Prosegue il grande progetto di Nuova Pilotta del direttore Simone Verde, che vedrà in autunno l’inaugurazione della nuova Ala Nord del Complesso, per restituire alla città un percorso storico artistico del museo cittadino in un confronto dialettico tra le diverse epoche e le collezioni presenti volta a rendere i visitatori più consapevoli del proprio passato e della propria identità.
Dopo la mostra ‘I Farnese. Architettura, Arte e Potere’ il Complesso Monumentale della Pilotta apre oggi al pubblico l’Ala Nord Ovest della Galleria Nazionale con un allestimento inedito di una parte della sua Pinacoteca riscoprendo l’arte fiamminga, quale elemento-chiave del collezionismo farnesiano.
Una ricostruzione filologica che vede Parma protagonista di relazioni politiche e artistiche con il resto d’Europa sotto l’influenza della famiglia Farnese raccolta nel museo identitario della città “contribuendo, così, a sottolineare il ruolo cosmopolita del Ducato nell’ambito dell’Europa moderna” sottolinea il direttore durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo allestimento.
“In tutte le tematiche – prosegue Verde –si evidenzia un modo di osservare la realtà di una cultura nettamente diversa da quella italiana descritta dal Vasari ed emersa con prepotenza grazie all’egemonia spagnola in Europa che ebbe un impatto decisivo sulle produzioni della Penisola e accelerò la nascita del manierismo”.
Restituire piena dignità e doveroso rilievo all’arte fiamminga, che riveste un ruolo centrale nella storia dell’arte parmigiana e del collezionismo di corte, è stato uno degli obiettivi-chiave del riallestimento del primo piano dell’Ala nord-ovest della Galleria. I dipinti sono stati eseguiti in prevalenza da artisti che ebbero rapporti con la corte farnesiana o graditi alle famiglie nobiliari del territorio, quale quella dei conti Sanvitale e Dalla Rosa-Prati.
Più di 20 opere di questa nuova sezione, ed altrettante cornici, sono state oggetto di un’accurata campagna di restauri volta a restituire la piena leggibilità e l’alta qualità pittorica di autentici capolavori a lungo custoditi nei depositi e oggi esposti per la prima volta al grande pubblico nonché posti a confronto con l’arte manierista del ducato.
La Pilotta annovera nelle sue collezioni un cospicuo nucleo di dipinti realizzati nel Cinquecento da artisti fiamminghi e provenienti in gran parte dalla quadreria dei conti Sanvitale. Tale gusto per la pittura del Nord si fece strada presso la corte farnesiana nelle Fiandre, dove al seguito della reggenza di Margherita d’Austria, moglie del duca Ottavio Farnese, operava quale “Maggiordomo” il conte Roberto Sanvitale.
Fra le opere di questa cospicua sezione, occupa un posto di assoluto rilievo il ritratto di Erasmo da Rotterdam, capolavoro di Hans Holbein – proveniente dalla collezione Sanvitale – secondo una fisionomia e un abbigliamento che costituiscono lo status symbol del magister umanista.
La storica dell’arte Cristina Quagliotti racconta il percorso
La rappresentazione magico-realistica del visibile, la finezza illusionistica della luce e la qualità coloristica della pittura fiamminga del nord Europa si salda dunque con il linguaggio locale già accennato nelle opere di Correggio e Parmigianino in una visione globale della storia dell’arte parmigiana cinquecentesca ben più ampia di quella localistica fin qui raccontata restituendo centralità al ruolo di Parma e della corte Farnese nel panorama europeo dell’epoca in seguito alle grandi trasformazioni religiose (tesi di Wittemberg di Lutero 1517) e geopolitiche (Sacco di Roma del 1527) che posero simbolicamente fine al Rinascimento.
