Oggi si assiste alla ricerca spasmodica della perfezione nell’intrattenimento ludico. Giochi su dispositivi e console sempre più elaborati, con grafiche mozzafiato e trame intricate. Un mondo che gira tutto attorno alla tecnologia cercando sempre tematiche che possano piacere a tutti. Un modo di sviluppare il settore ludico in controtendenza a quanto accadeva un tempo dove il regionalismo e l’espressione delle culture locali venivano esaltate anche attraverso i giochi. L’apertura a un mondo diverso, globalizzato anche in questo senso ha penalizzato i giochi tipici locali che oggi non riescono a resistere all’avanzata dell’intrattenimento mainstream, come accade ad esempio nel mondo dei videogiochi, del casinò virtuale online e dei giochi di carte. Ma non accade sempre e in alcuni casi la tradizione resta viva e attiva anche tra le nuove generazioni. Questo accade specialmente nel più profondo delle regioni italiane dove l’eredità culturale delle generazioni precedenti restano ben ancorate nei territori e tante persone non vogliono perdere. Così come in Emilia Romagna dove tante persone si sentono ancora legate al passato e alla propria storia anche dal punto di vista dei giochi tipici, un modo come un altro per raccontare le proprie radici e trasmetterle alle generazioni future.
Lancio del rulletto e Ruzzola
Uno dei giochi tipici della tradizione regionale è il lancio della ruzzola, del formaggio o del rulletto. Sono tre tipologie in una nel senso che il nome del gioco dipende dalle caratteristiche dell’oggetto da lanciare. Di base sono tutti e tre degli elementi a forma di disco solo che cambia la dimensione. Ma lo scopo è sempre lo stesso, quello di lanciare tale oggetto giù per una discesa e farlo rotolare il più lontano possibile oppure attraverso un percorso. È un gioco tipico dei territori collinari, ideale per l’Emilia Romagna dove ci sono tante strade scoscese che mettono a disposizione un campo di gioco perfetto per questo tipo di attività, tanto che in questa regione ne hanno addirittura costruito un monumento in memoria di un gioco estremamente tipico e diffuso.
Come abbiamo visto, quindi, ci sono diverse tipologie di gioco, suddivise grosso modo a seconda della grandezza dell’oggetto da lanciare ma a grandi linee si denotano tre “sotto-famiglie” caratterizzate dalla diversa dimensione dell’oggetto di lancio, con la ruzzola o ruzzolone, il rulletto e meno diffuso perché molto più antico il lancio del formaggio. Per quest’ultimo è facile intuire di cosa si tratta, ovvero una forma di formaggio stagionato che veniva fatta rotolare il più lontano possibile. Così il rulletto e la ruzzola hanno lo stesso principio. Sono dei dischi di legno grandi circa trenta centimetri e dal peso di circa 2 chili, che vengono lanciati giù per una discesa. Per lanciarli si può farlo a mano, tipo lancio del disco per intenderci, oppure attraverso una cordicella legata tutta attorno al disco con un rocchetto utile per impugnare lo strumento più saldamente. Il gioco, tutelato dalla Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali, consiste quindi nel lanciare il disco attraverso un lungo percorso, almeno di 600 metri, senza far “deragliare” il disco e farlo arrivare all’ideale traguardo. Il tutto con il minor numero di lanci.
I giochi di carte
Non possono mancare i giochi di carte tra le attività ludiche tradizionali del territorio sia emiliano che romagnolo. Tra i giochi più diffusi in regione non mancano quelli tipici anche di altri territori come la scopa, la briscola, il tressette, lo scopone e tanti altri ma ancora più tipico è il gioco del Marafone, chiamato anche Beccaccino. Si tratta di un gioco di carte che tipicamente si svolge in quattro persone organizzate a coppie. Ai giocatori vengono distribuite dieci carte a testa e chi ha il 4 di denari sceglie una briscola, esattamente come il gioco omonimo. Il primo giocatore lancia una carta e gli altri, una volta a testa, devono rispondere giocando una carta dello stesso seme. Se è stata giocata una briscola questa vince la presa, sennò vince la carta più alta dello stesso seme di apertura della mano. Si vince arrivando poi a 41 punti con le carte con determinati valori come gli assi che valgono 1 punto ciascuno, le “figure” 1/3 di punto e l’ultima presa vale 1 punto. Un gioco a metà tra briscola e tressette, insomma, dove infatti valgono anche delle “dichiarazioni, come busso, striscio e volo per dichiarare delle carte o delle mosse.
Zachègn
Poi ancora in Emilia Romagna è diffusissimo il gioco del Zachègn, che trae il nome da una pietra di dimensioni variabili che viene posizionata nel campo di gioco che può essere uno sterrato o un manto erboso molto basso. Lo zachégn in genere è un mattone o qualcosa di simile e sopra di esso vengono poste diverse monete o rondelle, chiamate “arparell”. Lo scopo del gioco è colpire le arparell con i frogn, o marela, ovvero altri pezzi di mattone più piccolo. Le rondelle sono infatti collocate sul mattone più grosso posto in verticale e ogni giocatore deve farle cadere per conquistarle. Alla fine vince chi ha la propria “marela” più vicino alle monete.