Nella serata di Venerdì 3 giugno la storica kermesse di arte contemporanea cittadina Quadrilegio ha aperto i suoi spazi privati al pubblico per la sua undicesima edizione.
Quattro linguaggi differenti più uno per contaminare il quartiere del centro storico di proposte artistiche diffuse e condivise che, ancora una volta, confermano l’interesse per una cultura contaminante e inclusiva nelle vie della città, negli occhi di tutti.
Allo Spazio Manfredi lo sguardo al femminile di Carolina Cairo che sceglie la forza dell’impatto visivo, l’immagine che cattura e trascina nel significato attraverso la voce del colore, in una spirale di profonda e inesorabile cura dei dettagli che dall’anima dell’artista arriva nei particolari dell’opera.
Il trittico Venus, infatti, mette a nudo le fragilità e le paure dell’interprete che si sublimano e si trasformano in potente energia con una dialettica cromatica quasi alchemica che trionfa al centro come una risposta scoperta e desiderata.
Ad affiancare ed esaltare l’opera di Carolina Cairo in serata si è svolta la performance di Camilla Grandolfo, danzatrice di danza contemporanea con letture di Francesca Chiara Parisi.
Da Maura Ferrari il dialogo è ancora femminile con i toni discreti ed evocativi della poesia per immagini di Alessandra Caló artista reggiana che attraverso la fotografia ripercorre schegge di storie e di memoria che vivono e rivivono nell’attualità assomigliando a qualcosa di eterno che ne interpreta l’essenza.
Pratica dominante nel suo lavoro è il recupero e la reinterpretazione di materiali d’’archivio attraverso i quali non intende attuare una rievocazione nostalgica del passato ma proporre una nuova visione della realtà alla quale si arriva solo con la consapevolezza delle radici di partenza.
Luoghi che mutano insieme all’umanità, si trasformano in un viaggio infinito di tempo e tempi.
Alla Galleria Alphacentauri Marina Burani propone la ricerca di nuovi linguaggi con le installazioni di Arkadiusz Marcinkowski, artista polacco che si occupa di grafica digitale, videoarte, grafica, pittura e attività spaziali in dialogo con Andreas Guskos che utilizza la matematica e i frattali come espressione della natura e dell’arte.
Un’immersione visiva e sonora che annulla tempo e spazio in una sospensione momentanea ma ripetibile e riproducibile.
“Nella mia attività artistica e progettuale mi riferisco alla filosofia naturale, alla ricerca di modi per visualizzare e sonificare fenomeni che non sono direttamente disponibili alla nostra percezione. Credo che la natura sia connessa con le informazioni su ciascuno dei suoi strati, a partire dalla matematica che esiste al di là del tempo e dello spazio fisico, passando per la fisica, i geni, i meme fino all’arte e alla tecnologia.
Gran parte del mondo esiste al di là della materia. Uno di questi domini è la matematica. Gli oggetti matematici come i frattali esistono principalmente oltre lo spazio fisico.” dice l’artista.
E la materia riprende poi corpo nello Studio Scapinelli dove una accurata selezioni di artisti (Brunivo Buttarelli, Danilo Cassano, Claudio Barabaschi, Gaetano Barbone e Stefano Polastri)
presentano opere materiche di grande potenza visiva che sembrano dialogare con la leggerezza espressiva a tratti mistica di Giovanna Scapinelli che racconta anime in continua ricerca con il tocco impeccabile del suo linguaggio delicatamente potente.
E ancora materia che si distrugge e si trasforma nell’eterna dualità tra apparire e essere nello Spazio BLL di Giulio Belletti dove le imponenti opere di Vitaliano Marchetto contrappongono il peso del cemento e la forza del ferro alla provvisorietà del tempo che ne corrode il senso in una continua lotta tra l’essere più profondo e l’apparenza più fragile.
L’artista segue la materia fino a darle vita per poi scalfirne l’immagine coi colpi del tempo per permetterle di rivivere in altro, oltre il gesto che “permette al creatore di fermare il tempo, anche solo per un istante, e di ricomporlo nello sguardo e nel silenzio del guerriero”. Nella momentanea illusione dell’ imperfezione della bellezza.