Sull’intricata e infinita telenovela del referendum sull’esternalizzaione degli asili, interviene il consigliere comunale “ribelle” Mauro Nuzzo che parla di “divorzio dalle consultazioni popolari”.
“Volete voi che il Comune di Parma mantenga la gestione diretta di tutte le scuole dell’infanzia comunali che il Comune stesso ha gestito direttamente nell’anno scolastico 2014/2015, adottando tutte le azioni e gli atti a tal fine necessari?”.
Questo è il quesito referendario che il Comitato AttivarSi per l’Infanzia, dopo il passaggio notarile, ha proposto al Comune di Parma in data 3 maggio 2015.
Dopo 30 giorni vi sarebbe dovuto essere il parere sulla legittimità del quesito da parte della Commissione preposta. Se il parere fosse stato positivo, nei 60 giorni successivi il Comitato avrebbe dovuto raccogliere cinquemila firme certificate. Se lo avesse fatto, il referendum si sarebbe tenuto e i cittadini di Parma si sarebbero potuti esprimere sul tema, per il primo referendum consultivo senza quorum.
Dopo trenta giorni invece, il 3 giugno 2015, non si ha il parere di alcuna commissione ma è il giorno in cui l’Amministrazione comunale invia la prima lettera con la quale richiede a Ordine degli Avvocati e Università di proporre una rosa di candidati per la composizione della Commissione dei Garanti. Un mese intero prima di attivarsi per la costituzione della Commissione dei Garanti, un mese intero per una missiva che, a mio avviso, poteva e doveva essere scritta e inviata immediatamente dopo il deposito del quesito referendario.
Più delle parole quindi le date di un carteggio possono dare indicazioni, possono mettere d’accordo, le date, sull’interpretazione di una vicenda, contribuiscono ad evitare che vi siano letture differenti e a volte distorte.
Ascoltavo dubbioso il sindaco dire in Consiglio comunale (ottobre 2015) che i ritardi non erano riconducibili alla volontà di chi amministra e ora che ho letto il carteggio e posto attenzione alla cronologia delle varie lettere, sono certo del contrario.
Se, di fronte alla richiesta di una consultazione popolare si dovrebbe agire con solerzia e sentire l’urgenza di dare riposta ai cittadini che la propongono e per conto dei quali si amministra, perché un ritardo simile?
Di lettera in lettera di mesi ora ne sono passati sette e la Commissione prima di trovare il suo assetto attuale, che auguriamo definitivo, si è composta e scomposta più volte. Per certi versi un intrigante romanzo epistolare.
Vi sono state diverse legittime rinunce per incompatibilità, e addirittura, forse per fretta, il tentativo maldestro di inserimento di un professionista nella rosa degli avvocati per chiamata diretta, senza che l’Ordine avesse agito in tal senso. Il buon senso aiuta a risolvere anche cose apparentemente complesse ed una Commissione ad oggi composta secondo regola e norma l’abbiamo.
Intanto però in data 7 agosto il bando per la gestione delle scuole dell’infanzia comunali ha concluso il suo iter e le scuole per l’infanzia, anche quelle che erano precedentemente a gestione pubblica sono state affidate in gestione al privato.
E’ venuto meno quindi l’oggetto del contendere, si è svuotato di senso il quesito referendario per impossibilità di pronunciamento nei tempi necessari e con questo leso ed impedito il diritto alla partecipazione popolare. Si è preferito procedere senza attendere il parere dei cittadini e facendo poco perché gli stessi potessero esprimerlo in tempo.
L’ultima comunicazione che il Comitato ha ricevuto dal Comune di Parma risale al 30 giugno, svariati mesi di silenzio a condire il tutto, lunghi quanto incomprensibili.
In attesa di un parere per un fatto che più non sussiste, un augurio alla Commissione dei Garanti per il lavoro che si apprestano a fare, anche se il frutto del loro lavoro giungerà a tempo scaduto e a partita già conclusa. Un plauso al Comitato AttivarSi per l’Infanzia per la caparbietà e la bontà del loro agire.