Udienze.
E la fine, con il Parma puffff. Sparito. Serie D. La fine. Dal diciannove dicembre al 27 luglio un incubo senza fine. Un baratro profondo. Dalla nebbia di dicembre al sole di luglio, e il Parma che non c’è più.
Poi l’affiliazione di Parma Calcio 1913. E una cavalcata meravigliosa che ha portato il parma campione d’inverno dei Dilettanti.
Un piccolo grande nuovo inizio. Dopo 365 giorni da dimenticare. Anzi da ricordare per non riviverli. Perchè ogni fine è un nuovo inizio, ma adesso vogliamo solo un meraviglioso continuum. Chissà cosa scriveremo, tra altri 365 giorni.