L’APE Parma Museo annuncia l’apertura, sabato 2 aprile, della mostra “IO TU IO – Renato Vernizzi e Luca Vernizzi: un secolo di ritratti”.
Un dialogo intergenerazionale tra due artisti, padre e figlio, in punta di pennello.
In mostra, numerosi ritratti di personaggi illustri: accanto ai parmigiani Arturo Toscanini, Giorgio Torelli e Baldassarre Molossi, anche Giulietta Masina, Mariuccia Mandelli (Krizia), Giovanni Testori, Giuseppe Sgarbi, Umberto Veronesi, Paolo Crepet e Mario Andreose.
Con la mostra “IO TU IO. Renato Vernizzi e Luca Vernizzi: un secolo di ritratti” che inaugurerà al pubblico il 2 aprile presso APE Parma Museo (Strada Farini, 32/a), Fondazione Monteparma prosegue nella sua attività di riscoperta e valorizzazione del patrimonio artistico locale presentando, in una sorta di dialogo intergenerazionale che attraversa tutto il Novecento fino ai giorni nostri, i ritratti dell’illustre pittore di origini parmigiane Renato Vernizzi accanto a quelli del figlio Luca, artista affermato che ha saputo crescere nel solco familiare mantenendo sempre una forte originalità espressiva.
“Riscoprire e valorizzare il patrimonio culturale locale grazie al confronto inedito tra artisti e al dialogo creativo tra molteplici discipline e forme di sapere rappresenta per Fondazione Monteparma una sfida sempre avvincente e appagante che, in questa occasione, si concretizza in una mostra che saprà sorprendere i visitatori per l’intensità che caratterizza la pittura di Renato Vernizzi e Luca Vernizzi e anche per la presenza nei loro ritratti di numerose personalità del panorama intellettuale italiano”, dichiara il Presidente di Fondazione Monteparma Mario Bonati.
Protagonisti di questa esposizione, curata da Angelo Crespi e Carla Dini, sono infatti, insieme ai due pittori, i volti che popolano le loro opere. Oltre ai componenti della famiglia, sono tanti i personaggi noti del mondo culturale, artistico e scientifico, alcuni dei quali fortemente legati a Parma, che rendono questa proposta particolarmente accattivante: Arturo Toscanini, Giorgio Torelli, Baldassarre Molossi, Giulietta Masina, Mariuccia Mandelli (Krizia), Giovanni Testori, Giuseppe Sgarbi, Umberto Veronesi, Paolo Crepet e Mario Andreose sono solo alcuni dei nomi celebri presenti in mostra.
Il percorso espositivo, composto da un centinaio di opere, provenienti dalla raccolta d’arte di Fondazione Monteparma e da collezionisti privati, consente infatti di ricostruire i momenti salienti della produzione di Renato e Luca Vernizzi, presentando i lavori dei due pittori lungo percorsi autonomi ma anche in una interessante sezione dedicata ai raffronti, alla scoperta delle assonanze e delle divergenze che caratterizzano la loro ricerca.
