Prosegue il percorso di racconto di Correggio500. In gennaio tre appuntamenti imperdibili offriranno la possibilità di entrare nel vivo dei significati e delle particolarità dei cicli d’affresco che caratterizzano la produzione di Antonio Allegri e rappresentano l’arte maggiore della città di Parma.
Sabato 18 gennaio alle 18, 30 Maddalena Spagnolo, saggista e docente di Museologia e Critica Artistica e del Restauro all’Università Federico II di Napoli e nome di spicco tra le storiche e le critiche d’arte tra cinque e seicento, appassionatissima di Correggio offrirà il suo contributo in merito ai sontuosi cicli affrescati dall’Allegri in particolare toccando i suoi straordinari miraggi con una lectio sul tema “Fingere il marmo, il bronzo e il vivo: istoriete chiare et scure da San Paolo a San Giovanni Evangelista“. Quando firmò il contratto per la sua opera più difficile e più rivoluzionaria, gli affreschi del duomo di Parma, Correggio si impegnò a imitare “il vivo, il bronzo, o il marmoro”: che cosa nasconde questa richiesta? E come rispose l’artista alle esigenze dei suoi committenti? In sintesi, come vedremo, si chiedeva al Correggio una pittura a monocromo, si chiedeva cioè a un pittore che era celebre per il suo uso del colore di rinunciare al colore; si chiedeva a un pittore che, sulla scia della lezione di Leonardo, sapeva infondere alle sue figure “il moto e il fiato” di imitare invece la scultura in bronzo e in marmo. Eppure era proprio anche grazie alle “istoriete chiare et scure” affrescate nella Camera di San Paolo che il Correggio aveva affermato la sua originalissima personalità artistica nella città di Parma allo scadere del secondo decennio del Cinquecento. È allora possibile rileggere la sua ricerca attraverso questo fil rouge del monocromo per verificare come rappresentasse un campo di indagini sofisticate e inedite che ci aiutano ora a comprendere meglio le sue predilezioni per alcune tecniche grafiche e il suo rapporto con l’antico, ora a valorizzare i suoi legami con Mantegna, Leonardo, Parmigianino e gli artisti a venire.
“Tu del cielo…. ad ogni gente ascose, scoprirai nuove luci e nuove cose. Correggio e il cielo barocco.” è il titolo dell’intervento che il famoso storico dell’arte Tomaso Montanari offrirà alla città di Parma presso la Basilica di San Giovanni Evangelista, alle 18.30 giovedì 23 gennaio ad ingresso libero. La citazione dell’elogio di Galileo, contenuta nel canto X dell’Adone di Giambattista Marino concentra il tema dell’incontro: guardare alle innovazioni dell’arte del XVI secolo. Un volo in quel Rinascimento maturo tra cupole e nuvole, tra i principali centri artistico-culturali, tra i quali Parma si posizionò proprio grazie a Correggio, attraverso le sue sperimentazioni artistiche. Se l’arte del Quattrocento propose una consapevole rinascita dell’antico, una fondamentale invenzione della prospettiva attraverso norme e regole che permisero agli artisti di possedere la realtà progettandola attraverso la splendida utopia di creare un ambiente ideale per l’uomo, l’arte del Cinquecento fu, invece, un’indagine continua: una sperimentazione che quelle regole volle interpretarle. All’arbitrio, al contrasto, alla serena visione universale il Cinquecento preferì l’espressione individuale. Quell’espressione che per Correggio significò comporre, in San Giovanni, la prima cupola della storia dell’arte priva di elementi architettonici. Proprio sotto quella cupola Tomaso Montanari giovedì 23 gennaio porterà il pubblico in un volo affascinante tra molti artisti e molte opere d’arte immortali.
Chiuderà gennaio la Lectio magistralis di Maria Cristina Chiusa che venerdì 31 gennaio, alle 18,30 dai suggestivi ambienti della Biblioteca Monumentale di San Giovanni porterà il pubblico “Da monastero a monastero: Correggio in San Giovanni Evangelista e in San Paolo”. Maria Cristina Chiusa storica dell’arte e responsabile del patrimonio storico-artistico del Monastero ha reso numerosi contributi sulla pittura italiana del Quattro e del Cinquecento, grazie ai quali si è accreditata come specialista nel quadro della critica internazionale. Con la passione con cui, da tempo si dedica ai capolavori custoditi nel cenobio parmense proporrà il racconto avvincente che lega l’arte del Correggio alle sue committenze, l’unitarietà d’intenti dei padri benedettini nel patronage diretto delle imprese artistiche che rispecchiò gli indirizzi della civiltà cassinese: una specificità teologica dove i dati biblici e patristici erano associati ai testi classici.