Sempre dalla collezione Sanvitale proviene un importante nucleo di opere realizzate con differenti tecniche pittoriche ma accomunate dalla finezza miniaturistica fiamminga dei particolari e dei paesaggi sfumati; tra questi i dipinti su rame di Paul Brill e Sebastiaen Vrancx, ricchi di minuzie e dettagli che seducono la vista e fanno risplendere la natura. E ancora le Tentazioni di Sant’Antonio, splendido olio su tavola attribuito all’ambito di Jan Wellens de Cock in cui le mirabolanti invenzioni e diavolerie raffigurate sembrano ispirate al pannello centrale del trittico delle Delizie di Hieronymus Bosh.
Oltre all’interessante intervento sulla vivace Scena di mercato di ispirazione Brugheliana, sono da segnalare anche il restauro della Battaglia navale di Aert Anthonisz, opera di piccole dimensioni che illustra una furiosa battaglia i cui vascelli sono rappresentati con implacabile accuratezza, così come le folle di soldati a bordo e quello di Interno della chiesa di San Giacomo ad Anversa di Hendrick van Steenwyck il Giovane che ha riacquistato oltre alle tonalità cromatiche armonicamente giocate sui toni del giallo e rosa pallido anche gli effetti prospettici e l’attenta descrizione dei dettagli peculiare del pittore olandese.
Grazie all’intervento dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro vengono restituite per la prima volta al pubblico due pregiate tavole di Jan Provost, uno dei più significativi rappresentanti della Scuola di Bruges, raffiguranti San Gerolamo e San Giovanni Battista; si tratta con grande probabilità degli sportelli superiori di un Trittico, di cui non si hanno notizie della parte centrale, databili entro il primo decennio del Cinquecento.
Provengono invece dalla collezione Dalla Rosa Prati le sei tele con scene dalla Genesi di Jan Soens, una delle personalità artistiche più note e significative alla corte dei Farnese, in cui la descrizione di una natura lussureggiante è concepita secondo i caratteri del paesaggismo fiammingo.
Tra i dipinti fiamminghi di soggetto religioso giunti in Galleria dalla medesima collezione spiccano due dipinti dello stesso autore: la bella Santa Cecilia di Denys Calvaert, pittore originario di Anversa che nel 1562 giunge in Italia e si stabilisce a Bologna e la Deposizione, che entra in Galleria nel 1851 con l’acquisto della collezione Dalla Rosa-Prati promossa dalla duchessa Maria Luigia.
La sala comprende anche il ritratto del governatore delle Fiandre Alessandro Farnese eseguito nel 1557 da Anthonis Mor.
Il percorso espositivo prosegue al secondo piano nella sezione “Arte a Parma 1500-1600”che testimonia la presenza di ulteriori personalità e di nuovi influssi, in particolare fiamminghi, dovuti anche alla circolazione di stampe e incisioni provenienti dal nord, in aggiunta alla pittura del primo Cinquecento parmense in cui primeggiano Correggio e Parmigianino. Tra questi emergono, in particolare, Giorgio Gandini del Grano, autore ancora poco noto e dal linguaggio stilistico molto originale, Orazio Samacchini e Giovan Battista Trotti.
Un omaggio all’arte di Parmigianino, ma carica di nuovi accenti, si coglie anche nei frammenti di affresco di Jacopo Zanguidi, detto il Bertoja, provenienti dal Palazzo del Giardino destinato da Ottavio a ospitare gli ozi e i divertimenti della corte, la cui costruzione era iniziata nel 1561.
Nella decorazione del piano nobile favole e soggetti amorosi tratti dai poemi cavallereschi di Boiardo e Ariosto si susseguono sulle pareti in una narrazione continua, dai caratteri suadenti, ricca di invenzioni fantastiche e di eleganze formali parmigianinesche, cui si intrecciano con le esperienze desunte dal realismo magico della pittura germanica e fiamminga dei pittori venuti dal nord, la cui presenza significativa in città era dovuta anche ai rapporti della corte con le Fiandre e in particolare di Margherita d’Austria, divenuta dal 1559 governatrice dei Paesi Bassi.