Interrogarsi sul Teatro di domani, in un momento storico caratterizzato dall’incertezza e dal timore, può sembrare un’impresa non dissimile dallo slancio di Don Chisciotte contro i mulini a vento.
Non abbiamo molti precedenti per ipotizzare un futuro plausibile. Gli esempi offerti dalla Storia, quali guerre ed epidemie del passato, non sono sufficienti, oggi, per immaginare una nuova strada da percorrere. Assumere ciò che sta accadendo come materia da rielaborare artisticamente potrà attuarsi a patto che si espanda il campo: occorre fuggire e sfuggire dalle circostanze attuali, non per superficialità, ma per assumere profondamente un modo che ci porti altrove, senza enfatizzare l’evidenza del presente.
In questo tempo faticoso e balordo, la condizione dell’attore comporta un rischio e una responsabilità maggiore, ma porta con sé anche un privilegio: la sua arte gli consente una possibilità di sperimentazione della relazione umana in una fase storica in cui la salvaguardia dell’individuo la limita fortemente, fino quasi a negarla. Questo garantisce un effetto catartico su noi che lo osserviamo, in virtù del quale riaffermiamo l’irrinunciabilità del vivere sociale dell’uomo. È un diritto per gli spettatori che, abbandonando la paura, provano a vivere più intensamente, si regalano un “qui e altrove” che può rigenerarsi e rigenerare.
Ed è con questo spirito che Fondazione Teatro Due si accinge a presentare la prosecuzione della propria attività in Arena Shakespeare, spazio unico in Italia, che nei mesi di giugno e luglio presenterà danza, teatro ed esplorazioni letterarie con ospiti italiani ed internazionali.
Le attività di Fondazione Teatro Due sono realizzate con il sostegno istituzionale del Ministero della Cultura, del Comune di Parma,della Regione Emilia-Romagna e di Fondazione Monteparma. Il progetto presentato in Arena Shakespeare si avvale della collaborazione di Reggio Parma Festival.
Se, come dice il coreografo ungherese Josef Nadj, la danza è nata insieme all’umanità, tornare alla fonte della danza e del movimento può equivalere col recuperare l’origine dell’universo, la ricerca di quelle radici forti e ancestrali di cui abbiamo tanto bisogno per restare saldi mentre tutto vacilla. La danza è un invito a tenere svegli i nostri sensi, un profondo richiamo di libertà, un inno alla vita che troviamo in Folia di Mourad Merzouki e in Omma dello stesso Nadj.
È un vortice di stupore e di incanto quello che realizza il coreografo Merzouki nei suoi spettacoli, un crescendo di emozioni che prende vita dall’energia incontenibile di una compagnia di straordinario talento. Dall’inaspettato incrocio tra hip-hop e musica barocca, tra la tarantella italiana e l’elettronica, tra il balletto classico e i movimenti dei dervisci rotanti, nasce l’insolito e affascinante mosaico di Folia; un viaggio dal Sud dell’Italia al Nuovo Mondo in cui i 12 danzatori della compagnia Käfig si muovono insieme a 6 musicisti e un soprano dell’ensemble barocco Le Concert de l’Hostel Dieu guidato da Franck-Emmanuel Comte, tra le note di Vivaldi e i suoni elettronici creati da Grégoire Durrande (29 giugno).
Omma, che Nadj ha presentato nell’estate 2021 alla Biennale di Venezia, è un sunto del credo del coreografo: la fortissima fisicità impressa dagli otto danzatori africani, provenienti da più aree del continente, esprime un movimento senza tempo, che mantiene un voluto e inconscio significato rituale, pur con grande rigore scenico ed eleganza. In questa proposta minimalista, incentrata sull’essenza dell’essere umano, movimento, voce, ritmo, respiro, musicalità riempiono il palco di potenza. Ciascuno dispiega storie e immaginazioni che si intersecano, convivono, si sfregano l’una contro l’altra, si scontrano, come gli atomi che formano la materia e il cui incontro ha creato il mondo che conosciamo (23 giugno).
Un universo spesso incomprensibile che mette l’umanità di fronte al mistero, ed è proprio una stralunata rappresentazione dell’Uomo alle prese con il puro Assurdo, il vorticoso, provocatorio e debordante Fratto_X, della coppia Rezza Mastrella, binomio artistico inimitabile nel panorama teatrale contemporaneo insignito del Leone d’oro alla carriera per il Teatro alla Biennale di Venezia 2018.
In Arena Shakespeare gli spettatori avranno l’occasione di vedere uno degli spettacoli più iconici di questa coppia di “poeti dell’assurdo” (18 luglio).
L’Arena Shakespeare si presenta anche come importante Agorà, uno spazio in cui interrogare i classici dell’antichità, scritture risalenti a diversi secoli prima di Cristo, che ancora una volta risuonano chiari e forti alle orecchie di un cittadino del terzo millennio. Questo è il caso de Le Supplici di Euripide con la regia di Serena Sinigaglia a dirigere Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar PérezAspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin.
Il crollo dei valori dell’umanesimo, il prevalere della forza, dell’ambiguità più feroce, il trionfo del narcisismo e della pochezza emergono da Le Supplici per ritrovarsi intatti tra le pieghe dei giorni stranianti e strazianti che stiamo vivendo. Sette madri, sette attrici per un rito funebre che si trasforma in un rito di memoria attiva. Il discorso tanto caro a Euripide, che parla di pacifismo e amore tra i popoli, di dolore e di pietà di queste madri che hanno perso i figli, di un intero paese che ha perso i propri eroi, si intreccia con un sottile ragionamento politico, capace di rendere questa tragedia un unicum per l’antichità (14 luglio).
“La mitologia è un collante della comunità, un modo di perpetuarne i valori attraverso la narrazione”, afferma Paolo Rumiz che presenta il reading Canto per Europa che richiama il mito della fondazione del nostro continente, le sue origini, i suoi valori e le sue lacerazioni. Un grande narratore, giornalista e viaggiatore, che da sempre esprime la nostra necessità di essere cittadini del mondo racconta un viaggio epico insieme agli attori Lara Komar e Giorgio Monte, con intermezzi musicali: quattro moderni argonauti e una profuga siriana ridanno vita al mito che ha fondato l’Europa (8 luglio).
Ad aprire l’attività di Arena Shakespeare sarà un’affascinante esplorazione letteraria, condotta dallo scrittore Paolo Nori attraverso l’incredibile vita Di Fëdor M. Dostoevskij, nella lectio Sanguina Ancora (13 giugno).
Il Gran Finale de L’Arcipelago dei Suoni, con gli Attori dell’Ensemble di Teatro Due e i professori d’Orchestra de La Toscanini, concluderà il percorso a tappe alla scoperta degli strumenti musicali destinato a grandi e piccoli realizzato da Fondazione Teatro Due e da La Toscanini (25 giugno).
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Informazioni e biglietteria: [email protected] – tel: 0521.230242 – www.teatrodue.org
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