Renato Vernizzi (1904-1972) ha iniziato a dipingere nella temperie del cosiddetto “ritorno all’ordine” e, nei primi anni di apprendistato, si avvicina alle nuove estetiche di Novecento, il movimento ideato da Margherita Sarfatti, che ben esemplifica in un quadro di assoluta compostezza come Donna che legge (1928). Trasferitosi da Parma a Milano, a metà degli anni Trenta, Vernizzi si rivolge con interesse ai dettami più impressionistici e luminosi del chiarismo lombardo. Più avanti, Renato, in un percorso assolutamente personale e antitetico rispetto alle forzature ideologiche dell’epoca, si concentra su una pittura che guarda – con la capacità introspettiva che lo ha sempre caratterizzato – tanto ai grandi ritrattisti cinquecenteschi quanto alle successive proposte di Manet, Boldini, Casorati e Sironi. Oltre ai ritratti di personaggi noti, spicca in Vernizzi la ricca produzione di ritratti familiari nei quali si sublima il suo stile pittorico: atti di devozione verso le persone a lui più care, per i quali predilige ritratti puri, veri e propri sguardi d’amore intrisi di sottile lirismo. Ne sono emblematiche espressioni il Ritratto di mia moglie (1953), Ritratto di mio padre (1957), Isabella in costume (1954) o il Ritratto di Luca di spalle alla finestra (1956) in cui lo sguardo e il taglio degli occhi lo rendono, a settant’anni di distanza, ancora immediatamente riconoscibile. Renato Vernizzi ha sempre preso le distanze dalle sovrastrutture e dagli eccessi intellettualistici di alcune correnti del suo tempo per restituire centralità alla pittura e al “saper fare” dell’artista. La sua visione del lavoro pittorico è ben riassunta nella dichiarazione rilasciata a Natalia Aspesi nel 1959 per la rivista “Candido”: <<Che cosa vuole che le racconti? Sto con mia moglie e i miei due ragazzi, lavoro e basta. Non mi è mai capitato niente di speciale. Non ho mai firmato manifesti. Non ho mai seguito le correnti pittoriche. I miei amici non hanno niente a che fare con la pittura. Tiro di scherma. Non mi chieda di descriverle la mia pittura, perché non saprei cosa dire. Io dipingo e basta >>.
Luca Vernizzi (1941) fin da giovane sviluppa una propria originale cifra stilistica, mai in contrapposizione con quella del padre ma neppure in pedissequa continuità con lui, attraversando tutta l’arte italiana dagli anni Sessanta in poi da figurativo.
Durante la sua lunga carriera, ha dipinto, al pari del padre, con uno stile spesso fuori dalle mode: coraggiosamente in antitesi alle derive minimaliste, poveriste e concettuali, si è indirizzato verso la progressiva rarefazione di ogni sovrastruttura, verso l’eliminazione di tutto ciò che non fosse essenziale alla rappresentazione, arrivando a proporre opere in cui i soggetti – persone o cose – si accampano solitari sulla tela bianca. Al riguardo Angelo Crespi, usando un’espressione coniata dal critico d’arte Roberto Longhi, osserva che << Luca appartiene alla schiatta di figurativi dello “stile lineare” che esprimono tutta la realtà visiva sotto specie di linea e di contorno […] Il colore, per lui, non ha nessun compito volumetrico e, anche nella fase più espressionista, esso è solo esornativo rispetto alla traccia dei contorni >>. Questa tendenza alla “rarefazione” e alla “sottrazione” si trova appunto in molti dei suoi ritratti nei quali la persona raffigurata si staglia dal fondale che, via via negli anni, si è fatto sempre più privo di altri elementi, finendo per coincidere con la semplice tela preparata. Questo, in parte, è anche dovuto al fatto che il pittore lavora sempre con il modello dal vivo: la sua rapidità d’esecuzione non gli nega però la grande capacità di cogliere il carattere delle persone, la loro essenza, il loro status. Diverse sono le opere di Luca Vernizzi che, oltre ai ritratti delle celebrità già citate, incuriosiranno i visitatori: Ritratto della nonna materna (1976), Ritratto di Luciana Savignano (1984), Valentina Cortese (1990), Pietro e Marianna Codispoti (2007), Ritratto di Mario Andreose (2019), e infine alcuni suoi autoritratti.
In vendita nel bookshop di APE Parma Museo e online (www.mupeditore.it), il catalogo della mostra, edito da Monte Università Parma, presenta un’ampia sezione iconografica accompagnata da un saggio critico a cura di Angelo Crespi e una riflessione di Carla Dini sull’arte del ritratto ai quali si aggiungono una memoria di Renato Vernizzi da parte di Stefano Spagnoli, che è stato suo allievo, e alcune interessanti notazioni di Luca Vernizzi scaturite dallo scambio artistico con il padre.
La mostra sarà aperta fino al 31 luglio, dal martedì alla domenica dalle ore 10.30 alle ore 17.30.
La prenotazione è necessaria solo per gruppi superiori alle 8 persone. Per informazioni e prenotazioni tel. 0521 2034 oppure email: [email protected]. Informazioni anche sul sito: www.apeparmamuseo.it.